giovedì 27 maggio 2021

Recensione "Quel che affidiamo al vento" di Laura Imai Messina

Ciao ragazzi! Oggi vi propongo la recensione di un'altra storia della bravissima Laura che con i suoi libri ci porta nelle bellissime terre del Giappone, ricche di tradizioni e bellissime favole... In questo libro si parlerà del telefono del vento, utilizzato per dare un saluto ai defunti. Facendo una ricerca in rete ho scoperto che anche in Italia è stata allestito un telefono per tale scopo e si trova in Liguria sul Monte Beigua, al Rifugio Pratorotondo. Spero un giorno di poterci andare :)
Titolo: Quel che affidiamo al vento
Autore: Laura Imai Messina
Genere: Narrativa
Pagine: 256
Editore: Piemme
Data di uscita: 14 gennaio 2020

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Sul fianco scosceso di Kujira-yama, la Montagna della Balena, si spalanca un immenso giardino chiamato Bell Gardia. In mezzo è installata una cabina, al cui interno riposa un telefono non collegato, che trasporta le voci nel vento. Da tutto il Giappone vi convogliano ogni anno migliaia di persone che hanno perduto qualcuno, che alzano la cornetta per parlare con chi è nell'aldilà. Quando su quella zona si abbatte un uragano di immane violenza, da lontano accorre una donna, pronta a proteggere il giardino a costo della sua vita. Si chiama Yui, ha trent'anni e una data separa quella che era da quella che è: 11 marzo 2011. Quel giorno lo tsunami spazzò via il paese in cui abitava, inghiottì la madre e la figlia, le sottrasse la gioia di essere al mondo. Venuta per caso a conoscenza di quel luogo surreale, Yui va a visitarlo e a Bell Gardia incontra Takeshi, un medico che vive a Tokyo e ha una bimba di quattro anni, muta dal giorno in cui è morta la madre. Per rimarginare la vita serve coraggio, fortuna e un luogo comune in cui dipanare il racconto prudente di sé. E ora che quel luogo prezioso rischia di esserle portato via dall'uragano, Yui decide di affrontare il vento, quello che scuote la terra così come quello che solleva le voci di chi non c'è più. E poi? E poi Yui lo avrebbe presto scoperto. Che è un vero miracolo l'amore. Anche il secondo, anche quello che arriva per sbaglio. Perché quando nessuno si attende il miracolo, il miracolo avviene. Laura Imai Messina ci conduce in un luogo realmente esistente nel nord-est del Giappone, toccando con delicatezza la tragedia dello tsunami del 2011, e consegnandoci un mondo fragile ma denso di speranza, una storia di resilienza la cui più grande magia risiede nella realtà.
Giappone, terra magica e misteriosa. E’ sempre stato un mio sogno poter visitare questo paese, che mi ha sempre attratta fin da quando ero giovane, avendo lavorato in un’importante azienda giapponese. Leggendo Quel che affidiamo al vento mi sono proiettata in quella terra lontana.
Abbiamo ben presente ciò che è avvenuto nel marzo 2011, quando uno tsunami ha devastato parte del Giappone, una catastrofe immensa che ha segnato tutto e tutti. Leggendo questo romanzo si entra con il cuore nella tragicità di ciò che è successo e non si può fare a meno di accompagnare i protagonisti nelle loro avventure alla ricerca della serenità. Si percepisce che dovunque c’è tanto amore... amore per le persone scomparse, amore fra quelli che sono rimasti e poi l’amore che l’autrice ha messo nel raccontare questa bella favola. 
Si cammina con lei in luoghi meravigliosi, conoscendo città, persone e abitudini giapponesi; imparando qualche parolina nella lingua madre di questa nazione e portandoci a conoscere i due protagonisti: Yui e Takeshi. 
Si incontrano a Bell Gardia in un meraviglioso giardino sul fianco della Montagna della Balena... in mezzo una cabina telefonica collegata al nulla che trasporta le voci al vento e la gente, che arriva da lontano, cerca di alzare la cornetta per collegarsi con l’aldilà e parlare con i propri cari; confidano i loro segreti e con questa illusione, felici, fanno ritorno a casa. Questo luogo, però, esiste davvero! 
Yui è una giovane donna che lavora in un’emittente radiofonica; ha perso la madre e la figlia piccola. Takeshi è un dottore che presta la sua opera in un ospedale e anche lui ha perso la moglie, mentre la figlia Hana si è salvata, ma in seguito allo choc si rifiuta di parlare.
“Ricordava l’aspetto della figlia perché era stata lei a vestirla. Ma la madre? Lei cosa indossava? Cosa si era messa quella mattina?”

In questo luogo magico si incrociano tante persone che vengono da ogni parte del Giappone e qui l’autrice traccia delle linee nette su ognuna di loro, c’è tanta povera gente che ha perso tutto e che si aggrappa ad una speranza, quella di parlare, con una cornetta scollegata, con persone a loro care che non ci sono più, sono persone che hanno un cuore che soffre e vorrebbero essere fiduciosi per il futuro.
Anche Yui fa questi viaggi ogni mese, da Tokyo a Otsuchi, con Takeshi cercando di conoscersi, e piano piano la loro amicizia si rafforza tanto che decidono di portare Hana in questo luogo magico e rimangono stupefatti quando, mentre Hana è nella cabina, vedono levarsi una nuvola di suoni e un vortice di foglie che gira attorno a loro, mentre si alzava una nebbia sottile come a proteggere l’intimità della piccola. Yui dovrà combattere con alcune avversità che riguardano Bell Gardia e la sua vita privata. C’è Hana e c’è l’amore anche per Takeshi e non sarà facile per entrambi provare quei sentimenti che in passato erano rivolti a persone che ora non ci sono più.
“Nelle ultime settimane era stata sfuggente, stava preparando alla radio un nuovo programma di cui aveva la conduzione e la cura, diceva. Appena fosse finito e fossero andate le prime due o tre puntate, sarebbe tornata alla normalità”.
Un romanzo che prende come se fossimo noi i protagonisti. La prima parte del romanzo mi ha soddisfatta maggiormente, è piena di avvenimenti e personaggi ed è come leggere un giallo... pagina dopo pagina si susseguono gli eventi con Yui e Takeshi capaci di affrontare ogni caso con padronanza.
Ho provato una sensazione particolare e la descrizione di questo paese poi è ben narrata tanto che viene voglia di prendere il primo aereo e…volare. Tante emozioni che l’autrice non si risparmia facendoci viaggiare in una terra sconosciuta illustrandoci molto bene i luoghi e la meravigliosa cucina giapponese. 
E’ una favola? Io non direi... chi di noi non ha mai parlato almeno una volta con i propri cari come se  fossero ancora accanto a noi? Una storia che parla di morte sì, ma anche di rinascita e forza per la vita.

Recensione di

2 commenti:

  1. Sembra un bel viaggio da fare, soprattutto se con la fantasia, visto che materialmente non si può; ottima recensione, grazie

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  2. Grazie...la fantasia non deve mai mancare...con essa noi possiamo girare il mondo dalla nostra poltrona e sognare.....

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