lunedì 18 settembre 2023

Recensione - "Ascolta, respira, lascia andare" di Gabriele Ghezzi


Titolo:
 Ascolta, respira, lascia andare
Autore: Gabriele Ghezzi
Genere: Meditazione
Pagine: 144
Editore: Mondadori
Data di uscita: 20 giugno 2023

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La vera consapevolezza nella vita giunge come un bagliore improvviso e segue un percorso tutto suo, indipendente dalla nostra volontà. Anche se a noi esseri umani piace credere di avere il controllo sugli eventi, sulla natura, su noi stessi, in realtà spesso non abbiamo gli strumenti necessari per esercitare questo controllo. La verità è che la nostra mente e le nostre emozioni, nel bene e nel male, viaggiano per lo più con il pilota automatico, sono una sorta di fiume in piena che scorre senza sosta e senza fine e che, spesso, finisce per travolgerci. Eppure, in questa illusione caotica di fatti, pensieri ed emozioni esiste una dimensione più ampia e sottile, una voce di sottofondo che da qualche parte dentro di noi sussurra: ascolta, respira, risvegliati. Conosciti, riscopriti, riconnettiti. Diventa chi sei al di là di ieri e di domani, delle delusioni del passato e dei miraggi del futuro, perché solo smettendo di guardare fuori e spostando tutta la nostra attenzione dall'esterno all'interno, diventando osservatori di noi stessi, possiamo essere davvero liberi e consapevoli. "Ascolta, respira, lascia andare" è un libro illuminante che intreccia le esperienze biografiche dell'autore e pratiche di respirazione e meditazione con la saggezza di saperi antichissimi. Un percorso di rinascita interiore che calma la mente dalle ansie e libera il cuore dalle paure, per non essere più condizionati da ciò che è stato o ingabbiati da ciò che sarà. Smetti di pensare a quello che è successo o che potrebbe succedere. Inizia a godere di quello che sta accadendo adesso. Innamorati del qui e ora.
Ho iniziato a leggere con molto interesse questo libro. La meditazione è una pratica che trovo davvero benefica e mi spiace non farla più spesso. Magari la riprenderò non appena avrò dimenticato questo libro. Purtroppo sono una persona diversamente giovane e con l’avanzare dell’età ci sono cose che tendono a disturbarmi. Considero la meditazione, come ho già detto una cosa molto seria che può davvero aiutare le persone. C’è stato un periodo della mia vita in cui la praticavo regolarmente e ho potuto constatarne i benefici su di me e su altri. 
Il fatto è che viviamo una vita nella quale ci viene imposto di correre sempre, di fare tante cose e in tutto questo non abbiamo il tempo per lasciar andare le negatività, per rilassarci. Ecco che se prendete una persona abituata a tenere sotto controllo ogni attimo della propria e della altrui vita, e la costringete a stare ferma in una posizione confortevole per dieci minuti, invitandola con voce suadente a visualizzare cose o solo il proprio respiro, potrete assistere a qualcosa di davvero inaspettato. Ho visto, per esempio, più di qualcuno piangere come un bambino senza apparente motivo. Semplicemente perché lasciando libere le proprie emozioni di scorrere senza paletti, se ne è trovato sommerso. È una cosa che moltissimi di noi non sanno più fare: ascoltare sia gli altri che sé stessi, anzi, soprattutto sé stessi.
Però per insegnare a una persona a meditare e aiutarla a far fronte al fiume emozionale che rischia di sommergerla, serve tanto studio e tanta preparazione. Non ci si può improvvisare, perché si rischia di fare molto male alle persone che si affidano a questa pratica per ritrovare un equilibrio che sembra perduto per sempre.
Ecco perché leggere una frase tipo:
“Gente normale, nessun personaggio bizzarro, nessun santone. Neppure l’insegnante, un uomo magro con gli occhi luminosi e pungenti che pratica e insegna meditazione trascendentale da diversi anni, e in quell’occasione si limita a spiegarci come funziona, quali sono i suoi effetti… tutta roba che in realtà già conoscevo avendo letto un paio di libri e studiato il sito da cima a fondo.”
Ora io credo che un minimo di rispetto sia necessario. Aver letto un paio di libri e aver studiato il sito di questo corso di meditazione non ti rende un vate. Che diamine, un minimo di modestia non ammazza. Questo autore all’epoca aveva 23/24 anni quindi credo che non avesse ancora avuto materialmente il tempo per apprendere tutto lo scibile su questa materia che non è semplice.
Riporto un’altra frase:
“A te è mai capitato di non essere capito, di entusiasmarti per una cosa che i tuoi amici e famigliari non condividevano? Di parlare con passione di qualcosa e di trovarti di fronte a un muro? Di nuotare nella direzione opposta alla corrente?”
Bè… non vorrei dare un dolore a Gabriele Ghezzi ma credo che tutti nella vita si siano trovati in questa situazione e anche in diverse occasioni. Non è stato certamente lui il primo e l’unico. E poi ancora:
“Cosa mi dà autorevolezza? L’esperienza, appunto. Anni di studio e sperimentazione nel campo della crescita personale e della meditazione. E questo conta tanto. Tu preferiresti andare da un meccanico che ha appena finito la scuola o da un meccanico che non ha il titolo ma è tutta la vita che smanetta sui motori e ha già riparato diverse macchine?”
Io preferisco un meccanico che sappia fare il suo lavoro senza bisogno di venirmi a dire che è più bravo lui di chi ha fatto la scuola. Studiare per prepararsi a una professione, sia il meccanico sia l’operatore olistico che si occupa di meditazione, non è un disonore e mi scoccia che molti laureati su Facebook tendano a far passare questo messaggio. Ora, per carità il nostro autore dopo aver abbandonato la scuola all’ultimo anno delle superiori nel 2012, è tornato a prendere il pezzo di carta e si è pure laureato in seguito, quindi non mi riferisco certo a lui con il titolo di laureato su Facebook,  ma l’atteggiamento che traspare da questa frase mi è sembrato proprio altezzoso.

Il nostro autore poi mette spesso in relazione le sue scelte di vita con quelle di una zia suora di clausura e racconta dei suoi Cammini di Santiago, fatti da solo o in compagnia, che tanto lo avrebbero aiutato nel suo percorso verso la pratica della meditazione.
Inizialmente ho trovato anche piacevole questi racconti poi, però, quando evidentemente si è avvicinato di più al buddismo ed è diventato più critico nei confronti della fede nella quale era stato cresciuto mi ha infastidito. Non capisco perché per giustificare le proprie scelte si debba aver bisogno di affossare quelle degli altri. Scrive:
“A un certo punto del cammino, di qualsiasi cammino (fisico o spirituale), ci imbattiamo in un bivio: da una parte si allunga la via del servo, ovvero la religione, la mente, l’omologazione, il sentiero già battuto; dall’altra si stende la via del creatore, ovvero la spiritualità, l’anima, la ribellione, il sentiero autentico e personale.”
Meditare fa bene ma continuare a ripetere che io sono bravo perché faccio una certa cosa a modo mio e tutti quelli che si comportano in modo diverso sbagliano, non mi sembra frutto della meditazione. 

Avrebbe potuto essere un bel libro, con racconti della sua crescita personale e di tratti del Cammino intervallati da racconti zen sul senso della vita, ma ci ho trovato troppa autoreferenzialità. Magari si tratta solo di una mia impressione ma le parole hanno un peso e un senso. Il sentiero della spiritualità e della meditazione per quanto ho avuto modo di vedere è lastricato di parole positive e di bontà, di sentimenti di modestia e semplicità. 
Ho trovato semplicità, positività e modestia nei racconti zen che l’autore ha riportato, per altro senza citare la fonte, che mi sono davvero piaciuti e che mi sono salvata perché credo sia utile rileggerli ogni tanto.
Alla fine di ogni capitolo ho trovato comunque utili: la sintesi, le parole chiave e gli esercizi. L’idea era buona ma forse bisognava rifletterci meglio.
Per tutto questo insieme di cose assegno due stelle e vi invito, se leggerete questo libro, a scrivermi per raccontarmi se avete avuto la mia stessa impressione o se invece vi è stato utile nel vostro percorso verso la pratica meditativa. Sono pronta a ricredermi naturalmente. Buona lettura.

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