giovedì 6 dicembre 2018

Recensione "Kaijin. L'ombra di cenere" di Linda Lercari

Buongiorno a tutti!
Il freddo ormai è arrivato a pieno regime, non vedo l'ora infatti che il mio condominio decida di accendere i termosifoni, perchè alzarsi dal letto la mattina sta diventando sempre più difficile :P
Oggi finalmente, anche se con un notevole ritardo, sono qui per parlarvi di "Kaijin. L'ombra di cenere" di Linda Lercari. Un libro che ho finito qualche settimana fa ma che non ero ancora riuscita a recensire per impegni improvvisi che si sono accavallati... 
Titolo: Kaijin. L'ombra di cenere
Autrice: Linda Lercari
Editore: Idrovolante Edizioni
Pagine: 211
Genere: Romance, Fiction
Data di uscita: 31 Agosto 2018



Giappone – Periodo Kamakura, anno 1330 – Le parole che il fedelissimo samurai Haka mormora sul letto di morte sono un enigma e diventano un tarlo che rode la mente del suo signore.
Alla ricerca di indizi che possano far luce sul mistero, Momokushi ripercorre la storia dell’amicizia con l’amico e guerriero, scavando nel passato e visitando i luoghi che sono stati testimoni delle loro imprese di gioventù.
Ma ciò che Haka ha mantenuto celato per oltre cinquant’anni non è solo un segreto in grado di sconvolgere una vita, ma è anche la più struggente dichiarazione di amore che un essere umano possa lasciare in dono.

Kaijin. L'ombra di cenere è un libro ambientato in Giappone, alla fine del periodo Kamakura, intorno al 1300.
Si tratta di una storia alquanto breve e leggera, ma che non lascia a desiderare in quanto ad informazioni o cenni storici. La lettura è piacevole e scorrevole, i dettagli dell’ambientazione e dei personaggi curati al punto giusto, senza eccedere troppo in lungaggini che avrebbero potuto appesantire la trama.
Si parla della storia di Hakashinjitsu, un samurai di grande fama soprannominato "il demone" per le sue capacità e per il suo modo di combattere, attraverso i racconti ed i ricordi di Momokushi, il gokenin, signore di quelle terre e vassallo dello Shogun, e grazie all'intervento di Himitsushuei, la moglie del samurai.
Il racconto comincia con i due amici, il samurai ed il gokenin, ormai anziani a combattere l’ennesima battaglia ed anche l’ultima per “il demone”. Da qui comincia il viaggio nel viale dei ricordi per Momokushi, dopo una frase sussurrata dall’amico negli ultimi instanti prima di morire. Frase che sarà rivelata solo alla fine del libro e che mi ha lasciata a bocca aperta.
Il senso era chiaro, ma non era possibile che quella frase fosse rivolta a lui. Forse in punto di morte la lucidità era stata perduta. Il sussurro subdolo era un verme che scavava grotte concentriche di dubbi e mistero. Quell'eco sottile gli impediva di riposare, rendeva amaro ogni boccone di riso, e il sole meno splendente.
Il viaggio nei ricordi si divide in due parti, la prima fase verrà intrapresa grazie all'intervento dell’anziana moglie di Haka (modo amichevole con cui l’amico chiamerà spesso il samurai), Himitsushuei. Quest’ultima accoglierà nella sua casa Momokushi, e tra alcune frasi dette ed uno scrigno pieno di oggetti, guiderà, o meglio spingerà, il suo signore in un turbinio di emozioni ed eventi ormai rimossi dalla sua memoria o sepolti da tanti anni di guerre ed abitudine.
La seconda fase vede il gokenin fare ritorno alla propria dimora insieme allo scrigno ed altri oggetti personali dell’amico. A causa di questi oggetti ed alla visita di diversi luoghi, spesso condivisi con Haka, comincerà a diradare la nebbia che cela la vita e la storia del samurai, sino ad incontrare una persona che porterà finalmente alla luce la verità ed a svelare la frase sussurrata.

Il libro è scritto bene ed editato in maniera quasi perfetta, ci sono un paio di dettagli che mi hanno lasciata un po' perplessa e fatto immaginare un finale leggermente diverso. Negli ultimi capitoli ho cominciato a pensare a questo finale, ma quei dettagli mi continuavano a far pensare che non potesse essere possibile; è un piccolo neo in una storia ben scritta e di cui non posso che parlare bene. A mio avviso però, qui faccio la voce fuori dal coro, questa non la considero la "più struggente dichiarazione d’amore" come scritto nella trama, ma bensì un esempio della cecità dell’uomo e della chiusura mentale o culturale del Giappone di quei tempi. Non per questo mi viene da consigliare meno questo titolo, perché si presenta come una storia interessante e di facile lettura.

6 commenti:

  1. Già quando l'avevi dato, mi era sembrata un'ottima lettura e infatti me lo confermi con la tua recensione...a parte che io amo tutto ciò che è Giappone...

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  2. Sembra un bellissimo libro, me lo segno. Bella recensione come sempre, sei grande!

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  3. Libro interessante e bella recensione!

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