domenica 20 marzo 2022

Concorso letterario: In mille parole #19 - Tema: "Il mare oggi era così calmo che... [INCIPIT]"... il vincitore è.... .

Buongiorno a tutti! Eccomi con una nuova edizione del Concorso letterario: In mille parole!
Iniziamo con una carica in più e anche qualche autore nuovo che ha voluto cimentarsi e mettersi in gioco scrivendo racconti di 1000 parole secondo un tema prestabilito.

Tutto è iniziato il 24 Ottobre 2019, quando è partito il concorso letterario, indirizzato a tutti gli autori che avevano voglia di mettersi alla prova e che erano pronti a cogliere ogni occasione per scrivere e farsi leggere. Alex Astrid del blog "Vuoi conoscere un casino" ha deciso infatti di organizzare un concorso per racconti brevi a tema, al quale possono partecipare autori emergenti e scrittori dilettanti. Alex e io siamo le organizzatrici e giudici, con l'aiuto di altri 4.
Se volete saperne di più leggete fino in fondo dove troverete anche il link per sapere come funziona, perché il concorso è ancora in atto e ogni due mesi ci sarà un tema differente.
Il tema di questo mese è stato

"Il mare oggi era così calmo che... [INCIPIT]"

ed ecco la classifica con i primi tre!

1. "L’infinito dentro" di Alessandro Gnani
...
2. "
Mio nonno viene dal mare" di Alex Isa Rigoni
e
"Talassofobia" di Anna Maria Scampone
...
3. "Ricordi" di Giorgia Lucca


Il racconto vincitore 

 "L'infinito dentro" di Alessandro Gnani

Il mare oggi era così calmo che pareva coperto d’olio. Dicevi sempre così quando tornavi dalla spiaggia. Il cavalletto a tracolla. Non avevi combinato nulla, ma sorridevi. La tela bianca sottobraccio parlava una lingua muta alle mie orecchie, mentre ascoltavo il tuo sorriso. Qua da noi il mare è di poca acqua e troppa sabbia. Sabbia bianca. Così tanta che ci puoi camminare per infiniti metri senza bagnarti l’ombelico. Non l’ho mai fatto. Le ruote di Bianchina non sono tanto amiche della sabbia. Dicono che s’infoppano e ci muoiono dentro. Morire dentro la sabbia è peggio che morire dentro l’acqua, dicevi, dentro la sabbia muori chiuso come gli insetti, mica sei parte dell’infinito. La storia dell’infinito non l’ho mai capita bene. Ma chi ero io per smentirti. Chi ero, da sempre costretta nel piccolo di Bianchina. Tornavi dalla spiaggia e mi spingevi sulla passarella. Le ruote di Bianchina scivolavano leggere sulle tavole di legno scuro. L’infinito ce l’avevo dietro di me ed ero felice. Tu volevi avercelo dentro. Ma chi ero io per rivelarti che t’illudevi. Lo so, meglio sognare tutta la vita che morire da insetti. Io voglio una vita tutta azzurra, dicevi, l’infinito ha il colore dell’azzurro. Ti chinavi un po’, come a ricordarmi la mia seduta su Bianchina. Quanto odiavo il tuo abbassarti al mio livello. E puntavi il dito laggiù. L’infinito è l’assenza di orizzonte, dicevi, quando mare e cielo si incontrano in un tutt’uno d’azzurro. Da principio hai tentato di fissare l’infinito da questa sabbia bianca. Montavi il cavalletto e vi poggiavi la tela. Il pennello, in mano per ore, non toccava mai. Tesoro mio, anche oggi non sono riuscito a cogliere l’infinito, dicevi, andiamo che s’è fatto tardi. Cento metri di passarella e già eravamo sulla veranda di casa. Avrei potuto vederti anche da qui, ma amavo starti più vicino possibile. Non te l’ho mai detto, ma l’ultima tavola della passarella è sempre stata la mia preferita, quasi una seconda casa, solo di me e di Bianchina. Il tuo mare di poca acqua t’ha portato via. Tu neghi, dici che è stato l’infinito, che meglio sempre morire dentro l’acqua. Ancora oggi questa storia non la capisco bene, ma non importa, non preoccuparti, il mio limite non deve essere il tuo. Così hai iniziato ad andare più e più avanti per la sabbia. A mala pena riuscivo a scorgerti, laggiù dentro il mare piatto come olio. Devo essere dentro l’infinito se voglio riuscire a rappresentarlo, dicevi. Per giorni lunghi di bonaccia rimanevi un puntino nero, troppo piccolo per sopravvivere al tuo falso infinito. T’aspettavamo, io e Bianchina, e tu tornavi sempre. La tela sottobraccio la vedevo ancora bianca, ma non smettevi di sorridermi. Anche oggi non sono riuscito, tesoro, continuavo a vedere la riga divisoria dell’orizzonte. Quella riga ha diviso noi. Ma non ci badavo, non preoccuparti, il tuo sorriso era il mio infinito. Il mare oggi è così calmo che pare volerti restituire da un momento all’altro. Come sempre lo guardo dall’ultima tavola della passarella. Da anni rincaso con Bianchina e non ci sei più tu a portarci sulla veranda. Ma non importa, non preoccuparti, il tuo infinito lo porterò sempre dentro.

Bio vincitore

Ho 49 anni e scrivo per hobby (anche se ultimamente molto meno). Mi piace spaziare tra generi vari e sperimentare. Ho scritto – o almeno ci ho provato – un giallo (ll processo Siberia), un romanzo di narrativa generale (La vita semplice) e un romanzo distopico (Il mare di Wuh). Qualche racconto è ancora chiuso nella memoria di questo pc. Chissà che prima o poi non trovi la porta d’uscita.

Il racconto che ho preferito

 "Mio nonno viene dal mare" di Alex Rigoni

Il mare oggi era così calmo che Sergio sarebbe rimasto ore immobile a fissarlo. Amava il mare calmo di notte. Non gli piaceva troppo dover andare a casa di suo nonno per vedere il mare. Intendiamoci, Sergio amava molto suo nonno. Il punto era che suo nonno gli aveva sempre raccontato moltissime storie inverosimili sulla sua giovinezza. La storia più ricorrente era quella secondo la quale lui viveva in una città in fondo al mare. A un bambino piace sentire storie assurde e fantasiose, ma Sergio ormai aveva 14 anni. Era un ragazzo magro, con gli occhiali e i capelli neri. A scuola era il migliore in scienze. Il suo sogno era diventare un uomo di scienza. Amava la razionalità e gli piaceva trovare sempre una spiegazione logica a tutto. Questo suo atteggiamento, gli rendeva davvero difficile sopportare le storie del nonno senza ribattere sottolineando le inesattezze dei suoi racconti. Aveva resistito a lungo, in passato, ma aveva deciso che, qualora in questo suo soggiorno a casa del nonno si fosse presentata l’occasione, avrebbe usato tutta la diplomazia necessaria per spiegargli per quali ragioni non credeva a una sola parola delle sue storie. Il nonno non era pazzo, semplicemente aveva una grande fantasia, dote che una persona pratica e razionale come Sergio non poteva apprezzare. Inoltre, si sa, 14 anni è l’età della ribellione, no? L’età in cui si smette di ascoltare gli adulti in silenzio. Era lì fermo a fissare il mare, quando il nonno lo raggiunse a piedi. “E’ una notte bellissima, non è vero?” “Si” rispose Sergio fissando il mare “questa notte c’è davvero una bella aria. Si sta benissimo.” “Ai miei tempi il mare era così diverso. Ti sarebbe piaciuto molto!” Sergio alzò gli occhi al cielo, sbuffando. “Per quale motivo sbuffi, ragazzo? “ “Nonno, senza offesa, mi racconti sempre le stesse storie, ma non sono credibili!” “Per quale ragione non sarebbero credibili?” “Nonno, suvvia, mi dispiace dirti questo, ma non credo più alle favole. A volte dici che il mare era diverso, altre volte che vivevi nel fondo del mare.” “Tu non mi ascolti ragazzo. Il mare era diverso ma non ho mai vissuto nel fondo del mare” “E allora che intendi dire quando dici che era diverso?” “Era diverso in molte cose. Era trasparente. Potevi vedere il fondo. Potevi vedere i pesci. Potevi nuotare e rifrescarti nella sua acqua.” Sergio alzò ancora gli occhi e sbuffò. “Nonno, non è possibile che ci fossero dei pesci nel mare. Il mare è troppo acido. Nessuna forma di vita può sopravvivere a contatto con il mare più di un minuto. Quindi è impossibile farci il bagno e, soprattutto, che ci sia qualche fantomatica città nel fondale. Il solo modo per avere acqua per bere o lavarsi è usare i depuratori.” “Ti dico che una volta era così. Le cose sono cambiate.” “No, nonno. Le cose non cambiano così tanto nel giro di poco tempo.” “Ma che ne sai tu ragazzo? Ma che ti insegnano a scuola?” chiese il nonno scocciato. Sergio, vedendo che il nonno si stava irritando, cercò di essere più diplomatico. “Nonno, a scuola ci insegnano come funziona il mondo. E ci insegnano che è sempre stato così. Le cose che dici tu sono frutto di folklore e fantasia. Vedi, è come quando dici che ai tuoi tempi il mondo era pieno di animali e di uccelli che si aggiravano liberi di giorno e di notte.” “Certo. È proprio così!” disse il nonno. “Ma nonno, lo sai che non è possibile. Il sole è troppo forte perché qualcuno possa sopravvivere ai suoi raggi per più di qualche minuto. Per questo possiamo uscire solo di notte. Per non parlare dell’aria poi. L’aria è tossica. Possiamo respirare solo con le mascherine e per non più di un paio d’ore. Gli animali non indossano mascherine. E non esistono nemmeno tutti gli animali che dici tu. Esistono solo mucche, maiali, galline e conigli. E possono vivere solo chiusi nei capannoni di cemento con i filtri dell’aria, nel buio totale.” “Non è sempre stato così, ragazzo. Credimi, una volta non era così.” “Nonno, è sempre stato tutto così. Non dirmi che sostieni quella leggenda secondo la quale il mondo era pieno di alberi e acqua pulita e poi tutto è finito così per colpa dell’inquinamento? È falso. Come sarebbe possibile cambiare un intero pianeta in un modo simile soltanto inquinando? La temperatura media è di 45 gradi. Con questa temperatura e con questo sole, gli alberi in giro per il mondo sono pochissimi. Il solo modo per avere ossigeno è produrlo artificialmente, lo sai bene.” Il nonno scosse la testa: “Ah, dunque non credi che l’uomo possa aver provocato simili disastri?” “Ma assolutamente no, nonno. Il mondo è sempre stato semi desertico, con un’aria irrespirabile e un’acqua tossica. È proprio grazie a queste difficoltà che l’uomo ha saputo svilupparsi in armonia con il pianeta.” “Ah tu la chiami armonia? Ma se il luogo in cui sono nato è laggiù?” disse il nonno, indicando il mare. “Ah, nonno. Ancora con questa storia dell’innalzamento dei mari. Nonno, la quantità d’acqua nel mondo non può aumentare. Come potrebbe essere esistita una città di nome Mantova e poi essere affondata nel mare assieme a mezzo mondo? Per caso gli alieni hanno portato altra acqua? “ disse Sergio, facendo una battuta per alleggerire la tensione. “A Mantova non c’era il mare. Ora è sommersa. E qui a Trento non c’era il mare. Ora c’è la spiaggia. I mari si sono innalzati, come puoi non capirlo?” “Lascia perdere nonno. Le tue teorie non possono convincermi. Ora andiamo che le 2 ore stanno finendo e tra poco non respireremo più!” disse Sergio dirigendosi verso casa. Il nonno lo seguì. Era molto deluso. Ma era questo che insegnavano oggi: non c’era stato alcun disastro ambientale, nessun innalzamento nei mari, nessun buco nell’ozono. L’uomo aveva devastato il mondo e doveva nascondere tutto per la vergogna. Ma in fondo l’uomo è sempre stato bravo a dimenticare.

Temi passati


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1 commento:

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