"Mi chiamo Garion e sono uno stregone"
ed ecco la classifica con i primi tre!
2. Antonio di Cesare, con "Fantasy na cippa"
«Mi
chiamo Garion e sono uno stregone.»
Ridono tutti
quando lo dico e fanno bene, non dovrei dirlo a nessuno, è una cosa folle da
credere, eppure è vera. Mi prendono in giro perché pensano che mi stia
inventando tutto e perché non ho proprio l’aspetto di un maestro delle arti
arcane. Avete presente, no? Cappello a cono e barba lunga. Il cappello non mi
va proprio di indossarlo, è una cosa passata di moda e anche un po’ ridicola,
la barba invece mi sembra importante,non mi viene in mente nemmeno uno stregone
che ne sia sprovvisto. Ci ho provato a farla crescere, ma a quanto pare nessun
incantesimo è cosi potente da far crescere anche il minimo peletto sulla faccia
di un undicenne.
Garion non è
il mio nome, quello vero lo devo nascondere per evitare di essere attaccato, è
per questo che gli altri non dovrebbero saperlo. Ma a volte è così difficile
mantenere il segreto. Sarebbe più facile che conoscessero il mio segreto
piuttosto che credere che sia uno strambo. Ma sopporto tutto con pazienza, anche
questo fa parte del mio addestramento, se sapessero che li tengo al sicuro dai
cattivi mi tratterebbero come un eroe. Non è facile essere uno stregone.
Non voglio
sembrare ingrato, sono contento di essere stato scelto, ma non è facile.Prima
ci sono stati gli attacchi, improvvisi e potenti. Incantesimi malvagi che non
conoscevo, ma di cui ho sperimentato gli effetti. Arrivano con una sensazione di
estraneità, come se la realtà fosse da un’altra parte, poi mi si bloccano le
gambe e le braccia iniziano a muoversi da sole, non riesco a parlare, la vista
sparisce e perdo i sensi, tremando come una foglia. Che sensazione terribile!All’inizio
mi spaventava da morire, un paio di volte credo di essermela fatta sotto. Non
capivo perché proprio a me, poi ho trovato il talismano e tutto mi è stato
chiaro. Sono il prescelto e i cattivi vogliono impedirmi di completarel’addestramento.
Ho trovato
l’amuleto due mesi dopo che erano iniziati gli attacchi. Mamma era preoccupata,
tutti mi guardavano con un misto di paura e compassione.Stavo piangendo come un
poppante nel vicolo dietro casa, quando uno scintillio ha attirato la mia
attenzione. Ho capito subito che si trattava di qualcosa di grosso: un
manufatto d’oro, dalla forma ovale con impressa la figura di un uomo barbuto,
avvolto in una tonaca che impugna un bastone, dalla cui testa prendono forma
raggi di potere come una corona. Lo Stregone Supremo, senza dubbio. Una prova
che quello fosse proprio un oggetto destinato a me era il fatto che fosse in
mezzo alla spazzatura, come qualcosa senza importanza, chi altri, se non il
predestinato, avrebbe potuto capire? Io lo so bene che le cose sono più magiche
di come appaiono alle persone normali.
Così non ho
pianto più, ho accettato la missione e il mio fardello. Gli attacchi sono
continuati, e non smetteranno finché non riuscirò sconfiggere i maghi malvagi
una volta per tutte. Ho due sospetti principali:il vicino e il maestro Franco.
Mi sta guardando adesso, mi sembra di percepire i suoi pensieri malvagi. Se
fossimo da soli lo smaschererei e lo costringerei a un duello magico, ma il
codardo si nasconde dietro all’aspetto innocente di maestro di matematica.
Prima o poi farà un passo falso e io sarò lì per approfittarne. Lui lo sa che
potrei sconfiggerlo quando voglio, vedo la preoccupazione nei suoi occhi. Forse
sarebbe il caso di attaccarlo ora, prima che sia lui a farlo. Faccio scivolare
la mano in tasca a cercare i bordi lisci del talismano, sento il potere
scorrermi nelle vene. La campanella suona salvandolo da una sonora lezione. Ma
non finisce qua.
Sono sempre
tra i primi a salire sull’autobus perché non ho nessuno con cui scambiare
chiacchiere o carte dei Pokemon, ma non mi interessa ho ben altro di cui
occuparmi. Mi siedo vicino al finestrino, il posto accanto a me rimane vuoto
anche se ci sono molti ragazzi sul bus. È un sollievo, se subissi l’attacco non
potrei garantire per la sicurezza del mio vicino.
Casa mia è
l’ultima del paese, è piccola ma a me piace. Le chiavi sono sotto il vaso di
gerani. Mamma continua a chiamarlo così anche se i gerani sono morti da anni
ormai e adesso contiene solo erbacce. Il soggiorno è in disordine e puzza un
po’ di muffa, ci sono confezioni di cibo e qualche lattina di birra. Da quando
papà è scappato, mamma lavora molto e non sempre può pulire, neanche questo
importa, un guerriero magico non guarda a queste cose.
C’è qualcosa
da mangiare sul tavolo, ma lo ignoro. Vado in camera, alla piccola finestra
vicino al letto sfatto. Eccolo lì, il mio acerrimo nemico. Sta innaffiando il
giardino, ma è una scusa per controllarmi. Il suo sguardo severo fa trasparire
un grande potere, mi intimorisce. Finalmente torna in casa, lo vedo attraverso
le finestre al telefono del soggiorno, poi sparisce a escogitare chissà quali
malvagità.
Posso
rilassarmi e magari fare i compiti. Dopo essermi esercitato un po’ con gli
incantesimi base. Prima il dovere.
Mentre provo a
far lievitare l’astuccio, il rumore di un’auto spazza via la concentrazione.
Corro alla finestra e riconosco l’auto. Dannazione, non mi lasciano mai in
pace. L’uomo scende dalla macchina e si avvicina alla porta guardandosi intorno
preoccupato, suona. Non rispondo.
Mamma mi ha detto che quando arriva l’assistente sociale e sono solo devo far
finta di non essere in casa, altrimenti mi porta via. Le ho chiesto se è uno
scagnozzo dei maghi cattivi, mi ha guardato strano.
Di nuovo
rumori di auto, se ne va. Ma sento che non è finita, i battiti non scendono e
la paura mi blocca le gambe, mi sembra di galleggiare in un sogno. Le braccia
tremano, capisco che un nuovo attacco è in arrivo. Mamma mi ha insegnato la
posizione in cui devo mettermi quando arrivano, per impedire che la lingua mi
vada in gola e mi soffochi. Mi sdraiosu un fianco, con il
braccio ripiegato sotto la testa e mi preparo alla battaglia.
Mi chiamo Garion e sono uno
stregone. Non mi arrenderò tanto facilmente.
Mi chiamo Garion e sono uno stregone, un potente stregone!
Tutti da molti secoli affrontano le insidie del boscoincantato che circonda l’ingresso della grotta in cui abito per venire a chiedermi aiuti e consigli. Solo i più meritevoli però riescono a superare le trappole e a trovare l’antro magico dove risiedo. Non offro facilmente le mie magie e conoscenze, occorre dimostrare coraggio e tenacia per perseguire i propri obiettivi e non ritirarsi al primo ostacolo che sbarra la strada.
Nella vita ho affrontato streghe malefiche, demoni infernali, cavalieri oscuri e re tirannici per il bene del popolo e per mantenere la pace e l’equilibrio nel mondo.
Le mie facoltà mentali mi avvertono che qualcuno sta sfidando il bosco per venire da me, vedremo se ce la farà questo prode guerriero.
Mi siedo sulla poltrona con in mano la pipa, aspiro una lunga boccata e chiudo gli occhi per vedere nella mente ciò che sta succedendo all’esterno.
Il forte guerriero con una grande prestanza atletica sta superando tutte le prove seminate sul percorso, avvicinandosi sempre di più. Ammetto che è molto in gamba: coraggio, forza e intelligenza lo aiutano nell’impresa, sconfiggendo le mie magie illusorie, evitando buche, sabbie mobili, alberi e rocce pericolanti, scappando dagli animali feroci e attraversando ponti sospesi ad altezze vertiginose. Nulla sembra fermare il guerriero dai lunghi capelli che paiono raggi di sole.
Riapro gli occhi, mi alzo e mi accingo a preparare la borsa, presto sarà qui a chiedermi aiuto, intraprenderò un nuovo viaggio, questa volta solcherò i sette mari.
Il guerriero con la sciabola in una mano, e con l’altra si sposta i capelli dal viso incollati dal sudore per la lunga ed estrema impresa, avanza furtivamente nell’ingresso della grotta, forse temendo qualche altra trappola.
«Sono qui, sono
pronto per andare» affermo con voce tuonante prendendo di sprovvista il prode
guerriero dai capelli di sole.
«Sei lo stregone Garion?»
domanda rimanendo sempre in allerta, pronta a un ennesimo combattimento.
Mi accarezzo la
lunga barba bianca, squadrandola da capo a piedi per poi rifissarla negli occhi
blu come le profondità dell’oceano. «Sono io e tu sei Manila, la piratessa
della Ciurma del Sole».
Manila mi fissa,
ma, a parte un lieve dilatare delle pupille, non dà a vedere lo stupore per
conoscere la sua identità. Se si rivolge a me dovrebbe sapere che sono un
potente stregone, conosco ogni cosa, appena entrata nel bosco l’avevo
riconosciuta nonostante cerchi sempre di farsi passare per un uomo per evocare
più timore e autorità.
La piratessa
rifodera l’arma nel suo fodero appeso al fianco destro e appare più rilassata.
«Stregone Garion
sono qui per chiedere umilmente aiuto per…».
«Conosco anche il
motivo per cui sei qui» la interrompo, alzando una mano per fermarla. Manila
aggrotta la fronte, forse non confida ancora pienamente nelle mie capacità
anche se è venuta a chiedermi aiuto. «Posso vedere nella tua mente i tuoi
ricordi, e vedo un furioso scontro contro i pirati malvagi del Teschio di
Fuoco. Avete cercato di salvare gli innocenti depredati, e lo avete fatto a
caro prezzo. Hai perso uomini fidati della ciurma, ma più di tutti l’uomo che
ami, ma hai anche scoperto che i pirati del Teschio di Fuoco sono demoni e gli
uomini che hanno ucciso non sono morti veramente, sono stati presi per poterli
trasformarein demoni, per ampliare il loro dominio sui mari. Ora sei qui per
chiedermi aiuto per sconfiggere e salvare i tuoi uomini».
Manila annuisce
solamente, deglutendo la saliva, in attesa che parli ancora.
«Per aiutarti devo
venire con voi perché dovremmo raggiungere i confini del mondo e andare oltre,
nel regno dei demoni. Non sarà affatto facile per nessuno, ma insieme forse
potremo farcela».
A questo punto le
faccio largo e usciamo dalla grotta, con la mia magia il bosco ci fa passare
indenni e così in pochi minuti ci ricongiungiamo al resto della ciurma,
dirigendoci alla costa.
All’orizzonte vedo
il grande galeone dei pirati, la Rosa dei Mari, e più mi avvicino e più noto la
sua imponenza. Saliamo a bordo e tutti prendono il loro posto e, fatta risalire
l’ancora, salpiamo.
Al mio fianco
Manila detta ordini a destra e a manca per governare il galeone, seguendo le
mie indicazioni. Sotto il sole i suoi capelli e la pelle ambrata brillano come
se avessero luce propria, lo sguardo determinato a salvare i suoi uomini e
l’amore della sua vita.
Ci sono cose che neanche un mago potente come me riesce a vedere, come il futuro. Non si può prevedere ogni singola variabile, per cui il futuro, soprattutto quello lontano, è sempre incerto, ma una possibilità di vittoria ce l’abbiamo e la sfrutteremo!
Navighiamo sempre a
nord, le temperature si abbassano drasticamente e grandi iceberg iniziano a
impedirci il cammino, ma proseguiamo intrepidi, l’ingresso per la terra dei
demoni non è molto lontano.
Nonostante sia
circa mezzogiorno, qui il sole non illumina e pare esserci ancora la notte e
più ci avviciniamo al punto d’ingresso più la notte appare buia e infida, come
se ci fosse un pericolo dietro a ogni onda.
«Fermiamoci qui»
ordino e Manila segue le mie parole. «Siamo arrivati», anche se sembra di
trovarci sempre in mezzo al mare.
Invoco una potente
magia dalle parole sconosciute ai pirati e una sorta di muro trasparente
azzurrino si palesa agli occhi di tutti.
«Oltrepassandolo
saremo nel mondo dei demoni. A quel punto dovremo combattere, ma continuerò ad
aiutarvi».
Manila mi fa un
grande sorriso di ringraziamento, per poi dare l’ordine di procedere dopo aver
incitato la ciurma.
Il galeone solca lentamente
le acque, passando il muro come fosse gelatina. Un’atmosfera inquieta ci
avvolge, un freddo ulteriore ci entra fino alle ossa. Avverto la presenza di
demoni ovunque, l’oscurità è totale, poi un filo di luce si palesa
all’improvviso e una voce ci spaventa.
«Bambini è ora di
cena, a tavola» ci chiama la mamma, interrompendo il gioco che facciamo io e
mia sorella Manila.
Vorrà dire che
salveremo i pirati domani.
Grazie mille
RispondiElimina