mercoledì 6 settembre 2023

Recensione - "Se i gatti scomparissero dal mondo" di Kawamura Genki

Titolo: 
 Se i gatti scomparissero dal mondo
Autore: 
Kawamura Genki
Genere: Narrativa
Pagine: 176
Editore: Einaudi
Data di uscita: 30 giugno 2020

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Di lavoro fa il postino, mette in comunicazione le persone consegnando ogni giorno decine di lettere, ma il protagonista della nostra storia non ha nessuno con cui comunicare. La sua unica compagnia è un gatto, Cavolo, con cui divide un piccolo appartamento. I giorni passano pigri e tutti uguali, fin quando quello che sembrava un fastidioso mal di testa si trasforma nell'annuncio di una malattia incurabile. Che fare nella settimana che gli resta da vivere? Riesce a stento a compilare la lista delle dieci cose da provare prima di morire... Non resta nulla da fare, se non disperarsi: ma ecco che ci mette lo zampino il Diavolo in persona. E come ogni diavolo che si rispetti, anche quello della nostra storia propone un patto, anzi un vero affare. Un giorno di più di vita in cambio di qualcosa. Solo che la cosa che il Diavolo sceglierà scomparirà dal mondo. Rinunciare ai telefonini, ai film, agli orologi? Ma certo, in fondo si può fare a meno di tutto, soprattutto per ventiquattr'ore in più di vita. Se non fosse che per ogni oggetto c'è un ricordo. E che ogni concessione al Diavolo implica un distacco doloroso e cambia il corso della vita del protagonista e dei suoi cari. Soprattutto quando il Diavolo chiederà di far scomparire dalla faccia della terra loro, i nostri amati gatti. Kawamura Genki ci costringe a pensare a quello che davvero è importante: alle persone che abbiamo accanto, a quello che lasceremo, al mondo che costruiamo intorno a noi.
Questo libro mi è stato regalato dai miei figli. Ero scettica, lo confesso. Infatti ho lasciato passare qualche mese prima di leggerlo, per farmi coraggio. Invece è stata proprio una lettura rilassante. È un libro che non ti obbliga a pensare, un racconto semplice e, in apparenza senza pretese, salvo poi lasciarti dentro dei semi che, via via, germogliano e ti portano a riflettere su molte cose.
Affrontiamo la vita senza mai mettere in conto che prima o poi noi, o le persone che amiamo, siamo destinati a morire. Tant’è che nel momento in cui veniamo colpiti da una malattia grave la prima domanda che ci poniamo è: “Perché proprio a me, che ho fatto di male?”. Ed è una domanda stupida.
Non c’è bisogno di aver fatto qualcosa di male per ammalarsi e morire. Succede. Un mio avo diceva spesso: “Sono nati e devono morire.” Anche lui pensava di essere immune da quella sorte, evidentemente.
Purtroppo la morte è l’unica certezza che abbiamo. Un giorno un medico ci dirà che il tempo che ci resta sarà ben poco e noi ci dispereremo e penseremo di essere gli unici a dover affrontare quella sorte.
Ed è appunto questo che si sente dire il protagonista di questa storia. Ne rimane talmente sconvolto da non riuscire nemmeno a mettere giù un elenco delle cose che vuole assolutamente fare prima del momento fatale. Ma è così importante questo elenco? È così fondamentale fare quelle cose prima di andarsene da questo mondo?

Preso dallo sgomento inizia a guardarsi dentro e si accorge del vuoto di affetti che lo circonda e questo penso che sia davvero più importante della lista rimasta incompiuta.
Ad aiutarlo a riflettere arriva il diavolo in persona. Gli propone uno scambio: rinunciare a qualcosa, che scomparirà dal mondo, in cambio di un giorno di vita. Sembra una sciocchezza eppure per ogni cosa alla quale deciderà di rinunciare si renderà conto di come andrà a cambiare la vita sua e delle altre persone. E proprio mentre il nostro protagonista riflette su questo, ci accorgeremo che gli stessi ragionamenti inizieranno a svilupparsi anche nella nostra testa, in sordina, senza farsene accorgere.
La bellezza di questo libro è proprio questa secondo me, a parte essere scritto in modo impeccabile, la leggerezza del narrato che senza in intento manifesto ci porta a riflettere sulla nostra vita. Sui nodi irrisolti che ci trasciniamo dietro. 
Davvero non si può fare niente per sistemare le cose che hanno guastato alcune nostre relazioni così da arrivare al momento cruciale della nostra vita con meno criticità possibili? Forse non è così, forse si può.
Fintanto che si tratti di eliminare oggetti come i cellulari, gli orologi, i film... le remore si possono superare ma quando invece il diavolo chiede di eliminare i gatti? Il nostro protagonista ha un gatto al quale è molto affezionato e il diavolo farà sì che possa parlare con il suo umano. I dialoghi sono strutturati molto bene. Sembra proprio di vederlo questo micio che gli parla con sufficienza, come si fa con un bimbo piccolo che non comprende le cose dei grandi.
Con il gatto, essere vivente, il legame è molto più saldo e ricco di quello che si era creato con il cellulare o, perfino, con gli amati film e diventa, dunque, impossibile accettare questo scambio. E a quel punto non resta che prendere consapevolezza di quel che sta per succedere e agire di conseguenza.
Insomma se siete in un periodo un po’ così e non avete voglia di letture complicate ma nemmeno banali, questo è adattissimo. Assegno cinque belle stelle e ve ne consiglio caldamente la lettura.
Buona lettura a voi.

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