giovedì 30 settembre 2021

Recensione - "La passione per la libertà" di Pier Franco Quaglieni

Buongiorno ragazzi... con i libri capita a volte, per fortuna non troppo spesso, di non essere in linea con il testo. E' normale avere i propri gusti personali e non trovare riscontro con le idee altrui. Purtroppo questo è successo a Monica che non ha gradito la sua ultima lettura.... di seguito la sua opinione.
Titolo: La passione per la libertà
Autore: Pier Franco Quaglieni
Genere: Biografia
Pagine: 240
Editore: Buendia Books
Data di uscita:  9 settembre 2021

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Il libro, con il rigore storico e la chiarezza che sono propri di Pier Franco Quaglieni, ci ricorda alcune figure della storia italiana recente: tra gli altri, Alfredo Frassati, Federico Chabod, Guido Ceronetti, Philippe Daverio, Vittorio Mathieu, Ottavio Missoni, Massimo Mila, Piero Ostellino, Giampaolo Pansa, ma affronta anche temi controversi della storia italiana, aiutandoci a liberarci dalle semplificazioni ideologiche manichee, da certi nuovi revisionismi che stanno emergendo e che soffocano la ricerca storica. Intende affermare il diritto alla piena libertà di opinione ai sensi dell'articolo 21 della Costituzione, che non appare oggi così scontato. Le vulgate vecchie e nuove, figlie di un'ignoranza generalizzata, sono sempre in agguato. La passione per la libertà, che riecheggia un titolo pannunziano su Tocqueville, è un invito al rispetto di tutte le idee, uno dei cardini della civiltà liberale, oggi da troppi calpestata in nome di fanatismi politici che pensavamo appannaggio di un passato sepolto. Si aggiungono pagine autobiografiche che ripercorrono la storia liberale della famiglia dell'autore che contribuiscono a far conoscere da vicino la sua storia.
Che dire? Ben scritto, nel senso corretto da un punto di vista grammaticale. Questo libro mi ha fatto pensare ai miei studi universitari. I peggiori professori erano quelli più pieni di sé che ogni anno sfornavano un nuovo libro di testo. Alcuni pretendevano anche che gli studenti lo portassero all’esame per dimostrare che lo avevano comprato. In genere erano i libri più incomprensibili, pieni di paroloni dotti ma poveri di significati profondi. Ecco, questo libro mi ha lasciato davvero poco e l’ho trovato molto autocelebrativo. 
L’autore, che non conoscevo, parla di molti personaggi, dei quali ne conoscevo forse quattro o cinque, ma lo fa non raccontando qualcosa, ma sempre esprimendo un giudizio. In un primo momento mi sono sentita davvero ignorante anche perché ho dovuto usare il vocabolario ogni due per tre. Un libro, secondo me, deve essere comprensibile. Mi piace che ci siano alcune parole non di uso comune perché è bello arricchire il proprio vocabolario. Ma il linguaggio deve essere semplice. Ricordo libri di Marketing o di Psicologia Clinica scritti da professori molto validi che si leggevano scorrevolmente e permettevano di apprendere la materia comprendendola senza eccessiva difficoltà e piacevolmente.
Ecco, non è il caso di questo testo che mi ha costretta spesso a rileggere, a volte inutilmente, varie pagine. 

L’autore è molto critico su certi argomenti ma non mi è stata mai chiara quale fosse la sua visione di particolari argomenti. Per tutti cito la storia delle Foibe, sulla quale speravo davvero di sentire una nuova opinione. Mi sono trovata a leggere delle brevi asserzioni non motivate e spiegate. Molti, troppi, concetti vengono dati per scontati. Allora, se è un libro rivolto ad una nicchia colta orbitante attorno all’Università di Torino, ci sta. Ma al di fuori di quella orbita se le cose non vengono ben argomentate credo che possa risultare di difficile comprensione, come è stato per me.
Spesso l’autore esprime forte condanna nei confronti di fascisti e comunisti ma a me alcune affermazioni hanno fatto pensare. Per esempio lui afferma che 
“…non si può parlare delle Fosse Ardeatine senza ricordare l’attentato di Via Rosella a opera di due terroristi comunisti che non si costituirono…”
...lasciando intendere che il massacro delle Fosse Ardeatine fosse da imputare ai responsabili dell’attentato di via Rosella. E può essere, ma allora quando parla delle Foibe perché fa riferimento con malcelato disprezzo ai “giustificazionisti delle foibe” che magari vanno a tentare di spiegare dei fatti comunque condannati con quanto accaduto in precedenza?
O ancora  quando scrive che “lo scempio dei cadaveri in Piazzale Loreto fu una vergogna” (e mi trova d’accordo) perché non aggiunge, per esempio, come lo fu quello che si verificò a S. Anna di Stazzema?
Non mi è piaciuto nemmeno il suo attacco ripetuto all’ANPI che ritiene responsabile di celebrare il XXV aprile con manifestazioni di parte che giustificano il fatto che molti italiani possano parteciparvi malvolentieri senza fare alcun accenno alla strumentalizzazione di tale ricorrenza operata da politici di altra parte politica.
Concludo riportando una citazione del testo che mi ha ulteriormente colpita:
“…c’è da domandarsi se la presenza di fascisti in Italia sia un fatto patologico rispetto alla democrazia o non si debba invece considerare, visto il numero molto ridotto di nostalgici, un fatto fisiologico ad un sistema democratico, in quanto gli apologeti della violenza e della forza sono forse un elemento irriducibile in ogni umana società…”
Ecco, per come Quaglieni si è presentato competente sulle vicende politiche del nostro Paese, mi chiedo come possa ridurre un fenomeno con manifestazioni in continua e preoccupante ripresa a “ridotto numero di nostalgici”. Questa affermazione mi sembra davvero incredibile.
Penso abbiate capito che il libro non mi è piaciuto. Assegno due stelle per la grammatica e auguro buona lettura a chi vorrà comunque leggerlo. E aspetto i vostri pareri.

Recensione di

4 commenti:

  1. Bene, grazie per la recensione, ma credo proprio che salterò questa lettura

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    1. Posso capire... ma se segui il blog sicuramente hai una lunga lista...

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  2. Capita anche a me a volte....nonostante la sinossi fa pensare diversamente...

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    1. Già, poi magari ad altri può piacere... il mio è un parere personale non un giudizio assoluto. Cuao

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