giovedì 4 marzo 2021

Recensione di “L'ultimo treno per la libertà” di Meg Waite Clayton

Anche se il giorno della memoria è ormai lontano, non esiste giorno in cui non dovremmo parlare della tragedia dell'Olocausto. Tante storie, tanti film... tanti libri che descrivono diversi momenti ancora all'oscuro. Vincitore di prestigiosi premi internazionali e ispirato a una vicenda realmente accaduta, "L'ultimo treno per la libertà" è la storia di una donna che anche quando tutto sembra perduto continua a lottare con coraggio contro le ingiustizie. È la storia di due ragazzi che vogliono afferrare la vita e viverla nonostante la guerra. È la storia di come ognuno di noi può fare la differenza, per non dimenticare la natura meravigliosa dell'animo umano..
Titolo:
L'ultimo treno per la libertà
Autore: Meg Waite Clayton
Genere: Narrativa storica
Pagine: 544
Editore: HarperCollins
Data di uscita: 21 gennaio 2021

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Il treno fischia all'avvicinarsi della stazione, il confine tra la Germania e l'Olanda è vicino. Truus Wijsmuller sa che non può permettersi nemmeno un errore. Manda i tre bambini che viaggiano con lei a lavarsi le mani e affronta, armata solo di un passaporto olandese e di un piccolo anello di bigiotteria, i controlli della guardia nazista. Questo non è il primo viaggio di Truus, eppure ogni volta è come la prima, il cuore in gola e il coraggio che la sostiene sapendo che la sua missione è più importante di tutto: salvare quanti più bambini ebrei possibile, farli salire sul treno che li porterà lontano dalle atrocità naziste. È il 1936 e l'Austria sta per essere annessa alla Germania. Per Stephan Neuman i nazisti sono poco più che dei violenti brutti ceffi. Ha solo quindici anni, il suo sogno è fare lo scrittore ed è il figlio di una ricca famiglia ebrea viennese. La sua migliore amica è Žofie-Helene, una ragazza cattolica appassionata di formule matematiche, la cui madre lavora per un giornale antinazista. Ma l'innocente adolescenza dei due ragazzi sta per infrangersi come un cristallo di fronte alla violenza del regime di Hitler. Gli altri paesi stanno chiudendo le loro frontiere, una massa di persone disperate si accalca ai confini per fuggire. Eppure, anche nell'oscurità, c'è una luce che continua a splendere, perché Truus Wijsmuller è determinata a salvare tutte le vite che può. E per farlo arriva a sfidare Eichmann: in una corsa contro il tempo dovrà condurre centinaia di bambini e ragazzi in un pericoloso viaggio in treno da Vienna fino in Inghilterra. Un treno verso la salvezza, un treno verso la libertà. 
Oggi vi parlo di un libro difficile, bellissimo, straziante, crudo. 
Una storia nella Storia quella raccontata sui libri e da chi è sopravvissuto ad un inferno chiamato Olocausto.
Tutto parte qualche anno prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, quando la vita per molti scorre ancora normalmente, anche se si sente ribollire, sempre più forte, un grande pentolone fatto di ingiustizie e soprusi.
In questo clima teso, dove in tanti si voltano dall’altra parte, facendo finta di ignorare l’evidenza, si snodano le vite dei protagonisti di questa storia affascinante, romanzata, ma che si rifà alle gesta di una donna realmente esistita, Truus Wiismuller. 
Tante Truus, zia Truus, è una donna a cui il destino ha negato la gioia della maternità, ma che diventa l’eroina che salverà la vita a più di diecimila bambini innocenti, bambini per lo più di origine ebraica, che vengono affidati a lei per riuscire ad andar via dai Paesi più “caldi” come la Germania e l’Austria, quando la situazione inizia a farsi realmente pericolosa ed irreversibile. 
Questa donna è l’emblema della forza, del coraggio, e in lei possiamo trovare la speranza, il messaggio che forse non tutto è perso, che si può dire no alle ingiustizie, che il nostro comportamento può fare la differenza, anche se riusciamo a salvare un solo essere umano, perché “uno è sempre più grande di zero” .

Totalmente agli antipodi troviamo il secondo personaggio della nostra storia, Stephan Neuman, un ragazzino appartenente ad una ricca famiglia viennese di origine ebraica e che proprio per questo dovrà dimenticare troppo in fretta cosa significa essere un bambino, dovrà rinunciare a tutto, restando travolto dagli eventi e dovendo assistere a ciò a cui nessuno dovrebbe mai assistere. 
La sua è la vicenda che più mi ha colpito, perché se da un lato abbiamo Truus Wiismuller che ci trasmette la voglia di combattere, dall’altro troviamo il dolore di Stephan, un dolore che diventa un po’ anche nostro, un senso di vuoto a cui a volte mi è capitato di ripensare anche in momenti della giornata in cui non stavo leggendo il libro e che mi ha fatto arrabbiare, mi ha fatto pensare che è davvero incredibile il livello di disumanità a cui l’uomo può scendere.
Il libro per me è scritto in modo scorrevole, elegante, preciso e coinvolgente. Ogni parola sa trasmettere l’ansia o la gioia del momento raccontato, facendoci sentire parte di una storia sicuramente molto più grande di tutti noi.

Questo è un libro da leggere senza alcuna ombra di dubbio, un libro che fa piangere, ma che ci da una grande lezione di vita. 
Perché quello che è stato non deve essere mai più.
Perché ognuno di noi può essere Stephan e perdere in un attimo tutto il proprio mondo.
Perché ognuno di noi deve essere Tante Truus, per dimostrare che la paura è reale e forte, ma altrettanto forte è il coraggio, perché “il coraggio non è la mancanza di paura, ma piuttosto andare avanti ignorandola”.
Cinque stelle strameritate per questo bellissimo libro!


Recensione di

2 commenti:

  1. Libro interessante e toccante argomento; ottima recensione, grazie

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  2. Libro interessante! Parlare di Olocausto non è facile. Bella recensione.

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