lunedì 30 novembre 2020

Concorso letterario: In mille parole #12 - Tema: "La chiocciola"... il vincitore è....

Buongiorno a tutti! Il 24 Ottobre 2019 è partito un concorso letterario, indirizzato a tutti gli autori che avevano voglia di mettersi alla prova e che erano pronti a cogliere ogni occasione per scrivere e farsi leggere. Alex Astrid (piccola creatura ma con un pozzo di idee) del blog "Vuoi conoscere un casino" ha deciso infatti di organizzare un concorso per racconti brevi a tema, al quale possono partecipare autori emergenti e scrittori dilettanti. Io, Alex e Francesca del blog Libri, libretti e libracci siamo i giudici! Se volete saperne di più leggete fino in fondo dove troverete anche il link per sapere come funziona, perché il concorso è ancora in atto e ogni mese ci sarà un tema differente.
Il tema di questo mese è stato

"LA CHIOCCIOLA"

il vincitore è:

1. Adelaide Pellitteri, con "La chiocciola terrona"
2. Alessandro Ricci, con "L'eccezione"
3. Antonio Di Cesare, con "Mi ancoro, dunque esisto"


Il racconto

Quando scaricarono la stiva e sentì quell’orribile accento trasalì.
Possibile fosse finita là? Possibile che la confusione degli ultimi tempi, e l’assunzione di gente inesperta – giacché tutti gli esperti erano a letto con il Covid – l’avesse destinata a quella misera pezzuola di terra a mollo?
Le vocali aperte, il volume della voce alta da offendere le orecchie, lo sbatacchiamento dei sacchi, gli ordini e i contrordini tipici dei luoghi mal gestiti, la gettarono nello sconforto più totale.
Era una escargot Helix Pomatia, quanto di meglio potesse esistere per il palato di un intenditore, mica una theba pisana, una di quelle chicciolacce campagnole che infestano la Sicilia!
Era destinata a una fine nobile, o meglio a una fine tra i nobili, e non certo in un’osteria di basso rango.
L’attendevano a Londra a Buckingham Palace, sarebbe stato il suo ultimo viaggio, il coronamento di una vita.
Per l’ora di cena avrebbe ricevuto i complimenti della Regina; avrebbe sparso il suo profumo dal piatto bordato d’oro, e assaporandola, la regina, avrebbe chiuso gli occhi.
Orsù come poteva rinunciare a tutto questo?
Di lei si sarebbe parlato perfino in Parlamento, ne era certa.
Elisabetta avrebbe decantato le sue doti al primo Ministro.
Sì, c’era proprio da mettersi a strillare, da piangere, da…
Si vedeva già fumante fra trippa e sarde a beccafico: «Dio che orrore. Che fine, che fine, avrebbe fatto ben presto.»
Non si sbagliava. Quando vuotarono il sacco, ruzzolò fuori ritrovandosi in mezzo alla più misera delle terre, in una trattoria tra il mare azzurro e la campagna secca, gialla come la paglia.
Che postaccio!
Un incauto aiuto cuoco, per altro, la fece scivolare sotto il marmo della cucina e per poco non finì sotto il tacco del padrone.
Era atterrita.
Si guardava ancora intorno quando si sentì avvicinare da qualcuno. Voltandosi si trovò accanto la più disperata escargot sicula, disperata quantomeno nell’aspetto, nel senso che non reggeva il paragone con il suo guscio striato e lucidato alla perfezione, per il resto infatti era contenta come una pasqua.
«Heilà, benvenuta a Scopello – le disse l’intrusa – ti va di fare una passeggiata?» Si era sforzata di parlare in italiano, perché aveva capito che quell’altra era forestiera, ma per l’accento sguaiato, ahimè, non c’era stato proprio rimedio.
La francese ancora atterrita, e ora anche sconcertata dalla sonorità di quella voce, non sapeva cosa rispondere. Quella lì doveva essere una manigolda per rivolgersi a lei con tanta confidenza, ma per non rischiare di finire sotto lo stivale di un altro tizio appena entrato rispose: «Sì – poi aggiunse –, ma non si accorgeranno che siamo fuggiti?»
«Ma chi vuoi che se ne accorga, qui non vede niente nessuno.»
“Tanto, ormai, – pensava la straniera, cos’altro ho da perdere? Sono destinata a una brutta fine, non posso farci niente”. E la seguì.
La chiocciola terrona si inerpicava come una capra sulle rocce aride e spinose, mentre lei tutta rattrappita dalla paura la seguiva senza alzare gli occhi.
A un certo punto la sicula, che aveva osservato di sottecchi la forestiera trascinarsi moggia-moggia e a testa bassa le disse: «Adesso tira fuori le corna più che puoi e goditi questo panorama.»
La bella francese, alzata la testa, rimase di stucco, tanto azzurro tutto insieme non lo aveva visto mai!
Non si capiva dove finiva il cielo né dove cominciasse il mare, e l’aria era leggera e tiepida e sembrava perfino che una lumaca, o escargot che fosse, ci potesse nuotare dentro – perché è dagli occhi che passano le emozioni –; e allora le sembrava di volare, volare, volare, e sarebbe potuta arrivare anche in Inghilterra, ma… arrestò di colpo la sua fantasia che il piatto con il bordo d’oro, se ne rese conto, non valeva nemmeno la metà di cotanta beatitudine.


L'Autrice

Adelaide Pellitteri ha scritto una raccolta di racconti sulle donne: “Donne fino a epoca contraria" in cui sono presenti una una trentina di racconti. 


Titolo: Donne fino a epoca contraria
Genere: Narrativa contemporanea
Editore: L'Erudita
Data di uscita: 19 Settembre 2018

Il '68, l'avvento delle radio private, le donne in televisione, davanti e dietro lo schermo, il lavoro lontano da casa e dagli affetti, la crisi. Le protagoniste di queste storie attraversano i tempi riportandone i segni sul viso, mentre ballano sul cubo, si imboscano nelle balere per loschi affari o lottano per la propria emancipazione. Il senso di maternità sembra smarrito, difeso contro ogni decreto, e loro sono così attente a tutelarsi da diventare inavvertitamente carnefici, con il coltello dalla parte del manico, tuttavia senza mai riuscire a vincere davvero. Trentadue racconti che aspirano a essere letti come un romanzo, dagli anni Sessanta fino a un futuro lontanissimo, immaginario e delirante, dove lo Stato, spesso distratto, emana leggi a protezione delle proprie cittadine.

Se siete interessati QUI trovate le regole

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