lunedì 19 giugno 2023

Recensione - "Rabbia" di Roberta Milanese


Titolo: 
 Rabbia
Autore: Roberta Milanese
Genere: Psicoterapia
Pagine: 160
Editore: Ponte alle Grazie
Data di uscita: 23 maggio 2023

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Tra le emozioni umane, la rabbia è quella che viene giudicata più severamente e più spesso condannata; basta pensare alle espressioni che la descrivono, come «andare in bestia» o «perdere il lume della ragione». E forse è ancora peggio quando si trasforma in risentimento e rancore, avvelenando la nostra vita e quella altrui. Sull'argomento, Roberta Milanese ci invita a fare prima di tutto un passo indietro, scoprendo che non è poi così unanime, nella storia del pensiero, la condanna della rabbia; a individuare la sua funzione fondamentale per la nostra sopravvivenza; a riconoscere i meccanismi che la scatenano, e infine a guardare alla rabbia come un potente mezzo di trasformazione. A questo scopo, una serie di casi esemplari, tratti dalla pratica terapeutica strategica, ci accompagnano nella scoperta delle potenzialità che si possono spalancare se impariamo ad accettarla e come domarla, per trasformare la rabbia nel più insospettabile dei nostri alleati.

Gli ultimi saggi che ho letto sono stati piuttosto impegnativi ma questo è completamente fuori dagli schemi. È scritto con l’intenzione di essere di agevole comprensione per chiunque decida di approcciarsi all’argomento e, di conseguenza, è semplice e piacevole ma mai banale. Nella parte iniziale l’autrice va a vedere come è stata considerata questa potente, quanto invalidante, emozione nel corso dei secoli e nei vari campi della conoscenza umana. Ma la fluidità e semplicità con cui viene raccontata ne rende piacevole e assolutamente accessibile la lettura. Ed ecco che ci introduce nei gironi infernali della Commedia nei quali Dante aveva diviso coloro che a causa della rabbia perdevano il controllo e la ragione da quelli che, invece, la ingoiavano, reprimendola e rimuginandola, privandola, in tal modo, della sua potenzialità positiva. Ciò che fin da subito Roberta Milanese dice della rabbia è che questa emozione, se ben riconosciuta e gestita, permette di trovare l’energia per togliersi da una situazione che non ci è congeniale e raggiungere una dimensione più confacente al nostro benessere. 
Tutto sta a capirla e a non demonizzarla. Spesso ancora oggi si definisce la rabbia come una emozione negativa ma non lo è. È semplicemente una emozione. Negativa può essere, caso mai, la nostra reazione o la condotta che ne deriva ma non l’emozione in sé. Su questo tema il dibattito prosegue fin dai tempi dell’antica Grecia. Seneca invitava ad evitare sempre l’ira che aveva la capacità di privare l’uomo della ragione mentre Aristotele operava una distinzione tra ira nobile e giusta ed ira ingiusta. Definiva la rabbia come una emozione ambivalente né buona e né cattiva di per sé ma che bisogna saper ben esprimere ed utilizzare.  Così pure la Chiesa distingue tra Vizio Capitale e Santo Sdegno confermando che il motivo per cui ci si arrabbia e il modo in cui gestiamo la nostra rabbia possono dare una valenza positiva o negativa al comportamento che ne conseguirà. 

L’autrice prosegue poi dando conto di quelli che possono essere gli inneschi di questa emozione, dell’importanza dell’ascolto per ben comprendere ed attribuire i comportamenti altrui. Troppo spesso è facile attribuire il comportamento poco carino di una persona al suo brutto carattere e a giustificare lo stesso comportamento agito da noi riferendosi alla particolare situazione in cui ci troviamo. La tendenza è giustificare sempre e comunque noi e condannare sempre e comunque gli altri.
Ecco che invece ascoltare, chiedere per comprendere, può aiutare molto la relazione con l’altro. Sia che si tratti di relazioni famigliari, amicali o lavorative.
Altro errore che spesso si fa è quello di attribuire la colpa del nostro malessere all’altro etichettandolo con qualche disturbo con la speranza che qualcuno se ne prenda carico e risolva il problema per noi. A volte, sostiene l’autrice, è doveroso riappropriarsi del nostro personale potere di agire sulla relazione senza aspettare che altri lo facciano al nostro posto.

Nella parte finale l’autrice racconta molto brevemente alcuni casi che ha seguito mostrando i risultati positivi ottenuti con semplici cambiamenti di condotta da parte di una delle persone coinvolte nella relazione o con piccoli stratagemmi. In particolare l’uso dell’epistolario della rabbia, che poi verrà distrutto senza essere letto da nessuno, sembra avere una grande utilità. Invitare la persona che non riesce a gestire la propria rabbia a prendere carta e penna e a scrivere alla persona verso la quale prova questa emozione, senza preoccuparsi di essere politicamente corretta, sembra dare grandi risultati. Molto più di quanto facciano le “stanze della rabbia” che si stanno diffondendo o anche praticare sport per “sfogare” la rabbia stessa. Nel primo caso non si fa che mettere in scena quanto si vorrebbe fare e, potrebbe succedere che alla arrabbiatura successiva si reagisca esattamente in quel modo. Nel caso dello sport, invece, è come mettere un coperchio ad una pentola che bolle. Se poi non si spegne la fiamma l’acqua alla fine uscirà comunque dalla pentola.
Ecco che questo libro mette chiaramente in luce la necessità di una educazione alle emozioni tanto quanto dell’educazione scolastica. Intelligenza cognitiva ed intelligenza emotiva devono viaggiare in equilibrio altrimenti ne va del benessere psicofisico della persona.
In un momento storico come quello che stiamo vivendo consiglierei davvero a tutti, a partire dal triennio delle superiori, la lettura di questo libro sia per conoscere la rabbia sia, laddove se ne ravvisi l’utilità, come manuale di mutuo aiuto anche se, secondo la mia modesta opinione, è sempre meglio non fare tutto da soli.
Allora si tratta, è vero, di un saggio ma è un libro che, davvero, si può leggere anche in spiaggia. E credo fermamente che sia utile leggerlo e consigliarlo. 
Assegno cinque belle stelle e vi auguro buona lettura.

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