Autore: Gino Cecchettin con Marco Franzoso
Genere: Biografia
Pagine: 160
Editore: Rizzoli
Data di uscita: 5 marzo 2024
AMAZON
Le parole di un padre che ha scelto di non restare in
silenzio. Un appello potente alle famiglie, alle scuole e alle istituzioni. Il
libro è parte di un progetto più ampio a sostegno delle vittime di violenza di
genere. Dal giorno dei funerali della figlia Giulia, Gino Cecchettin ha scelto
di condividere il proprio dolore cercando di affrontarlo e renderlo costruttivo
perché possa essere di aiuto alle giovani e ai giovani del nostro Paese. In
questo libro, attraverso la storia di Giulia, si interroga sulle radici
profonde della cultura patriarcale della nostra società. «Tu in questi giorni
sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin alla figlia Giulia e
a quanti vorranno ascoltare le sue sofferte parole di impegno, di
consapevolezza e di coraggio. «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia
Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la
Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di
manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso
questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».
Giulia mi guarda sorridente dalla copertina di questo libro
che è minuto e semplice com’era lei, almeno per come l’abbiamo potuta
conoscere.
Giulia, forse perché aveva questa immagine di brava ragazza,
carina, solare, mai sfacciata come quelle che “se la vanno a cercare” è
diventata il simbolo dei femminicidi del 2023. Una tra le 120, che è rimasta
nei cuori di tutti. È diventata la figlia di tutti, come scrive anche suo padre
in questo libro. La sua uccisione ha mosso le coscienze e ben lo sa chi opera
nei centri antiviolenza. Soprattutto in provincia di Padova ci fu un’impennata
nelle richieste di aiuto. Alcune ragazze hanno iniziato a chiedersi se la
relazione che stavano vivendo era tranquilla o potenzialmente pericolosa. E
anche alcuni genitori si sono sentiti in diritto di intervenire per tutelare le
proprie figlie, anche mettendosi in conflitto con loro.
Bene o male, lo si voglia o no, questo caso ha fatto nascere
delle domande, ha creato scompiglio, ha fatto rumore. E proprio per questo il
padre ha provato con questo libro a mantenere alta l’attenzione, a far sì che
passato il momento non cadesse tutto nel dimenticatoio.
Nel farlo si è attirato addosso l’odio dei social e di tutti
quelli che detengono il potere di decidere come le persone devono manifestare
il proprio dolore.
Personalmente fin dalla prima volta che ho visto questo padre
nei vari servizi televisivi nei quali sembrava sempre molto calmo, l’ho
apprezzato per la sua compostezza. Non mi piacciono le sceneggiate e lui non ne
ha mai fatte, anche quando si è lasciato andare al pianto, raramente, lo ha
sempre fatto in modo estremamente dignitoso.
E nel libro spiega il perché. Voleva mostrarsi forte per i
figli. Quelli che gli restavano. Voleva essere per loro la roccia a cui
aggrapparsi.
In questo libro si mette a nudo, rischiando di attirarsi
l’odio dei pochi che non lo hanno ancora insultato raccontando come ha
affrontato il lutto della moglie solo un anno prima di perdere anche Giulia.
Lo fa con estrema semplicità e razionalità, com’è lui.
L’obiettivo è quello di andare avanti come famiglia unita e affiatata e per
farlo tutti devono star bene, anche lui. Nel libro non scrive mai il nome del
ragazzo che ha ucciso Giulia, lo definisce il “tuo ex” e mai, nemmeno una
volta, ha parole dure nei suoi confronti.
Però lo dice con chiarezza: se un ragazzo si comporta così è
chiaro che il suo background culturale era sbagliato. Non era pronto ad
accettare che la ragazza di cui si definiva innamorato andasse avanti senza di
lui, facesse scelte che non lo coinvolgevano, volesse vivere la vita a modo
suo. E questa come vogliamo chiamarla? Quando sua figlia Elena è stata
attaccata in maniera vergognosa sui social anche da un importante politico
locale per la sua affermazione che tutti gli uomini dovevano sentirsi colpevoli
per quanto successo a Giulia, forse intendeva che in tutti gli uomini è stato
instillato il seme della cultura patriarcale della quale siamo tutti ancora
impregnati. Allora è fondamentale da parte di tutti, ma degli uomini in
particolare in quanto sono loro che ammazzano le donne, una attenzione a che
questo seme non germogli e non sviluppi in una solida pianta. Certo un duro
attacco sui social è meno faticoso e impegnativo di guardarsi dentro e vedere
come stiamo a stereotipi di genere e quant’altro.
Gino Cecchettin si dichiara ateo ma non ha alcun problema a
raccontare di come Don G. abbia saputo essergli vicino e mostrargli, più che
raccontargli, come avrebbe dovuto affrontare l’immenso dolore della perdita
della figlia. Questa parte del libro è forse la mia preferita perché due mondi
diversi si incontrano con il massimo rispetto uno dell’altro e ne escono
rafforzati. E così dovrebbe essere sempre.
Mi accorgo che, mentre scrivo, ogni tanto la mano sinistra si
appoggia alla copertina del libro, quasi in una carezza e contemporaneamente
gli occhi mi si riempiono di lacrime che cerco di ricacciare indietro. Mi sono
ripromessa di non piangere leggendolo, e non l’ho fatto, e non voglio farlo
nemmeno ora.
Mi ha colpito il racconto di questo padre che si dispera
perché non ricorda cos’ha preparato per l’ultimo pranzo fatto con Giulia e
Davide, né le ultime parole che Giulia gli ha rivolto. Se avesse saputo che
erano le ultime cose che si sarebbero detti ci avrebbe prestato più attenzione,
dice. Ma non era possibile saperlo, anzi era impensabile solo ipotizzarlo.
È un piccolo libro pieno di amore questo dedicato a Giulia e
fa parte di un progetto più ampio di sostegno alla violenza di genere. So che
molti pensano che se ne parli fin troppo ma se quando vai in una scuola e un
ragazzo di 16 anni ti dice che secondo lui non esiste la violenza di genere
perché le donne oggi vanno anche a votare, bhè, io credo
che sia importante continuare a parlarne. E i toni pacati di Gino Cecchettin
sono quelli giusti. La strada è ancora lunga ma insieme si può affrontarla.
Qualcuno ha definito questo libro un prodotto ben
confezionato e messo sul mercato giusto giusto per la giornata internazionale
della donna. Mi chiedo se, oltre a guardare la data di uscita del libro lo
abbiano pure letto. Che la casa editrice abbia programmato l’uscita ci sta, ma
i contenuti ci sono e la necessità di continuare a parlarne è davvero tanta
perché le donne che continuano ad essere ammazzate dalla cultura patriarcale
sono ancora troppe.
È un libro scritto molto bene e credo si dovrebbe proprio
leggere tutti, genitori e figli, e magari poi confrontarsi seduti attorno al
tavolo.
Assegno cinque stelle, perché mi ha regalato tanta emozione e
vi auguro buona lettura.
Ottima recensione, grazie
RispondiEliminaAvrei potuto leggerlo tutto di un fiato, ma volutamente mi sono preso alcuni giorni, anche facendo qualche pausa, per meglio entrare in empatia con l'autore.
RispondiElimina