Editore: Mondadori
Data di uscita: 19 novembre 2024
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«Oggi le mafie non sparano, ma il loro potere non è mai stato così forte.» In questo nuovo saggio Nicola Gratteri e Antonio Nicaso ci riportano nel cuore oscuro della criminalità organizzata, svelandone i legami nascosti con i mercati finanziari e la politica e di - mostrando come essi siano ormai diventati, di fatto, «una cosa sola». Abbandonata la plateale violenza del passato, le mafie oggi sono vere e proprie imprese globali, capaci di gestire transazioni economiche complesse, nascondere i loro guadagni attraverso il riciclaggio e collaborare con grandi reti di criminalità internazionale. Il loro potere, ormai, si estende ovunque, dall'Europa all'America Latina, dall'Africa all'Asia, infiltrando le istituzioni e minando la stabilità delle economie locali. Grazie a una raffinata strategia di mimetismo, approfittando di regole deboli e della complicità dei colletti bianchi, le mafie si sono insinuate in molti settori chiave, quali la finanza, le grandi opere, le energie rinnovabili, l'immobiliare. Dai paradisi fiscali ai circuiti finanziari digitali, le loro attività illecite sono ormai una parte imprescindibile del sistema economico mondiale. Attraverso un'analisi lucida e documentata, testimonianze dirette e casi studio, gli autori mostrano come questo legame sempre più stretto tra mafia, politica e imprenditorialità stia compromettendo non solo la fiducia dei cittadini nelle istituzioni, ma anche la crescita e lo sviluppo economico dei paesi corrotti. E solle vano una domanda, tanto urgente quanto inquietante: se le mafie non sono più visibili, sarà possibile fermarle prima che sia troppo tardi? Poiché «il loro silenzio è il nostro allarme più grande, e ignorarlo significa cedere alla loro nuova e devastante forma di potere.»
Chi segue i miei
consigli di lettura sa che amo i saggi e per questo motivo ho scelto di leggere
questo libro. Confesso che è un saggio tanto, troppo saggio anche per me. Sono
solo duecento pagine ma mi sono sembrate almeno il doppio. Pieno di dati, di
nomi, di cifre. Davvero un lavoro di ricerca enorme e completo ma duro da
leggere e digerire perché non si è lasciato spazio al cuore. Tranne che per un
passaggio che, infatti, è l’unico che mi ha colpito e mi è rimasto impresso.
Raccontano di
“Lira, una giovane albanese che sognava di fare la modella e che invece è stata indotta a prostituirsi per saldare un debito che il padre aveva contratto con alcuni usurai. Intrappolata in un ciclo di sfruttamento e violenza, dopo qualche anno è riuscita a trovare aiuto in un’organizzazione che supporta le vittime della prostituzione e a lasciare quel mondo che le ha distrutto la giovinezza.”
Dopo la breve storia
di questa ragazza gli autori concludono con una osservazione che mi ha proprio
colpita:
“Chi avrà il coraggio di dirle che i proventi delle prestazioni a cui è stata costretta in tutti questi anni hanno contribuito a rendere l’Italia economicamente più ricca, facendole rispettare i termini del patto di stabilità? In certi momenti è meglio non pensarci, soprattutto quando si riflette sul lavoro di tanti servitori dello Stato che, nonostante tutto, continuano a dare la caccia ai mafiosi e ai loro patrimoni.”
Da cosa deriva questa
constatazione? Dal fatto che
“Dal 2014, su indicazione di Eurostat, infatti, si è deciso di inserire nel calcolo del Pil alcune attività illegali, come il traffico di droga, lo sfruttamento della prostituzione e il contrabbando di sigarette, riconoscendone l’impatto sulla ricchezza nazionale dei paesi che aderiscono all’Unione Europea. Reati come l’estorsione sono stati esclusi, in quanto sottrarrebbero risorse al ciclo produttivo”.
Ecco. Facendo un
riassunto brevissimo la criminalità organizzata è oggi infiltrata in ogni piega
del tessuto sociale. Magari spara meno ma la ritrovi ovunque, rifiuti,
ecologia, frodi legate alla rete, droga, prostituzione, corruzione, e via
andare. Non è più legata al territorio in cui è nata ma opera nel mondo intero.
Si conosce praticamente tutto sul suo operato, come dimostra anche questo
libro. Eppure i vari Stati non sono in grado di debellarla. Che sia perché è
infiltrata anche nelle amministrazioni pubbliche e c’è sempre qualcuno che sa
deviare il corso delle indagini quando si avvicinano troppo al marcio?
Ma soprattutto quanto
c’è di etico nel considerare parte della ricchezza prodotta da un paese i
proventi del traffico di droga e della prostituzione o del contrabbando? Come
può essere ammissibile una cosa del genere? Credo che in futuro mi verrà la
pelle d’oca ogni volta che al telegiornale sentirò parlare del Pil del Paese.
È un libro che mi ha
lasciato tanta amarezza. Assegno quattro stelle perché avrei voluto trovarci
più storie di persone e non solo freddi dati. Però è scritto bene e merita di
essere letto. Può essere un valido aiuto anche per chi vuol fare una ricerca
sull’argomento.
Buona lettura.
Thanks for your review
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