giovedì 2 settembre 2021

Recensione - "Stai Zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più" di Michela Murgia

Ed eccomi pronta per ricominciare come d'abitudine col mio amato blog. Per entrambi i mesi di luglio e agosto sono stata veramente poco al PC, qui in sicilia abbiamo avuto temperature pazzesche come anche in altre parti d'Italia, e il pensiero di accendere il PC non l'ho avuto per nulla.... ma finalmente eccomi qui! Mi siete mancati tanto come anche il mio amato blog!!!
Iniziamo la stagione di fine estate con una recensione di Monica sul suo ultimo libro letto, un saggio davvero interessante sulla parità di genere e le violenze psicologiche subite dalle donne.
Titolo:
Stai Zitta e altre nove frasi che non vogliamo sentire più
Autore: Michela Murgia
Genere: Saggio
Pagine: 128
Editore: Einaudi
Data di uscita: 2 marzo 2021

IBS.it

AMAZON

Di tutte le cose che le donne possono fare nel mondo, parlare è ancora considerata la più sovversiva. Se si è donna, in Italia si muore anche di linguaggio. È una morte civile, ma non per questo fa meno male. È con le parole che ci fanno sparire dai luoghi pubblici, dalle professioni, dai dibattiti e dalle notizie, ma di parole ingiuste si muore anche nella vita quotidiana, dove il pregiudizio che passa per il linguaggio uccide la nostra possibilità di essere pienamente noi stesse. Per ogni dislivello di diritti che le donne subiscono a causa del maschilismo esiste un impianto verbale che lo sostiene e lo giustifica. Accade ogni volta che rifiutano di chiamarvi avvocata, sindaca o architetta perché altrimenti «dovremmo dire anche farmacisto». Succede quando fate un bel lavoro, ma vi chiedono prima se siete mamma. Quando siete le uniche di cui non si pronuncia mai il cognome, se non con un articolo determinativo davanti. Quando si mettono a spiegarvi qualcosa che sapete già perfettamente, quando vi dicono di calmarvi, di farvi una risata, di smetterla di spaventare gli uomini con le vostre opinioni, di sorridere piuttosto, e soprattutto di star zitta. Questo libro è uno strumento che evidenzia il legame mortificante che esiste tra le ingiustizie che viviamo e le parole che sentiamo. Ha un'ambizione: che tra dieci anni una ragazza o un ragazzo, trovandolo su una bancarella, possa pensare sorridendo che per fortuna queste frasi non le dice più nessuno.
Questo è un libro che ho voluto fortemente leggere in quanto le tematiche, condizione femminile e violenza di genere, mi interessano molto. Ridurre al silenzio una donna, o almeno provarci, rientra nella casistica di violenza. 
Troppo spesso per considerare violento il comportamento tenuto nei confronti delle donne si ritiene necessaria la presenza di numerosi lividi e, possibilmente, di diversi punti di sutura. Ebbene non è così.
Al di là della violenza fisica, immediatamente riconoscibile per altro, ne esistono forme più subdole e difficilmente individuabili ma non per questo meno tollerabili. Ridurre al silenzio una donna significa emarginarla; farle capire che non può avere un ruolo attivo nella società; che il suo posto è la casa, da far trovare pulita al marito che torna dal lavoro e in cui crescere i figli, che realizzeranno a pieno il suo essere donna. 
Non credevo a queste cose quand'ero ragazza e frequentavo le superiori e mi sembra davvero incredibile parlarne ancora oggi che sono passati quarant’anni. Eppure c’è tanta strada ancora da fare.
Quelle, come me per esempio, che sono state cresciute da chi ha visto la guerra e in famiglie patriarcali, devono continuamente mettere in discussione i tanti preconcetti sulla condizione femminile che si sono sentite ripetere fin da quando hanno aperto gli occhi. Una volta che, non ricordo nemmeno il motivo, ho fatto davvero arrabbiare mia madre lei mi disse una cosa che mostra senza alcun velo quale sia la sua visione delle donne. La frase esatta era: “Cosa vuoi saperne tu che sei solo capace di studiare.”
Già la mia grande colpa è amare la lettura ed essere sempre stata brava a scuola. E ad una donna queste sono cose che non servono. Una donna deve essere brava a fare i lavori di casa e vivere all’ombra del marito e dei figli. 
La Murgia ritrova molti luoghi comuni e frasi fatte che rimandano a questa convinzione sul femminile e la cosa che più mi ha irritata è che, nonostante la mia lotta continua con questa visione, l’essere stata cresciuta in un certo modo mi ha portato a riconoscermi in alcuni di questi stereotipi, facendomi capire che la strada è ancora lunga. Infatti non credo che tra dieci anni i ragazzi che leggeranno questo libro rideranno pensando che certe frasi, per fortuna, non vengono più usate. Mi sembrerebbe già un successo che le ragazze non riconoscessero più come propri gli esempi portati dall’autrice. Ma la vedo dura in quanto non avverto una coscienza femminista dilagante attorno a me. 
Femminismo, infatti, non è sinonimo di amore libero e di esibizione del corpo come a volte mi sembra si voglia far passare, ma è il movimento, ampio e articolato, che tende a porre l'accento sull'antagonismo donna/uomo, nel sociale come nel privato, e a realizzare una profonda trasformazione culturale e politica, riscoprendo valori e ruoli femminili in senso antitradizionale. Se le donne non comprenderanno l’importanza d'impegnarsi a livello sociale, culturale e politico, continueranno a fare il gioco dell’uomo e si accontenteranno di gestire il poco potere che lui concede loro... ad alcune di loro in verità, per tenersele buone e far sì che tengano buone a loro volta le altre donne a cui non è concesso avere alcun potere. 
È un libro che mi ha lasciato l’amaro in bocca perché mi ha permesso sia di riflettere da un punto di vista che la frenesia della vita mi aveva fatto un po’ perdere, sia di fare i conti con me stessa. Ne consiglio la lettura a tutte le donne ed anche agli uomini che credono nella parità di genere ed hanno lasciato la clava nell’armadio della loro stanza da ragazzi. Mettersi in discussione e ripartire per costruire una cultura del rispetto reciproco vorrebbe dire lasciare ai nostri figli e alle nostre figlie un mondo decisamente migliore.

Recensione di 

4 commenti:

  1. Tematica interessante, ottima recensione, grazie

    RispondiElimina
  2. Il tema è ancora molto attuale sfortunatamente sia in Italia che nel mondo. In alcuni paesi le donne sono solo una merce di scambio. Credo che ogni donna, almeno una volta nella vita, si sia sentita un'esclusa e una declassata in un ruolo che non voleva avere. Speriamo che questo nostro mondo, ancora troppo maschilista, possa raggiungere una vera parità di genere. Farebbe bene all'intera umanità. Ottima recensione...molto sentita.

    RispondiElimina
  3. Purtroppo hai ragione. Credo però che stia a noi donne cambiare le cose. Siamo noi che in primis educhiamo i figli e dovremo deciderci ad insegnare ai maschi che non sono principi ai quali non si può dire di no. È una tematica che seguo molto, grazie di averlo notato.

    RispondiElimina

I vostri commenti alimentano il mio blog!
Se quello che ho scritto ti è piaciuto, lascia un segno del tuo passaggio. Te ne sarò grata.