Genere: Biografia
Pagine: 180
Editore: Mondadori
Data di uscita: 25 ottobre 2022
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Pagine: 180
Editore: Mondadori
Data di uscita: 25 ottobre 2022
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Rachele ha trentotto anni quando il tumore che aveva scoperto mentre aspettava il terzo figlio si ripresenta. Da lì la decisione di scrivere qualcosa da lasciare ai suoi bambini, un diario della sua vita. Lo fa mandandomi venticinque messaggi vocali, un racconto senza sconti o giri di parole di tutto quello che ha vissuto e che vale la pena raccontare. Li ho custoditi e poi trascritti. Oggi Rachele non c'è più, ma riascoltare la sua voce e le sue parole ha acceso in me una domanda: per cosa vale la pena vivere? La sensazione più forte dopo la pandemia è di quanto tutto sia precario, mutevole, di quanto la vita sia preziosa e valga la pena alzare la testa. Così ho cominciato a osservare e ascoltare come sta cambiando il mondo e ho cercato persone che potessero regalarmi con l'esempio una convinzione: si vive una volta sola e non si deve sprecare un solo istante. Bisogna essere fedeli a sé stessi, fare scelte coraggiose e appassionate e vivere con intensità, regalandosi ogni giorno la possibilità di scegliere. Per Franco significa, dopo oltre sessant'anni di vita insieme, non lasciare la mano di sua moglie neppure per un giorno. Per Claudia, trovare la forza di ribellarsi al marito camorrista, alle sue regole, e ricominciare da capo. Per Camilla, attraversare l'oceano in cerca delle proprie origini. Per Sami, rispondere con l'impegno e la memoria agli orrori che hanno segnato la sua storia. Per Laura, scegliere la vita, reagire, anziché rinunciare e arrendersi.
E, finalmente, un libro come piace a me. Intanto scritto ed
editato davvero bene, quindi niente a disturbare la lettura, poi storie di
persone vere. Non supereroi ma persone normalmente eroiche che Calabresi ha
conosciuto e intervistato. Ogni capitolo permette di conoscere la storia di una
persona e di riflettere su quanto la vita ama metterci alla prova. Lo fa con
tutti, poco o tanto. Poi è spesso facile pensare che agli altri vada sempre
tutto bene e le disgrazie tocchino sempre a noi ma, se solo si presta un po’ di
attenzione, ci si rende conto che situazioni difficili capitano a tutti. Quello
che fa la differenza è il modo in cui si decide di affrontarle.
Leggere questi libri mi permette di stare con i piedi per terra, saldamente ancorati al suolo, di confrontare la mia con le altre storie e il mio modo di affrontare la vita con quello degli altri. Mettermi in discussione, per quanto non facile, credo sia il modo più efficace per migliorarmi. E credo che migliorarsi sia uno scopo che dovrebbe accomunare tutte le persone.
Leggere questi libri mi permette di stare con i piedi per terra, saldamente ancorati al suolo, di confrontare la mia con le altre storie e il mio modo di affrontare la vita con quello degli altri. Mettermi in discussione, per quanto non facile, credo sia il modo più efficace per migliorarmi. E credo che migliorarsi sia uno scopo che dovrebbe accomunare tutte le persone.
C’è un filo, che lega tutte le storie contenute in questo volume, dato dalla combinazione del personaggio dell’autore che lascia cadere qua e là ricordi personali e dall’impatto della pandemia sulla vita del Paese e del mondo intero.
Calabresi riesce a mostrarlo con poche frasi, presentando gli effetti più che raccontando gli eventi e traendo delle conclusioni di cui tutti dovremmo far tesoro:
"Bisogna esser fedeli a sé stessi, fare scelte coraggiose e appassionate e vivere con intensità. Regalandosi, ogni giorno, la possibilità di scegliere. Anche quando sembra impossibile."La nostra esistenza, lo abbiamo visto tutti a marzo 2020, è precaria, legata a un filo. Per questo Calabresi ha cercato di raccontare la storia di persone che con le loro scelte hanno saputo dimostrare, anche ben prima della pandemia, che la vita è una sola e non bisogna sprecarne nemmeno un attimo.
Non voglio entrare nelle singole storie, perché non amo spoilerare, anche se i miei figli mi accusano spesso di farlo a tradimento con loro, ma riguardano persone giovani e anziane, italiani e stranieri, c’è l’ex partigiano e il terrorista, persone che hanno combattuto con la malattia e che ancora ci convivono ma riescono a farlo con ironia e senza drammi, pur se la situazione lo permetterebbe.
Parla del senso del tempo, noi che non ci permettiamo di perdere 5 minuti come possiamo capire chi non sa nemmeno con esattezza quando è nato?
“Il suo senso del tempo – non sapere quando è nato, avere avuto la pazienza di aspettare anni per ogni cosa – mi fa comprendere una frase che ho sentito ripetere spesso e che era attribuita ai talebani che volevano cacciare gli americani: <Voi avete gli orologi, noi abbiamo il tempo.>”Non trovate interessante questo concetto? Io ne sono rimasta molto colpita.
Attraverso un'altra storia viene indagato l’imprevisto. Leggendo mi sono tornate in mente alcune ragazze che conosco che programmano tutto al secondo e guai se qualcosa fa saltare i loro programmi. Sembra una tragedia immane.
“Coltivare l’imprevisto è anche la lezione più preziosa che dobbiamo portarci dietro dopo aver sperimentato sulla nostra pelle qualcosa di inatteso e di inimmaginabile come il virus che ha fermato il mondo.”
È importante essere pronti a trarre il meglio da qualsiasi situazione ci si presenti davanti, con i mezzi che abbiamo.
Da scrittore, Calabresi, racconta di un gruppetto di malati di SLA che scrivono per un giornale e in questo modo, attraverso la scrittura, hanno una apertura verso il mondo:
“Gli restituisce la voce, è un ponte verso gli altri. Senza la scrittura non esisterebbero, invece mostrano ogni giorno di avere una vita mobilissima all’interno di un corpo immobile.”
E poi, ancora, ci racconta degli amici
“quelle persone che ci lasciano dentro qualcosa di indelebile, che ci fanno vedere il mondo con i loro occhi, quelli che ci tengono compagnia anche se non ci sono.”
L’autore condivide poi la risposta alla domanda che si è posto più spesso durante il lockdown, quando gli amici si potevano vedere solo virtualmente, ovvero chi siamo, cosa ci dà un senso:
“non esistiamo da soli, siamo la somma delle esperienze che abbiamo vissuto e delle persone che abbiamo amato. Le dobbiamo tenere care.”
Un’ultima frase che mi piace riportare è una esortazione che Calabresi vorrebbe venisse regalata ad ogni figlio:
“Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela, la vita, non <adattatevi>, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente.”Credo che farebbe bene anche ai ragazzi leggere questo libro. Spesso li sento parlare con una grande paura nei confronti del loro futuro, e li capisco, ma restando concentrati sul futuro vivono male anche il presente. Magari le storie di queste persone potrebbe essere un buon esempio da seguire per trarre il meglio anche dalle situazioni più brutte, accontentandosi di vivere giorno per giorno.
E quindi, dato tutto quanto ho scritto mi sembra giusto assegnare cinque belle stelle a questo libro che mi è piaciuto davvero tanto. Ve lo consiglio e vi auguro buona lettura.
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