mercoledì 12 giugno 2024

Recensione - "Il mostro sotto il letto" di Salvatore Savasta

Titolo:
Il mostro sotto il letto
Autore: Salvatore Savasta
Genere: Narrativa
Pagine: 116
Editore: Giraldi Editore
Data di uscita: 10 maggio 2024

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Salvatore è il padre di una bambina affetta da una malattia genetica rara. Attraverso una lunga lettera indirizzata alla
propria moglie, racconterà le difficoltà che la vita ha posto loro davanti, ma lo farà con il sorriso e l’ironia di chi sa che ce l’ha fatta. Perché Salvatore è così: lotta, cade e sembra spesso sul punto di arrendersi. Poi guarda gli occhi a mandorla della moglie e si ricorda per cosa valga la pena continuare a combattere. Si rialza, prende sua figlia in braccio, bacia sua moglie, e torna sul ring per combattere quel mostro spaventoso che da sempre è rimasto nascosto sotto il suo letto.

Mi è capitato per caso di leggere un post sulla pagina facebook di Savastascrivecose e ne sono stata affascinata per l’ironia e l’autoironia con cui si esprime Salvatore Savasta e così ho iniziato a seguirlo. Ho scoperto molte cose di lui e della sua famiglia fino all’uscita di questo libro che ho ordinato non appena è stato possibile. Nonostante l’impegno del corriere nel buttarmelo in giardino in un pomeriggio di pioggia sono riuscita a leggerlo e sono contenta di averlo fatto.

Si legge d’un fiato e le emozioni ci sono. È scritto in modo corretto e ben editato, quindi la lettura scorre veloce senza intoppi fastidiosi.

Che dire? Mi ha fatto pensare a quando ti tieni dentro qualcosa per tanto tempo. Perché parlarne ti fa paura. O hai paura che parlarne possa fare male all’altro. Comunque perché parlarne vuol dire che c’è e tu non sei pronto. Nessuno ammette a cuor leggero che sotto il letto c’è davvero quel brutto mostro. Anzi che il mostro è molto più brutto di quello che si pensava.
Poi un giorno non ne puoi più e le parole sembrano uscire da sole. E dopo che sono uscite le prime le altre vengono naturalmente come un fiume in piena.

Salvatore scrive una lettera alla moglie Alessia e lo fa col cuore in mano. Le dice tutto quello che gli passa per la testa perché, nel momento in cui le ha detto quello che era così difficile da tirar fuori poi ritrova il piacere di condividere con lei ogni aspetto della loro vita. E allora le dice del quartiere di Palermo in cui viveva da ragazzino, di quando si sono conosciuti e innamorati. Di quando è arrivata Zaira nella loro vita. Di come questo ha cambiato la loro esistenza. Di quando hanno rischiato di perdersi per sempre e di quando si sono invece ritrovati. Ma non parla solo di questo perché, preso dal discorso, e perché come scrive Gianluca Bota nella prefazione, è piuttosto prolisso, ci infila dentro di tutto, dal differente modo di vivere la malattia di un figlio da parte delle mamme e dei papà, a tutti quelli che pensano di avere in tasca la soluzione per ogni problema… degli altri. E poi episodi più leggeri riguardanti l’amicizia tra uomini, e scorci del passato più o meno gradevoli da ricordare fino a toccare anche l’argomento violenza di genere che spunta parlando del suo lavoro.
Credo che, pur essendo io una chiacchierona, non riuscirei a prendere la parola se mi trovassi allo stesso tavolino di un bar con Savasta.

Unico aspetto negativo, che in fondo non è proprio una criticità è la lunghezza. O meglio la cortezza. 116 pagine volano. Però è anche vero che hanno il loro perché.
E allora Savasta si prende cinque stelle perché mi ha fatto venire la pelle d’oca molte volte leggendolo. Vi auguro buona lettura.

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