Buon sabato a tutti! Oggi vi propongo la recensione di un testo che si adatta perfettamente con l'arrivo della bella stagione. Si parla di giardini giapponesi ma con essi il significato che ogni elemento, dalle pietre alle piante vengono posizionati per dare un significato al giardino stesso. Monica lo ha letto e ne è rimasta affascinata.
Titolo: Namiko e i giardini di Kyoto
Autore: Andreas Séché
Autore: Andreas Séché
Genere: Narrativa
Pagine: 156
Editore: Mondadori
Data di uscita: 15 febbraio 2022
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Pagine: 156
Editore: Mondadori
Data di uscita: 15 febbraio 2022
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Quando un giornalista tedesco di ventinove anni si reca in Giappone per un reportage sull'arte dei giardini, non può certo prevedere che questo viaggio cambierà la sua vita per sempre. Nel corso delle sue passeggiate nei giardini di Kyoto incontra infatti la misteriosa e sensibile studentessa Namiko, custode di un rapporto intimo con la natura, e ne rimane immediatamente affascinato. Ascoltandola ripercorrere l'arte millenaria che rende questi giardini spazi di meditazione e armonia, si rende conto che la donna sussurra e che il tono sommesso della sua voce regala alle parole un'intensità e un significato del tutto nuovi, in grado di toccare le corde più profonde dell'anima. Namiko sussurra non solo con le parole, ma anche con i gesti, lo sguardo e il tatto. Per il giornalista è solo il primo passo di un lungo viaggio, dentro una cultura celata nei caratteri della scrittura e nei tradizionali kúan che il protagonista inizierà a comprendere con l'aiuto del padre di Namiko. Finché una notte, seduto al fianco della giovane donna nel "giardino dei sospiri alla luna" ad ascoltare la melodia di un flauto tradizionale, si troverà a dover prendere una decisione difficile e da cui non potrà tornare indietro. Attraverso una storia d'amore unica e commovente che mette a confronto la mentalità occidentale con quella orientale, questo romanzo esplora l'eterno dilemma tra ragione e cuore, tra avere ed essere, trovando una risposta nella poesia.
Mi era stato detto che questa sarebbe stata una lettura leggera e veloce che mi avrebbe rinfrancata dopo le atrocità di cui mi ero trovata a leggere in precedenza. Ebbene per me non è stato così. Sono rimasta stupita, oggi, che questo testo sia composto di poco più di 150 pagine. Ci ho messo davvero tanto a leggerlo. Ma non perché sia di difficile lettura o di trama complessa, no. Forse perché l’aria che vi si respirava mi piaceva così tanto che non avrei più voluto uscirne.
La storia di Namiko si dipana con la stessa leggerezza con cui lei ha vissuto. Se dovessi tradurla con un’immagine, la prima che mi viene in mente è una foglia che, staccatasi dal ramo, rotola a terra sospinta dal vento in maniera silenziosa, sfiorando appena ciò che tocca... o sussurrando...
L’importanza del sussurrare che, come ben spiega Namiko:
“è come sottolineare, ma senza, appunto, sottolineare in quanto nel ritirare la voce … il peso si sposta dalla forma al contenuto attribuendo a ciò che si voleva dire il tocco discreto delle cose significative”.
Che la cultura giapponese sia ben lontana dalla nostra lo sapevo e questo libro mi ha permesso di approfondire questa conoscenza.
Mi sono piaciute tantissimo le spiegazioni che Namiko offriva degli ideogrammi, per esempio, le ho lette e rilette perché avrei voluto impararle a memoria. Così come avrei voluto riuscire a interpretare nel modo corretto i kúan che si incontravano. E non è per niente facile. Noi siamo troppo razionali e invece per riuscire a interpretarli è necessario leggerli col cuore.
Così come nel visitare un giardino noi vediamo piante, arbusti, fiori, lei ci insegna ad ascoltare, o leggere, le storie che il giardino ci racconta, quasi come se ci trovassimo in una “fiaba tramutatasi in pianta”.
Mi è capitato di visitare dei giardini importanti in Italia e le guide non mi hanno mai proposto questa interpretazione meravigliosa. Provate a pensare se di fronte ad un pino con un tronco dalla forma particolare la guida invece di dirvi la specie, l’età e altre caratteristiche biologiche della pianta vi invitasse a intravedere in essa la forma di una donna in attesa. E proseguisse dicendo:
“Io credo che la donna in attesa tragga speranza in un futuro insieme dal passato condiviso. Per questo riesce a resistere così a lungo. Sa che prima o poi arriverà, per tutto ciò che li unisce. Una magnifica dimostrazione di fiducia…”
Quanto più bella è questa descrizione e quanto bene può fare a chi la ascolta?
Ho trovato questo romanzo di una tenerezza incredibile e scritto con parole che toccano l’anima. Anche quando parla del dolore che si prova dopo la perdita della persona che si ama. L’autore lo fa rivendicando il diritto di provare dolore dopo l’addio. Non ci si deve vergognare di soffrire perché questa sofferenza dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio la propria capacità di amare.
Altro pregiudizio che viene sfatato è che invecchiare sia una cosa estremamente brutta. Cambiando prospettiva possiamo invece considerare l’invecchiamento come una perdita consapevole della carne esteriore al fine di rendere visibile l’essenza interiore.
Non è meraviglioso questo punto di vista? Non ci aiuterebbe ad accettare meglio il peso degli anni che passano?
Credo davvero che dovremo far nostra questa ricerca di verità interiore che va oltre la facciata visibile della vita. Sicuramente favorirebbe il nostro ingresso in una consapevolezza più profonda di chi siamo e del mondo in cui viviamo.
Ecco credo di aver trasformato in un mattone anche questo libro che invece, vi assicuro, è di una leggerezza unica. Parla di questo amore che ha sconvolto la vita del personaggio maschile narrante, non mi sembra sia mai citato il suo nome, in un modo così dolce, così carino che potrebbero scapparvi anche un paio di lacrime in alcuni momenti. E non ci sarebbe niente di male.
Mi ha ricordato il libro di Alessandro Milan “Mi vivi dentro”. Lo stesso amore che fluisce dalla penna a riempire pagine e pagine di ricordi. A me è piaciuto davvero tanto perché mi ha fatto ricordare che forse mi prendo troppi impegni e mi dimentico di ritagliarmi del tempo per “leggere” la natura attorno a me e per fare un po’ di sana meditazione che tanto aiuta.
Vi consiglio di leggerlo rincorrendo la foglia che rotola spinta dal vento fino alla fine.
Assegno quattro stelle perché il mondo e soprattutto le persone hanno bisogno di tanta leggerezza, che non è superficialità, e di guardare più all’essenza che all’apparenza delle cose.
Buona lettura.
Sicuramente una cultura interessante quella giapponese, ottima recensione; grazie
RispondiEliminaSi davvero molto interessante...e storia molto struggente. Grazie a te sempre presente
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