giovedì 11 marzo 2021

Recensione “Il piccolo negozio degli amori perduti e ritrovati” di Trisha Ashley

Ciao a tutti! Siamo già prossimi al fine settimana evviva... non so da voi ma qui marzo è arrivato a pieno regime, giornate di sole bellissimo e caldo che si alternano a giornate di pioggia e freddo, insomma Marzo pazzo come sempre... 
Da poco Monica, la mia favolosa collaboratrice instancabile lettrice, ha terminato di leggere “Il piccolo negozio degli amori perduti e ritrovati”, un libro leggero, il classico libro che non impegna forzatamente la mente ma che piacevolmente ci tiene compagnia... Se siete curiosi, di seguito la sua opinione!
Titolo:
Il piccolo negozio degli amori perduti e ritrovati
Autore: Trisha Ashley
Genere: Narrativa
Pagine: 506
Editore: Newton Compton Editori
Data di uscita: 25 luglio 2019

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Alice Rose ha trascorso la sua vita desiderando di scoprire chi fossero i suoi genitori naturali. Quando era in fasce, infatti, è stata ritrovata nelle brughiere dello Yorkshire, vicino alla cittadina di Haworth. Dopo un’adozione finita male si è dovuta prendere cura di sé stessa, cercando un luogo che la facesse sentire a casa. E in effetti un luogo simile esiste: è la sua cucina. Quando annusa gli aromi di cannella e di limone o affonda le mani nella farina, ha la certezza di essere finalmente nel posto giusto. E così decide di aprire una piccola sala da tè a Haworth, sicura che questo passo segnerà l’inizio di una nuova vita. Gli amici infatti non tardano ad arrivare e tra loro c’è anche l’affascinante vicino di casa, che si offre di aiutarla a risolvere il mistero che coinvolge la sua famiglia. Ma la verità richiede spesso una buona dose di coraggio. Alice non vuole di certo sottrarsi alle prove che la aspettano, e sa che farà di tutto per conquistare il lieto fine che merita...
Ho letto queste 500 pagine in quattro giorni. Questo significa due cose fondamentalmente: la storia mi ha catturata e la scrittura era scorrevole e corretta (pochissimi refusi dovuti, penso, alla traduzione).
Significa anche che l’argomento era leggero, ovviamente, e non necessitava di particolari elucubrazioni, come è giusto che sia un romanzo. Eppure questo libro, formato dall'alternarsi di due storie, porta anche a pensare: si inizia con un personaggio misterioso che narra in modo asciutto e anaffettivo le vicende della sua famiglia e poi c'è Alice, la protagonista, che racconta in prima persona la sua storia di bimba, cresciuta da genitori adottivi molto diversi tra loro. Il padre l’ha adorata dal primo momento e ha intessuto con lei favole sempre in evoluzione sul suo abbandono e sul suo ritrovamento. Forse è proprio da questo tessere storie che Alice ha preso spunto per diventare una scrittrice. Ed infatti all'interno dei capitoli nei quali è la voce narrante, ci sono spesso brani delle sue fiabe dai risvolti horror, che in qualche modo rispecchiano le persone con cui la nostra protagonista si confronta. 
Alice parla di sé in modo diretto e molto naturale tanto da avermela fatta sentire molto vicina. È stato impossibile non identificarsi con i suoi momenti di sconforto ad ogni ostacolo o abbandono con cui si è trovata a confrontarsi. L’ho ammirata ed ho fatto il tifo per lei ogni volta che ha trovato il coraggio di rialzarsi per affrontare e superare ogni cosa. I suoi sono racconti abbastanza dettagliati ma mai noiosi, anzi spesso divertenti, grazie ai quali si intuisce come sia facile per Alice affezionarsi alle persone e come lo sia altrettanto volere bene a lei. 

E qui nasce la riflessione più profonda in cui mi ha portato la lettura di questo libro. “Famiglia”. Cos’è una famiglia? Alice ha una famiglia biologica che non le ha dato nulla. Anzi, si può pensare che per la modalità del suo abbandono ne volesse addirittura determinare la morte. 
Ha poi avuto una famiglia adottiva dalle dinamiche contrastanti. La famiglia della sua amica d’infanzia che si era offerta di accoglierla dopo la morte del padre. La sua amica Edie che la trova per strada e le offre una stanza ed un lavoro. Poi la famiglia Giddings con la quale si sente tornata a casa. 
Quali di queste realtà meritano di essere definite “famiglia”? Mi sono resa davvero conto di quanto si tratti di un concetto liquido che va di pari passo con la sensazione di sentirsi “a casa”. E questo è quello che ricerca Alice per tutto il tempo, così come ognuno di noi, io credo.

Nel libro non mancano poi le classiche figure maschili e femminili che, in modi più o meno proponibili, tendono a mettersi di traverso tra Alice e il suo affascinante dirimpettaio con il quale si stanno sviluppando una affinità ed un legame basato sul rispetto dei reciproci vissuti.
Tutta la storia è, inoltre, ricca di rimandi alle sorelle Bronte e ai loro personaggi. Ed anche questo si è rivelato davvero interessante e mi ha fatto tornare la voglia di andare a rileggere alcuni dei loro testi. 
Ne consiglio caldamente la lettura ed assegno quattro stelle.

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