giovedì 8 giugno 2023

Recensione - "Vieni tu giorno nella notte" di Cinzia Leone


Titolo: 
 Vieni tu giorno nella notte
Autore: Cinzia Leone
Genere: Narrativa
Pagine: 420
Editore: Mondadori
Data di uscita: 23 maggio 2023

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Un kamikaze si fa esplodere in un locale a Tel Aviv. Nella strage muore un giovane, si chiama Arièl Anav, è italiano e indossa la divisa dell'esercito israeliano. All'arrivo all'aeroporto Ben Gurion ai genitori, Micòl e Daniel, viene comunicato che per riavere il corpo del figlio dovranno attendere: lui e il terrorista suicida erano così vicini che la deflagrazione ne ha mischiato i resti. Come si chiama chi è orfano di un figlio? La parola non esiste. I figli ci crescono accanto ma di loro non conosciamo che una minima parte, il resto è mistero. Con i figli non si fanno calcoli, i figli si perdono e si ritrovano, ma Micòl il suo non può più ritrovarlo. Alla ricerca degli ultimi giorni di Arièl, la madre scopre i suoi segreti: un amore che scavalca muri e un'amicizia che può rovesciare il destino. Passioni inaspettate e fragilità misteriose, ferite che si rimarginano solo affondando la lama. Insieme a lei, con rimpianto e rabbia, con orgoglio e atroce nostalgia, anche il padre, la nonna, l'amante e l'amica affrontano il lutto. Ciascuno ha in testa il suo Arièl e ciascuno vuole inseguirlo dove non può più raggiungerlo. Tutti riusciranno a ricucire il passato e ritrovare se stessi. La morte chiama la morte, ma la vita pretende la vita e allo spartito scritto dal destino Micòl scoprirà di poter cambiare il finale. Le persone non si perdono, siamo noi che pensiamo di averle perdute. In uno scenario intriso di rivalse, dove ogni pietra, ogni proiettile e ogni missile, grida vendetta per un figlio, un fratello, un padre, o un amante perduto, Cinzia Leone intreccia con ritmo incalzante i destini di personaggi indimenticabili in bilico tra le utopie e l'incanto dei corpi, tra il desiderio di appartenere a una comunità e le febbri collettive che portano alla violenza.
Quattrocentoventi pagine grondanti dolore… non è stato facile leggere questo libro attraverso gli occhi pieni di lacrime di chi ha perso un figlio, un nipote, un amore, un amico, un soldato. Viene spontaneo giudicare i vari personaggi che si incontrano: Micol, una madre troppo dura; due coniugi troppo distratti a gestire le loro vite per accorgersi dei tormenti del loro unico figlio Ariel; il kamikaze che immola la sua vita per la “causa”; i cugini che picchiano il loro congiunto perché è diverso. Ma il giudizio deve rimanere fuori dalla lettura almeno finché la storia non è finita. 
Ho provato a immaginare come mi sarei sentita se mi fossi trovata nei panni di Micol... sapere che i pochi resti del corpo di mio figlio sono mischiati a quelli del kamikaze che lo ha ucciso… mi sono detta che, forse, non avrei voluto riavere nulla nel timore di andare a pregare su una tomba che potrebbe contenere anche i resti dell’assassino. Ma probabilmente alla fine avrei accettato quel che mi veniva dato, quel che restava di mio figlio come ha fatto lei. Quel figlio che Micol inizia a conoscere realmente dopo la sua morte. Prima era troppo impegnata ad affermare la sua vita dimostrando a sua madre che era una donna forte come lei e a suo marito che non aveva bisogno di lui. 
Ariel alla fine si era riconosciuto più nella nonna che nei suoi genitori e per quello aveva fatto una scelta che lo aveva portato lontano, in quella terra che loro rifiutavano e che lui era morto per difendere. Ariel che aveva un segreto, o forse più di uno. Ariel che aveva trovato l’amore. Ma non quello che suo padre voleva. Eppure era un amore che andava oltre. Oltre la politica. Oltre i muri. Oltre la guerra. Oltre qualsiasi cosa. 

Anche Tariq è un uomo in fuga dal pregiudizio e da un padre padrone che non prova per lui il minimo affetto. Un padre che anche in punto di morte non potrà che vomitargli addosso il suo disprezzo. Mi sono chiesta come può un genitore rifiutare il figlio e voltargli le spalle perché non è conforme ai suoi canoni. Ma questo genitore, si rende conto che è lui che lo ha fatto così? Che non è una scelta del figlio? Tariq, almeno, ha sempre potuto contare sulla madre, mentre Ariel aveva solo la nonna. I genitori erano impegnati con le loro vite e lui si è reso invisibile per non disturbarli, o per non dover subire i loro giudizi.

Tra Micol e Tariq nasce un legame forte e destinato a durare, in lui Micol ritrova suo figlio e sente di dover aiutare Tariq come non ha saputo e potuto fare per suo figlio.
Mentre attende che le sia reso il corpo di Ariel, Micol si riavvicina alla madre. Entrambe sono devastate dal dolore e cercano il modo di superare le fratture che nel tempo si sono create tra di loro. Anche Stella custodisce dei segreti e, uno in particolare, riguarda Micol. Confessarglielo rinsalderà ancora di più il loro legame.
E poi c’è Sharon, grande amica di Ariel, che si trovava all’estero e scopre della morte del suo migliore amico al suo ritorno. Anche lei col suo bel segreto che scombinerà non poco le carte, o meglio le vite dei nostri personaggi.
Potrei dire, senza timore di essere smentita, che si tratta di un libro pieno di segreti. Io non amo i segreti, credo servano solo a complicare la vita e questo libro lo conferma in pieno. Solo lo svelamento di tutti i segreti permetterà alla vita di riprendere a scorrere serenamente, per quanto possibile.

Ma non vorrei dimenticare il personaggio centrale: Malak. È estremamente indipendente, entra ed esce di scena a suo piacere. O forse no, forse entra in scena quando avverte che la sua presenza serve a sostenere gli altri. E quando sente che il suo aiuto non serve più, di lui si perdono le tracce. Resta nell’aria il suo pensiero:
“C’è un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per gettare sassi e un tempo per raccoglierli. Ma c’è anche un tempo per sparire. Il mio tempo è scaduto. La vita deve lasciare spazio ad altre vite.”
Malak è un personaggio misterioso ed è l’unico, credetemi, che non vi sentirete mai di dover giudicare.
Sullo sfondo di queste vicende personali si svolge il conflitto israelo-palestinese. Pochi cenni, com’è giusto che sia in un romanzo di questo tipo centrato più sui sentimenti personali che sulla situazione politica. Ho trovato molto equilibrio in questo libro anche se forse c’è stato tanto racconto. Nel complesso però è scritto ed editato bene e l’ho trovato molto interessante. Mi ha catturata nella rete dei rapporti famigliari e ho sentito il dolore e i conflitti in corso. Quindi, direi, obiettivo raggiunto.
Dicono che ogni libro racchiude una frase scritta per ogni lettore. In questo romanzo la mia frase è stata questa:
“Non vuole più decidere, conoscere, capire, vuole solo smettere di combattere.”
Assegno a questo libro 5 stelle belle piene pur se mi ha lasciato tanta malinconia da smaltire e vi auguro una buona lettura.

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