Editore: Ponte alle Grazie
Data di uscita: 27 maggio 2025
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Cosa fare quando il peso della vita diventa insostenibile, tanto da spingere a pensare che sarebbe meglio porre fine alla propria esistenza piuttosto che continuare a soffocare nel malessere e nell'incertezza? È questa la domanda che si pone Luca, il protagonista del romanzo, quando si risveglia su una barella in una sala di rianimazione, dopo aver tentato il suicidio. Da questo momento inizia per lui un percorso doloroso, ma anche di profonda trasformazione. Grazie al costante dialogo con il suo saggio alter-ego, all’incontro con una serie di persone che cambieranno la traiettoria della sua vita, al confronto-scontro con i genitori e alle sedute di psicoterapia, Luca intraprende un viaggio interiore che lo condurrà alla riscoperta di sé stesso e del suo equilibrio. Con uno stile che ricorda il realismo isterico dei grandi narratori postmoderni, Sara Colombo utilizza la scrittura come una lama capace di squarciare il buio della depressione e di guidarci nelle tenebre. L’autrice mescola il proprio vissuto alla finzione letteraria con acume, intelligenza e un profondo amore per le parole e per la musica, dando vita a una storia che esplora senza paura la sofferenza mentale e rivelando un talento narrativo di grande forza e sincerità.
Ho trovato disturbante questo libro, sia per la storia che racconta sia per il modo in cui la racconta. Sono frasi breve, spezzate che rappresentano in modo perfetto i pensieri che attraversano a folle velocità la mente di una persona che soffre di un disagio psichico. L’autrice ha saputo rendere davvero bene la confusione, le ossessioni, le paure e il disagio provato dal protagonista di questa storia.
E va oltre, raccontando anche il modo in cui la famiglia vive la malattia del figlio. Attorno a un disagio psichico c’è spesso vergogna, il senso di colpa per quello che si può aver sbagliato, stigma sociale. Il disturbo è vissuto quasi come la punizione per qualcosa di errato nel proprio sistema educativo. La madre di Luca, il giovane protagonista, attraversa questa fase e si chiede se riuscirà a superare quella prova che la vita le ha posto davanti. C’è un detto, sentito chissà dove, che le era rimasto impresso: “Qualunque difficoltà si presenti, può capitare solo a chi ha la forza di trasformarla”. Ci vuole tanta fede per abbracciare questa tesi.
Lei non ne è molto convinta e si
chiede: “La forza. Cos’è la forza per una
donna? Non si snatura una donna combattendo? Non dovrebbero essere gli uomini
quelli che affrontano le avversità come una battaglia, armi in pugno?”
Ho provato pena per questa madre che ho visto cercare di essere vicina al figlio, per aiutarlo mentre lui la vedeva come il bersaglio preferito delle sue frustrazioni. Anche la madre ha commesso degli errori ma, fare il genitore scriveva Petter, è il mestiere più difficile del mondo. Nessuno te lo insegna. Questo è spesso il destino delle madri. La madre è quella che ti mette al mondo per cui se ti succede una cosa brutta come una malattia deve per forza essere colpa sua. Gran parte della psicanalisi identificava i disturbi mentali con un rapporto problematico con la madre e la teoria si è diffusa. Mai che potesse essere responsabilità del padre. Sempre la madre. È una cosa che ho ritrovato in questo libro e che ha contribuito a disturbarmi. Perché è così, e non cambia questo atteggiamento di colpevolizzazione della donna sempre e comunque.
Una cosa che mi è davvero piaciuta, invece, è il definire i malati psichici come “sommersi”. Queste persone vivono come immersi in un liquido e non possono essere salvati ma devono riuscire a salvarsi da soli. Ognuno deve decidere da solo se vuole cambiare, se vuole camminare verso la salvezza. Verso la luce.
“C’è luce e Luce.
La Luce non è quella tipo: <la luce inondava le stanze del suo
appartamento>.
La Luce è libertà conquistata. Sudata.
La Luce la vedi anche al buio.
La Luce non ti colpisce spontaneamente illuminando il tuo orizzonte.
La Luce è una scelta.
E non scegli per il bene degli altri.
La Luce è una scelta egoistica.
La scegli per te.
Per i tuoi occhi.
Per i tuoi sensi.
Per la tua vita.”
Questa scelta rappresenta il passo verso la guarigione. Riuscirà Luca a compierla e a far pace coi suoi demoni?
Nella sua testa si rincorrono le voci dei suoi alter ego che cercano di aiutarlo anche se non è mai un dialogo pacato. Se Luca riuscirà a trovare la quadra e a seguire i consigli giusti potrà ritrovare sé stesso e perdonare i suoi genitori per i loro errori che, al momento, sembrano la causa di ogni suo male. Una di queste voci glielo dice cercando di mediare le sue posizioni estreme:
“Quanto si sono evoluti da quando ti hanno dato la vita o, come
preferiresti dire tu, da quando ti hanno immesso sulla Terra? Non
sottovalutarli, quanta forza ci vuole, anche per loro, per accettare e
incarnare il cambiamento? Per sopportare il tuo dolore sulla loro pelle? Nel
loro cuore? Dove sei arrivato finora lo devi anche alla loro presenza. Tu li
hai spronati al dialogo e loro hanno risposto. Non tutti scelgono di
rispondere. Ma loro lo hanno fatto, lo hanno scelto e hanno agito. Io li amo i tuoi
genitori. E tu, lo so, sono in te, anche tu li amerai”.
Il suo alter ego glielo dice
chiaramente che la sua vita sarebbe molto più facile se riuscisse a perdonare i
loro limiti e a voler loro bene, che non deve chiudersi in sé stesso per la
paura che quei limiti lo facciano soffrire ancora. Riuscirà Luca a smettere di scappare dalla
vita? Se non lo farà correrà un grande rischio, perché se la vita non la vivi
va a finire che te la togli. “E poi cosa
succede a chi si suicida? E le persone intorno a lui? I suoi genitori? Avrebbero sofferto, sì, quanto? Luca non lo
sapeva, non gli importava. E il suo corpo? Non voleva buttarlo via. Anche se lo
trattava male. Non voleva abbandonarlo. Non voleva abbandonarsi. Voleva che la
sua pelle respirasse amore. Sicurezza. Amore sicuro. Amore che non scappa. Amore che non cambia
idea. Amore presente. Amore che si accorge di te e che ti vede.”
Mi ha messo in crisi questo libro perché se da un lato capivo la sofferenza del figlio, dall’altra pensavo a quanto difficile è gestire una tale situazione da parte della famiglia. La madre in particolare, essendo quello il mio ruolo.
Quello che Luca dovrà trovare è il proprio ancoraggio interno, l’essere in pace con sé stesso. Solo allora potrà vivere sereno con sé e con gli altri. Non è facile ma è il percorso per l’autonomia, l’unico che potrà guarirlo.
Mi sono accorta di aver usato diversi brani del libro. L’ho fatto per mostrare come la scrittura sia parte integrante della narrazione. Al di là dei concetti esposti. Sono voci che si inseguono e tratteggiano un disegno che non è mai finito. È un libro che affronta il disagio psicologico giovanile, sempre più diffuso, e lo fa con cognizione di causa. Credo che vada letto, anche se può far male. Tanto.
Assegno cinque stelle per il coraggio di mettere nero su bianco questa storia e per la forma scelta. Perfetta.





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