Autore: Michela Murgia
Genere: Narrativa
Pagine: 144
Editore: Mondadori
Data di uscita: 16 maggio 2023
AMAZON
S'innamorano di una sagoma di cartone o di un pretoriano in miniatura, odiano i bambini pur portandoseli in grembo, lasciano una donna ma ne restano imprigionati, vomitano amore e rabbia, si tagliano, tradiscono, si ammalano. Sono alcuni dei personaggi del nuovo libro di Michela Murgia, un romanzo fatto di storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva. "Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita." A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore, ma è sempre un mutamento d'orizzonte delle tue speranze che non lascia scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli, perché sei stato tu a generarlo. In stato di grazia, Murgia scrive per tutti noi un libro estremamente originale che rimanda a una costellazione di altri grandi libri: Il crollo di Fitzgerald, Lo zen e il tiro con l'arco di Herrigel e L'anno del pensiero magico di Didion.
Genere: Narrativa
Pagine: 144
Editore: Mondadori
Data di uscita: 16 maggio 2023
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S'innamorano di una sagoma di cartone o di un pretoriano in miniatura, odiano i bambini pur portandoseli in grembo, lasciano una donna ma ne restano imprigionati, vomitano amore e rabbia, si tagliano, tradiscono, si ammalano. Sono alcuni dei personaggi del nuovo libro di Michela Murgia, un romanzo fatto di storie che si incastrano e in cui i protagonisti stanno attraversando un cambiamento radicale che costringe ciascuno di loro a forme inedite di sopravvivenza emotiva. "Una sera ti metti a tavola e la vita che conoscevi è finita." A volte a stravolgerla è un lutto, una ferita, un licenziamento, una malattia, la perdita di una certezza o di un amore, ma è sempre un mutamento d'orizzonte delle tue speranze che non lascia scampo. Attraversare quella linea di crisi mostra che spesso la migliore risposta a un disastro che non controlli è un disastro che controlli, perché sei stato tu a generarlo. In stato di grazia, Murgia scrive per tutti noi un libro estremamente originale che rimanda a una costellazione di altri grandi libri: Il crollo di Fitzgerald, Lo zen e il tiro con l'arco di Herrigel e L'anno del pensiero magico di Didion.
Mi ha creato una forte emozione leggere questo libro e sapere
che Murgia non è più tra noi. Che non avrei più sentito le sue spiegazioni
delle cose della vita espresse in un linguaggio così semplice da sembrare
banale ma che, da sola, non sarei mai riuscita a mettere in fila. Più che un
romanzo lo definirei una raccolta di racconti ma tutti legati tra loro. In ogni
storia il protagonista si trova di fronte a qualcosa che comporta un grosso
cambiamento per la sua vita. Nel primo la protagonista, di fronte ad una
diagnosi medica nefasta, reagisce sentendo il bisogno di attribuire la colpa di
quel male a sé stessa o a qualcosa o a qualcuno. L’ipotesi dell’incidente
statistico le risulta insopportabile. La risposta del medico l’ho trovata
stupenda:
“Lei scrive… (…). Nessuna specie in natura lo sa fare, solo gli esseri umani. Conosce altre lingue oltre l’italiano? … (…) Preferirebbe non saper fare nessuna di queste cose a patto di non ammalarsi mai? Gli organismi unicellulari non sviluppano neoplasie, ma non imparano lingue. Le amebe non scrivono romanzi.”In queste poche frasi, il medico trasforma il male da avversario da distruggere a complice della complessità della paziente; alla quale non resta che accettare il suo destino perché l’alternativa le appare, ora, peggiore.
La vita spesso ci mette di fronte a dei no che non siamo disposti ad accettare. Immaginiamo una giovane coppia che non riesce ad avere figli. Possono scegliere se accettare quel no o se tentare qualsiasi strada per riuscire a ottenere quel figlio, che la natura si ostina a negare loro. Nel racconto, che affronta questo tema, lo strumento per ottenere quanto desiderato sarà il corpo di una amica che, pur non sopportando i bambini si “presta” a fare da incubatrice per quello dei suoi amici. Credo sia una scelta che non potrei mai fare né chiedere a una donna di fare per me, va oltre la mia comprensione ma non mi ergo a giudice così come non fa Murgia. Non giudico perché, nel caso descritto non è una scelta fatta per soldi ma per amicizia e nessuno speculerà su questa nuova vita.
Un altro racconto parla del rapporto col cibo, personale e sociale e di come i due aspetti si incrocino. Sembra davvero che tutte le relazioni ruotino attorno alla tavola: dal semplice caffè all’aperitivo, dal pranzo alla cena, le persone non sono che:
“Una turba perennemente affamata che se non sta masticando non decide niente, dal tingere o tenere i capelli bianchi fino al nome del figlio in arrivo.”
Al punto che:
“Sottrarsi più di due volte alla socializzazione del cibo è impossibile. Cominciano a chiederti se stai male.”
La protagonista di questo racconto ha un rapporto complesso col cibo e ne parla con una lucidità incredibile. A quante persone succede? Quante volte non ci si rende conto di cosa c’è dietro e di quanta sofferenza bisogna provare per portare il corpo a certi livelli.
E poi si procede con argomenti quali la parità di genere, l’educazione, le relazioni scuola famiglia e tanti altri che ognuno di noi si è trovato ad affrontare in determinati momenti della propria vita ma che, magari, non ha mai saputo analizzare come fa Murgia. È un libro che aiuta molto a farlo, specialmente per quei momenti della vita che sembrano, o sono, particolarmente ostici.
Scritto bene, breve e suddiviso in brevi episodi, ben si adatta anche a chi non ha molto tempo da dedicare alla lettura e non ama interrompersi sul più bello.
Assegno quattro belle stelle e vi consiglio di leggere e riflettere…ne sarete contenti. Ecco, sì, lo definirei un libro da meditazione, ben abbinabile ad un buon vino, quale il veronese Amarone, o a una semplice e buona tisana.
Recensione di
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