mercoledì 18 aprile 2018

Blog Tour "La Carovana dei Dannati" - Intervista ad Antonio Nunziante


Buongiorno a tutti amici lettori!
Anche oggi continua il bellissimo Blog Tour della Carovana dei Dannati che porta con se due raccolte di racconti horror scritti da Antonio Nunziante, Sussurri e Trick or Treat.

Io per voi ho fatto un' intervista al nostro Dottor Notte, e scopriamo insieme chi è questo scrittore dell'horror!





Chi è Antonio Nunziante? Perchè ti definisci Dottor Notte?

Antonio Nunziante è un amante dei rettili e dei corvidi che prova a scrivere racconti in cui muoiono inevitabilmente un sacco di persone e che non tiene particolarmente a parlare di sé. 

Il dottor Notte è un amante dei rettili e dei corvidi che tiene a parlare dei suoi racconti e delle sue storie. L'idea del dottor notte è molto più leggera di quanto non sembri in realtà. È un po' come quando un chitarrista dilettante riesce a mettere insieme quattro accordi giusti davanti agli amici e ironicamente si definisce il nuovo Hendrix.


Cosa ti ha ispirato a diventare una scrittore?

Niente di così ispirato, in verità. Avevo una storia che mi frullava nella testa, un quaderno e la sedia di un vagone della metropolitana bloccata sotto una galleria per due ore buone mentre ritornavo a casa da lavoro. Ho cominciato a buttare giù qualcosina nel frattempo che il treno ripartisse, tra bestemmie e puzza di ascelle. Prima di rendermene conto avevo riempito mezzo quaderno con una bozza del racconto che in seguito sarebbe diventato “Elephant Hill”, presentato per la prima volta in “Sussurri”. La cosa mi aveva eccitato abbastanza da pensare che non sarebbe stato affatto male rifarlo altre due, trecento volte.


Come ti senti quando scrivi un libro?

È un po' come quando un bambino prende la trapunta del letto matrimoniale dei genitori, la appoggia su quattro sedie e ci costruisce il suo fortino. Uno spazio capace di spegnere l'ambiente circostante. La cosa fantastica è che nessuno mi sgrida e che non devo smontare tutto una volta che ho finito di “creare le cose”.


È facile farsi venire le idee? 

È molto più difficile rinunciare alle idee. Soprattutto a quelle che ad ogni costo vorrebbero diventare pagine, ma che sei convinto che non funzionerebbero... in genere, però, a furia di rivoltarle, diventano quelle che ti danno più soddisfazione. “Il mentecatto” della raccolta Trick or treat è un esempio perfetto: un vecchietto seduto fuori ad un bar sosteneva che “senza l'uccello l'uomo non perderebbe tempo a fare la guerra e dimostrare di avercelo più grosso degli altri”. La frase mi è rimasta per giorni nella testa, ed ho dovuto lavorarci parecchio, prima di creare un contorno che potesse funzionare. 


Hai mai avuto il blocco dello scrittore?

No, ma credo di aver prodotto ancora troppo poco per poter avere un vero “blocco”. Sono nel periodo in cui tutto scorre facile, senza il timore di diventare ripetitivo non avendo precedenti, e questo è un bel vantaggio al momento.


Scrivi a mano o al computer? 

In genere scrivo al computer, tenendo sottomano il block notes per gli appunti da ricordare in seguito, ma a volte capita che dagli appunti vengano fuori interi capitoli se viaggio con i mezzi pubblici e mi tocca rimanere fuori casa per lungo tempo.


Quali sono gli ingredienti che servono in una storia?

Non so se possa essere ritenuto un “ingrediente”, ma ne faccio un punto d'onore: non prendere per i fondelli chi legge. Non cambierei una virgola delle mie storie per adattarle a quello che le persone vorrebbero leggere. Vedo spesso nascere delle storie che catturano il pubblico, e dopo qualche mese un'intera schiera di libri viene prodotta su quella falsariga, scimmiottandola quasi sempre con scarsi risultati. Per farla breve: non riuscirei ad intavolare una guerra tra licantropi e vampiri per il semplice motivo che “so che la potrei vendere bene”. È la cosa che più detesto, insieme ai libri d'amore scritti senza amore, i manuali su “come vivere felice” e “come pubblicare il tuo bestseller”.


Quando cominci a scrivere una storia sai già quello che dovrà succedere?

Assolutamente no. Ho provato poche volte a creare schemi, con risultati peggio che nefasti. Alla fine, se so già quello che succede, sono il primo a stufarmi di quello che scrivo. Con questo non nego che esista una matrice principale che regge l'intera storia, ma è qualcosa che la parte “logica e pratica” della mia mente non conosce o non capisce, e mi va più che bene. È bello rileggere un passaggio dimenticato e pensare “ma l'ho fatto io, questo?”


Quanto di te c'è nei tuoi personaggi? 

In genere più cerco di discostarmi dai miei personaggi più finiscono per assomigliarmi senza che me ne accorga, e quando (se) me ne rendo conto, ormai la parola fine è stata scritta da un bel po'.


Cosa ami del genere horror?

Il parlare delle cose che “non si vogliono dire”. Crescendo si diventa maestri della conversazione “pulita”, ed abbiamo un database vasto a cui attingere per non rimanere in silenzio e dare agli altri il tempo di pensare a qualche domanda troppo scomoda. E c'è una domanda scomoda per tutti. A me piace essere il bimbo che dice “devo fare cacca” durante il pranzo di Natale, davanti ai parenti che addentano il primo boccone di lasagne.


Quali difficoltà hai dovuto affrontare (se ne hai avute) per pubblicare il tuo primo libro?

L'unica difficoltà è stata quella di interfacciarmi con Amazon che all'epoca aveva qualche problema nella ricezione del file. Ma avrei potuto averne tanti di grattacapi dal lato “grafico”. Devo ammettere che riuscire a creare da solo la grafica della copertina è stata una fortuna non da poco. Trasmettere le mie idee sull'illustrazione ad un disegnatore non avrebbe portato lo stesso risultato (forse migliore, forse no, ma di certo non quello) anche perché la copertina, così come i racconti, è stata creata senza una direttiva precisa.


Parlando dei tuoi scritti, Sussurri è composto da 6 racconti, mentre Trick or Treat da 12, hai mai pensato di scrivere un libro per intero?

Scrivere un libro per intero è stato la base sulla quale poggiavo il mio esordio nel mondo della letteratura... non era poi una base così solida, se sono seguite non una ma due raccolte di racconti. Ma a questo rimedierò molto presto.


Stai già scrivendo qualcosa?

Più passa il tempo più mi rendo conto che scrivere è un meccanismo che si attiva senza che chi lo ha messo in moto sappia poi come andare a bloccarlo. Ho cominciato da un po' un romanzo, e chi ha già letto le mie raccolte potrebbe trovare dei “volti noti” tra le sue pagine... Whitecastle e Carivan, i paesi in cui i miei personaggi fanno “le loro cose” prima che mi venga in mente di metterli in situazioni strane, saranno il teatro di una (o forse due) storia in cui il sangue la fa da padrone incontrastato. Questo non vuol dire che chi non ha letto i racconti non ci capirà un tubo. Ogni storia è isolata dall'altra.


Hai un messaggio per i tuoi lettori?

Vi prego di lasciar stare questi racconti e i romanzi che verranno, se vi da fastidio trovare in un libro qualche parolaccia. Proprio non ce la faccio a far dire ad un marito cornuto “sappi che sono molto deluso dal tuo comportamento, cara.”


4 commenti:

  1. Intervista interessante. Le storie horror mi piacciono.

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  2. anche a me piace il genere, anche se non ne leggo tanti. Simpatico questo scrittore XD

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  3. Avevo già letto in anteprima quest'intervista ma vederla pubblicata è ancora più bello e accattivante *-*
    Ottimo lavoro!

    - La Tana dei libri sconosciuti

    RispondiElimina

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