giovedì 13 maggio 2021

Recensione "Le rivali" di Paola Calvetti

Buongiorno a tutti! La settimana lavorativa volge al termine e non vedo l'ora di un po' di riposo. Le temperature cambiano dal vento al sole caldo e mi sono leggermente raffreddata, maldigola e malditesta, ora come ora vorrei solo dormire e leggere... sono infatti rimasta indietro con alcune letture e vorrei tanto fermarmi per recuperarle, anche perché mi manca leggere in tranquillità. Detto questo oggi Monica ci propone la sua recensione di un libro che purtroppo non le è piaciuto, il tema le interessava moltissimo; l'idea di fondo era buona ma la modalità di scrittura le ha dato non poche difficoltà... peccato.
Titolo: Le rivali
Autore: Paola Calvetti
Genere: Biografia
Pagine: 270
Editore: Mondadori
Data di uscita: 13 aprile 2021

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La solidarietà femminile può essere una straordinaria forza trainante, una complice ideale del talento e una spinta verso i vertici della professione. Ma la rivalità, unita a una buona dose di narcisismo, può cambiare il corso della Storia. Questo raccontano le vite di dieci donne straordinarie che, tra la fine dell'Ottocento e la metà del Novecento, si sono confrontate in segreto o a viso aperto e, per affermarsi, non solo hanno sfidato le norme sociali, ma si sono combattute l'un l'altra, lasciando un segno indelebile nell'industria, nella moda, nello spettacolo e nel giornalismo. Avversarie? Nemiche? Nei loro rispettivi campi assolutamente sì. Dal palcoscenico dei più prestigiosi teatri del mondo l'eterea Eleonora Duse e la «divina» Sarah Bernhardt, vivono per anni un antagonismo che al loro primo incontro sfocia in una vera e propria collisione. Sulle passerelle internazionali, la contesa fra il rigore formale di Coco Chanel e le mise sgargianti di Elsa Schiaparelli. A colpi di rossetti e creme si gioca invece la sfida tra Helena Rubinstein ed Elizabeth Arden. Volano battute al vetriolo – la parola è la loro arma migliore – fra Hedda Hopper e Louella Parsons. Nemmeno le sorelle Joan Fontaine e Olivia de Havilland sfuggono alle loro penne avvelenate, soprattutto quando l'antico odio che le unisce-separa diviene di dominio pubblico in occasione della cerimonia in cui si contendono l'Oscar nel 1942. Con eleganza e ironia, ma senza nascondere un sentimento di autentica partecipazione, Paola Calvetti intreccia le biografie di queste cinque coppie di pioniere che, grazie alla caparbietà e a uno strepitoso intuito visionario, hanno trasformato la rivalità in uno stimolo al successo, diventando fonti d'ispirazione per le donne di tutto il mondo. E come in un gioco di specchi, seguendo il filo che lega le loro vite, ci racconta un'epoca in cui il genio femminile era osteggiato, deriso o guardato con sospetto. Ma trionfò comunque.
Ho affrontato la lettura di questo libro con un carico di aspettative molto alto. Forse troppo. Mi era piaciuta l’idea di un libro che parlava di donne che avevano saputo emergere dal ruolo che la società dell’epoca, fine Ottocento/metà Novecento, riteneva giusto per loro.
Sono sempre curiosa di conoscere la storia di donne che hanno saputo fare la differenza perché spero di imparare da loro.
Quindi ero proprio entusiasta, eppure mi è costata tanta fatica arrivare in fondo. L’idea di mettere a confronto donne che hanno saputo emergere in vari campi, quali lo spettacolo, la moda, la cosmesi e il giornalismo, era molto buona ed interessante. Mi aspettavo che venisse narrata la storia dell’una e poi quella dell’altra ma la scelta narrativa è stata diversa, ovvero si è scelto di intrecciare spezzoni delle due storie ma senza rispettare nemmeno una linea temporale. Molto spesso si tornava indietro nel tempo anche di molti anni e questo mi faceva perdere il filo del discorso perché stavo leggendo di una donna anziana e, improvvisamente, mi trovavo a seguire le vicende di una ragazza, che magari era l’antagonista. Per cui non è stata una lettura semplice e scorrevole, per quanto il testo sia ben scritto e quasi privo di refusi, e la cosa mi ha disturbata molto.
Altra cosa disturbante è stato il mettere in luce prevalentemente gli aspetti negativi delle protagoniste. Quasi a dire che se una donna voleva emergere doveva per forza essere estremamente competitiva e senza scrupoli nei confronti delle concorrenti. Non è forse lo stesso per gli uomini? A mio parere sarebbe stata una scelta più apprezzata tentare di evidenziare quelli che erano i condizionamenti sociali a cui quelle donne avevano saputo sottrarsi. Qua e là ho colto alcune affermazioni che avrei voluto vedere sviluppare di più del tipo:
  • “...sacrificare la vita privata per le donne in carriera sia l’inevitabile prezzo da pagare?”
  • “Lavorare per le donne con le donne significa dare loro ciò che finalmente hanno imparato a chiedere.”
  • “Il successo pubblico impone spesso una tragica rinuncia alla felicità privata.”

Sono affermazioni che mi sembrano davvero importanti e significative ma che non sono state commentate.
In un caso particolare sono rimasta molto male per quello che stavo leggendo a proposito della giornalista Louella Parsons definita “un fossile vivente dell’età dell’oro Hollywoodiana” che seppur anziana “esce ogni sera, ingioiellata e traballante come una imperatrice detronizzata, lasciando dietro di lei, che soffre di incontinenza, odore di urina” e ancora “afflitta dalla dentiera, sorride con un terribile ghigno”. Ecco mi sono chiesta se era davvero necessario scrivere queste cose. Come se il decadimento fisico legato all’età fosse una cosa di cui vergognarsi e da tenere nascosto. Non sarà stata una persona particolarmente simpatica ma non sono queste le cose da rimproverarle o da mettere in evidenza, almeno secondo il mio modesto punto di vista.
Una riflessione che mi è derivata dal leggere questo libro, perché ogni libro che leggiamo ci dà sempre qualcosa su cui riflettere, è se oggi la società offre sbocchi diversi alle donne o se sussistono le limitazioni legate ai classici ruoli sociali da sempre rigidamente predefiniti. Se ancora per una donna è necessario sacrificare la vita privata sull’altare della carriera. Ed ho pensato che finché di fronte ad una donna giovane che ottiene un avanzamento di carriera si penserà “Chissà che ha fatto per ottenere quel posto?” la strada per la vera emancipazione femminile è ancora molto lunga.
Assegno due stelle a questo libro per i motivi che ho esposto e vi auguro comunque buona lettura.

Recensione di

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Spiaciuto anche a me. Forse mi ero creata troppe aspettative...

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  2. Da come si presentava avrei voluto leggerlo anch'io.... È un vero peccato...

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    1. Magari a te sarebbe piaciuto...i libri come le persone fanno effetti diversi...

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  3. Si peccato. Pazienza leggeremo altro ;)

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    1. Come ho risposto a Mariagrazia non è detto...ognuno sente le cose a modo suo...

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