lunedì 18 marzo 2024

Recensione - "Come non educare le fanciulle (in un mondo a misura di maschio)" di Resede Ferioli

Titolo:
Come non educare le fanciulle (in un mondo a misura di maschio)
Autore: Resede Ferioli
Genere: Narrativa
Pagine: 240
Editore: Edizioni Le Lucerne
Data di uscita: 7 marzo 2024

AMAZON

Bologna, anni Cinquanta: una giovane donna sfreccia in bici con la sua chioma rossa al vento verso lo studio legale dove lavora come segretaria. Si è appena trasferita dalla campagna con un’ambizione: pagarsi gli studi all’Università. Rosaria è intraprendente e determinata, batte a macchina in maniera fenomenale e non si lascia abbattere da nessuna delle difficoltà e dei pregiudizi sociali che incontra davanti a sé. Forse, il suo cuore è messo alla prova solo dalle attenzioni intermittenti dell’affascinante notaio Enrico Bersanti, che la corteggia in modo misterioso e la sottopone a interminabili passeggiate. Sono gli anni in cui Modugno canta di cieli blu e libertà, Rosaria prende la patente e una laurea in Giurisprudenza e immagina un futuro di indipendenza e trionfo. Il matrimonio con Enrico, tuttavia, si rivela un labirinto di ostacoli. La suocera e le cognate, altezzose e figlie di una mentalità bigotta e patriarcale, la considerano una contadina arrivista e la vedono come una minaccia. Ai loro sgarbi e umiliazioni, Rosaria risponde con un ottimismo incrollabile e un successo professionale dopo l’altro. Lotta con tenacia per affermarsi come notaio in un’epoca in cui un atto firmato da una donna è visto con sospetto, destreggiandosi tra episodi tragicomici, parentesi esilaranti e nuovi dolorosi drammi nelle relazioni familiari. E, con l’avanzare dell’età, il desiderio di conquistarsi i suoi spazi di libertà la spinge ad avventurarsi fin nelle terre più selvagge dell’Africa. Guardando indietro alla propria vita, la protagonista si apre in una confessione intima e disincantata, in cui, tra guizzi di umorismo e riflessioni profonde sul ruolo della donna nella storia, traccia un percorso emozionante di sofferta emancipazione personale. Non è solo il viaggio di una donna dallo spirito indomabile, ma anche un inno alla resistenza e all’autoaffermazione di un’intera generazione. Attraverso le esperienze di Rosaria, il libro si trasforma così in una guida sagace su come non educare le fanciulle: quelle del suo tempo, ma soprattutto quelle del futuro. Un memoir toccante e vivace, che con tocchi di ironia e momenti commoventi cattura il cuore e l’anima di chiunque abbia sentito troppo angusto un mondo a misura di maschio.
Mi ero figurata una storia diversa ma, devo dire che la vicenda di Rosaria mi ha tenuta incollata al libro per due giorni. La prima pagina mi presenta una giovane appena arrivata a Bologna, dove intende frequentare l’università. È una giovane che mi ispira inizialmente antipatia quando afferma:
“Non mi è di alcun aiuto l’educazione ricevuta in famiglia, dove si aveva a che fare soltanto con persone umili e non scolarizzate”.
Ho letto queste parole come un rifiuto e un disprezzo delle proprie origini e per me, che mi vanto di essere una ragazza di campagna, con tutto quello che questo può comportare nel bene e nel male, è imperdonabile. Certamente la città offre molti più servizi ma la campagna dona altro soprattutto da un punto di vista umano. In campagna tutti sono figli, e genitori di tutti, e ci si conosce davvero. Questo è, secondo me impagabile e, comunque, non rinnegabile. Ma passiamo oltre.

Il romanzo è scritto in prima persona e al presente. E questo ogni tanto mi ha destabilizzata, ma è un problema mio. L’autrice ha preso spunto dalla sua vita per raccontare questa storia più verosimile che vera nella quale la protagonista accetta di essere trattata davvero male da suocera, cognate, marito e, persino, dai figli. Mi sono spesso chiesta perché non prendesse le sue cose e se ne andasse definitivamente da casa invece che allontanarsi solo per qualche vacanza. Non mi sono saputa dare una risposta.
Evidentemente anche Rosaria aveva interiorizzato quel tipo di cultura che prevede quel certo tipo di ruolo per la donna. La cosa peggiore, però, è stato leggere di come la suocera e le cognate, esercitassero su di lei quel comportamento abusante senza alcuna solidarietà femminile.
Il marito non merita nemmeno una parola da me per il modo in cui si comporta con Rosaria, e non dirò altro.

La nostra protagonista prosegue nella sua vita come si dice qui “testa bassa e baretafracà” (testa bassa e berretto ben calato in testa, per dire che non si cura di ciò che le succede attorno) si sposa e accetta lo stranissimo comportamento del marito che, nonostante l’età, sembra non aver ancora tagliato il cordone ombelicale che lo tiene legato alla madre. (Avevo detto che non avrei parlato di quest’uomo, lo so…)
Accetta di essere trattata con sufficienza da suocera e cognate che non la considerano alla loro altezza e le rimproverano di “avere ancora le unghie nere”. E qui ci sta che non reagisca, perché se lei stessa si vergogna delle sue origini non può aspettarsi un trattamento diverso.
Non si ribellerà nemmeno contro il figlio che si approfitterà di lei e delle sorelle in modo vergognoso e rimarrà a farsi umiliare fino quasi alla fine del libro in un susseguirsi di dispetti e vere e proprie truffe che la metteranno non poco in difficoltà.

Insomma. Una storia famigliare dove, a parte Rosaria, sono prevalenti i personaggi foschi e malvagi e dove non si sa se sia previsto il lieto fine.
Una storia amara che fa davvero arrabbiare tanto. Spero che le donne che sceglieranno di leggere questo libro, trovandosi nella stessa situazione, avranno la forza di alzare la testa per dire BASTA!
Libro ben scritto, copertina intrigante e maneggevole il formato con copertina flessibile. Assegno quattro stelle e vi auguro, quindi, buona lettura.


Recensione di

1 commento:

I vostri commenti alimentano il mio blog!
Se quello che ho scritto ti è piaciuto, lascia un segno del tuo passaggio. Te ne sarò grata.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...