venerdì 25 novembre 2022

Recensione - "La verità non conta" di Alessandro Quadri di Cardano


Titolo:
 La verità non conta
Autore: Alessandro Quadri di Cardano
Genere: Mistery
Pagine: 238
Editore: NeP Edizioni
Data di uscita: 15 settembre 2022

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Il libro racconta la storia di Luca e la sua febbrile ricerca della verità sull’efferato crimine che ha coinvolto i suoi genitori, Emilio Altieri e Stefania Martini. Una storia familiare dai risvolti contorti e inattesi. L’amore, la gelosia, la possessività come motori di un romanzo che cattura il lettore fin dalla prima pagina e una verità che si mostra sempre diversa a seconda degli occhi di chi la guarda e racconta. La verità non conta è l’incontro di un romanzo giallo, di un’inchiesta giornalistica, ma anche di una storia familiare: i personaggi crescono ed evolvono con lo scorrere degli eventi e i racconti si intrecciano tra loro, delineando pian piano una trama complessa e avvincente. L’autore riesce a creare dei personaggi poliedrici, che vivono attraverso il racconto degli altri con descrizioni quasi pirandelliane che danno tridimensionalità e spessore.
Ci sono libri che catturano e non ti permettono più di appoggiarli finché non li finisci. Questo purtroppo non è uno di quelli. 

Il protagonista è Luca, un ragazzo che a vent’anni scopre qualcosa sui suoi genitori che stravolge la sua vita. Luca vuole fare il giornalista, ha già chiaro in mente l’argomento della tesi, però mai nella sua vita ha pensato di fare una piccola indagine sulla storia della sua famiglia. Posso dire che mi sembra poco credibile? È vero che lui aveva otto anni quando successero i fatti che sconvolsero la vita sua e dei suoi genitori, ma un ragazzo che vuol intraprendere la carriera di cronista deve avere il sacro fuoco della curiosità che gli brucia dentro. E invece lui mai ha messo in dubbio le parole, o i silenzi, della madre. Mai ha chiesto, a chi gli era vicino, qualche informazione. Ma facciamo passare questa cosa...

Luca vive a Bologna nel 2017, i fatti di cui si parla si svolsero a Milano nel 2005. Dal momento in cui la nonna paterna gli svela il segreto, che da dodici anni si porta dentro, il nostro protagonista farà la spola tra le due città alla ricerca di testimonianze che possano sciogliere tutti i dubbi che stanno sgretolando le certezze nelle quali è cresciuto. A volte i fatti di cui si parla vengono raccontati nel presente, a volte invece si viene trasportati nel 2005, ed è quindi importante tener d’occhio data e luogo all’inizio di ogni capitolo. 
Ovviamente ogni persona con cui parla gli racconta la sua verità, quella della quale è a conoscenza o che si è costruita per giustificare i suoi comportamenti. Ed è in questo senso che la verità non è importante tanto quanto la versione alla quale lui sceglierà di credere. Sta a lui, quindi, mettere assieme i pezzi e decidere a chi credere e non è semplice per un ragazzo così giovane. Un’unica informazione, secondo me rilevante, viene buttata sul tavolo e mai più ripresa, lasciando il lettore con la curiosità di sapere. 
Il finale devo dire mi ha lasciata basita. Banale, non mi viene altro termine. Ecco a questo punto potrei chiudere la recensione perché non c’è davvero altro da dire. Le varie versioni vengono dette e ridette, addirittura quasi un intero capitolo viene copiato e incollato per ripetere la testimonianza di uno dei personaggi.
Mi stavo trascinando la lettura, dunque, e mi sono imposta di finirlo, sperando mi sorprendesse. In effetti un colpo di scena c’è stato, ma non in positivo. Ho fatto veramente fatica a leggerlo per le continue ripetizioni. In una pagina mi sono tolta lo sfizio di contarle: lo stesso concetto è stato ripetuto otto volte. Io credo che asciugando le frasi ridondanti si poteva avere un romanzo di poco più di duecento pagine molto più scorrevole e leggibile. A patto, ovviamente, di sistemare i verbi. Per fortuna i capitoli erano brevi, che è sempre una scelta azzeccata, secondo me. 

Purtroppo però devo aggiungere una cosa che mi ha indisposta non poco. Ad un certo punto emerge da una testimonianza che due personaggi femminili avrebbero subito abusi in giovanissima età. Le conseguenze sarebbero state che una delle due avrebbe visto mutare il suo orientamento sessuale e all’altra sarebbe rimasto un blocco che le impediva di godere appieno della propria vita sessuale. Ora già lasciar intendere che le molestie subite avessero portato al cambio di orientamento sessuale mi sembra grave, ma non è bastato. Viene citato un sessuologo che come cura per la donna che non riesce ad avere una vita sessuale appagante consiglia, senza per altro averla mai vista né averci mai parlato, di farle rivivere rapporti violenti in quanto:
“lei aveva voglia di godere, poveretta, come tutte le donne, ma era bloccata mentalmente, come se la sua testa glielo impedisse. Ma se uno l’avesse forzata, se non avesse avuto alternativa, allora si sarebbe permessa di provare del piacere e forse si sarebbe liberata da quella gabbia mentale che si era costruita”.
Ecco. A questo punto mi è partito l’embolo. Ho immediatamente chiamato una sessuologa che conosco e stimo e le ho chiesto se era prassi normale per lei e i suoi colleghi, dare consigli del genere senza conoscere minimamente la persona di cui si parla. L’esperta da me consultata mi ha confermato che scrivere una cosa del genere è estremamente pericoloso e che mai e poi mai si sarebbe comportata in questo modo. È un messaggio che non deve assolutamente passare. Ora io dico, prima di scrivere una cosa del genere sarebbe stato così difficile parlare con uno psicologo ed approfondire l’argomento? Non ha pensato l’autore che seppure non stava scrivendo un trattato scientifico scrivere una simile assurdità era assolutamente fuori luogo?

Siamo a novembre e oggi ricorre la Giornata contro la Violenza sulle Donne. Ebbene mistificare in questo modo un argomento di una tale gravità si configura esattamente come una violenza sulle donne. 
Per questo motivo, mi dispiace ma non vi invito alla lettura di questo libro, a meno che non venga rimossa questa parte e sostituita con i veri consigli di un esperto e nel rispetto delle vittime di abusi sessuali.

Recensione di

3 commenti:

  1. Ah, proprio male andiamo se non vedo tartarughe! Ottimo, un libro in meno da mettere in lista; mi spiace sia andata male, grazie della recensione

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  2. Ok, sono scioccata da quello che ho letto e non capisco come una casa editrice abbia avuto il coraggio di pubblicarlo. Complimenti a Monica per essere riuscita a finirlo senza scaraventarlo nel cestino della spazzatura e per la recensione dettagliata. Mi terrò alla larga da questo "romanzo". ❤️

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  3. Confesso che mi è spiaciuto scrivere una recensione così di un esordiente ma se la sua CE non gli ga fatto notare questa cosa era giusto che qualcuno lo facesse.

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