lunedì 16 ottobre 2023

Recensione - "L'Agnese va a morire" di Renata Viganò

Titolo:
 L'Agnese va a morire
Autore: Renata Viganò
Genere: Narrativa storica
Pagine: 250
Editore: Einaudi
Data di uscita: 19 maggio 2014

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"L'Agnese va a morire è una delle opere letterarie più limpide e convincenti che siano uscite dall'esperienza storica e umana della Resistenza. Un documento prezioso per far capire che cosa è stata la Resistenza [...].Più esamino la struttura letteraria di questo romanzo e più la trovo straordinaria. Tutto è sorretto e animato da un'unica volontà, da un'unica presenza, da un unico personaggio [...]. Si ha la sensazione, leggendo, che le Valli di Comacchio, la Romagna, la guerra lontana degli eserciti a poco a poco si riempiano della presenza sempre più grande, titanica di questa donna. Come se tedeschi e alleati fossero presenze sfocate di un dramma fuori del tempo e tutto si compisse invece all'interno di Agnese, come se lei sola potesse sobbarcarsi il peso, anzi la fatica della guerra [...]." (Sebastiano Vassalli)
I mercatini dei libri usati permettono sempre di recuperare edizioni di un tempo passato ma che tanto ha influito sulla nostra storia. Avevo sentito parlare de L’Agnese va a morire e così quando l’ho trovato rovistando tra gli scaffali non ho perso l’occasione. In tre giorni l’ho letto, appassionandomi alle avventure di Agnese, questa donna sui cinquanta, un po’ sovrappeso e segnata da una vita di lavoro. 
La guerra si abbatte come una mannaia sulla sua vita, guastando relazioni, aumentando le difficoltà. Riesce a raggiungere la brigata partigiana che opera nella sua zona per trovare rifugio dopo che, presa dalla rabbia, ha fatto ciò che non avrebbe mai pensato di poter fare. Lei che non ha mai voluto interessarsi delle “cose da uomini” diviene una delle protagoniste della Resistenza e, assieme agli uomini, percorre chilometri a piedi o in bicicletta, per tenere i collegamenti tra i vari gruppi. Nelle borse, sotto a pane e salame, documenti o armi a seconda di quello che serviva.

Agnese non è una superdonna ma una donna normalissima, con i piedi gonfi e le forme sfatte e, forse proprio per questo, mi sono riconosciuta in lei. È una donna che non si piange addosso, nemmeno di fronte a un grandissimo dolore, e continua a lavorare senza risparmiarsi mai. Si prende cura dei ragazzi della brigata al punto da essere chiamata “mamma”. È una donna anche capace di grande rabbia e di gesti estremi perché porgere l’altra guancia non è sempre fattibile per l’essere umano. Specialmente in situazione di guerra. 
La storia di Agnese e della brigata si dipana lenta tra le nebbie della Romagna anche se, i nomi dei luoghi indicati solo con le iniziali, fanno sì che potrebbe trattarsi di qualsiasi altro luogo. È un racconto universale di resistenza contro lo straniero che vuol comandare a casa nostra e contro i “nostrani” che lo aiutano e, spesso, per mostrare la loro fedeltà alla causa sono più cattivi e bastardi di lui.

Agnese è diventata la mia eroina e, pagina dopo pagina, mi sentivo parte della sua vita tanto da sentire su di me le sue fatiche e i suoi dolori. Il finale mi ha lasciata senza fiato, per la crudezza e perché, confesso, non me lo aspettavo proprio. Ho dovuto aspettare a scrivere la recensione per elaborare quella che era diventata la mia sofferenza. Ora so che Agnese resterà per sempre nel mio ricordo. È un libro scritto davvero molto bene, pulito, e facile da leggere. Tutto descritto molto bene: i paesaggi, le abitazioni, i sentimenti, la fatica, la paura. Davvero molto ben fatto e merita cinque belle stelle e di essere letto da tutti, anche dai ragazzi a scuola.
Buona lettura.


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