giovedì 27 luglio 2023

Recensione - "Doveva essere il nostro momento" di Eleonora C. Caruso

Titolo:
 Doveva essere il nostro momento
Autore: Eleonora C. Caruso
Genere: Narrativa
Pagine: 396
Editore: Mondadori
Data di uscita: 20 giugno 2023

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L'oggetto che vi trovate tra le mani non è un semplice romanzo: è un'esperienza di lettura tra le più perturbanti che possiate fare oggi. Ma andiamo per ordine: "Baci all'inferno" comprende due romanzi brevi, "La debole di mente" e "Precoce", legati tra loro dal tema della relazione fra madre e figli. Nel primo, l'autrice ci conduce nei meandri di un rapporto quasi animale tra una madre e una figlia. Nel flusso di coscienza che riprende una forte tradizione europea femminile (da Virginia Woolf a Nathalie Sarraute) si innesta però con violenza una vena grottesca che richiama tanta grande letteratura latino-americana. Narrato in brevi scene, "La debole di mente" è costellato di emozioni estreme e corpi violati, da un'infanzia fragile a un finale tanto straordinario quanto imprevedibile. Al centro di "Precoce" è stavolta il rapporto tra madre e figlio: entrambi diseredati, nuovi poveri europei, la loro vita in comune è un rovesciamento totale dei ruoli familiari classici, che mette in questione il significato stesso e i presunti doveri della maternità. In uno stile disincarnato, spoglio di ogni ornamento e convulso come la vita stessa, "Precoce" ci racconta di come a volte l'inferno in cui viviamo sia causato dall'eccesso di amore.
Ho sentito il bisogno di lasciar decantare questo libro una volta terminato, forse è il caldo che mi rende meno lucida. La prima impressione non era stata granché esaltante e, purtroppo la pausa di riflessione ha confermato. Non è stato un libro di facile lettura. Le quasi quattrocento pagine si sono fatte sentire tutte. Ma avevo sempre la speranza che arrivasse la svolta che, per quanto mi riguarda non è mai arrivata…

Questo viaggio di Leo e Cloro mette sì a confronto due generazioni che, seppur vicine anagraficamente, sono rese lontane dall'uso della tecnologia digitale. Ma è davvero così significativo questo parametro?
Trovo riduttivo caratterizzare un’intera generazione in base a questo. Forse aver letto questo libro immediatamente dopo Prendetevi la luna di Crepet ha fatto sì che la mia visione su questo romanzo fosse particolarmente critica, non lo so. Però confesso che mi ha dato poco. Mi ha annoiata parecchio perché alcuni discorsi vengono ripetuti più volte. Mi ha pure disorientata con i cambi di punto di vista, a volte era Leo che raccontava, a volte Cloro e a volte l’autrice. I flash back temporali, mai preannunciati, sono stati, talora, disturbanti così come alcuni refusi.

L’imminente lockdown per la pandemia che aveva iniziato a svilupparsi in Italia, mentre loro erano ancora all’interno della masseria, sembrava preannunciare sviluppi interessanti ma le promesse non sono state mantenute. Tutto molto semplificato.
Anche la setta, o presunta tale, non viene mostrata in tutti i suoi aspetti e sembra più che altro un raduno di sfigati che volontariamente si sottomettono al volere di questo santone, di nome Zan, in possesso (secondo chi?) della verità assoluta. Avrei voluto che fosse mostrata meglio perché le sette sono cose dannatamente serie e questa cosa qui non mi è sembrata davvero tale. Troppo facile entrarci e uscirne…
Il capo mi è risultato antipatico a pelle e la sensazione è stata confermata dai racconti di Leo e Cloro che in ogni caso ne risultavano affascinati al punto da desiderare di tornare alla masseria. 
Dunque due generazioni, che dovrebbero essere così diverse, accomunate dal bisogno di sentirsi amati. Che era poi quello che riusciva a trasmettere Zan a loro e agli altri seguaci. Farli sentire importanti e benvoluti per ottenerne l’obbedienza. Quindi una forma di non amore spacciato per amore.

Nel libro viene proposta l’influenza della tecnologia sull'intelligenza emotiva, così importante per la realizzazione personale che però non mi ha convinto il modo. Diversamente se tralasciamo questo aspetto e analizziamo le famiglie di provenienza dei due protagonisti le cose si spiegano un pochino di più. Viene abbastanza mostrata la relazione disfunzionale di Cloro con la madre, con tutte le conseguenze che ne sono derivate per la vita della ragazza, e pure quella di Leo con la sua famiglia che gli ha trasmesso invece dei valori importanti, magari con una forma non perfetta, ma che mi sembra ne esca condannata allo stesso modo.

Poi il finale del libro l’ho trovato davvero assurdo. L’incapacità di credere fino in fondo ai propri sentimenti e a impegnarsi per sostenere e ottenere la realizzazione di un progetto di vita che ci sembra desiderabile. Alla prima difficoltà ci si arrende e tutto va meravigliosamente bene come niente fosse stato e persino la pandemia sembra non esistere più.
Boh! Mi spiace ma per me questo libro è stato un regalo ben confezionato che, quando lo apri, si rivela un oggetto riciclato non abbastanza bello da poter essere messo in mostra né abbastanza utile per esserne contenta. Quelle cose che o si riciclano alla prima occasione o finiscono in fondo a un armadio.
Per tutto questo vi dico che la lettura di questo libro può andar bene da leggere sotto l’ombrellone ma senza grandi aspettative. Buona lettura…

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