lunedì 8 luglio 2024

Recensione - "Eichmann. Dove inizia la notte. Un dialogo fra Hannah Arendt e Adolf Eichmann" di Stefano Massini

Titolo:
Eichmann. Dove inizia la notte
Autore: Stefano Massini
Genere: Politica
Pagine: 128
Editore: Fandango Libri
Data di uscita: 19 gennaio 2024

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Nel 1960 viene arrestato in Argentina Adolf Eichmann, il gerarca nazista responsabile di aver pianificato, strutturato e dunque reso possibile lo sterminio di milioni di ebrei. Dai verbali degli interrogatori a Gerusalemme, dagli atti del processo, dalla storiografia tedesca ed ebraica oltre che dai saggi di Hannah Arendt, Stefano Massi-ni trae questo dialogo di feroce, inaudita potenza. Il testo è un atto unico, un'intervista della stessa Arendt a colui che più di tutti incarna la traduzione della violenza in calcolo, in disegno, in schema effettivo. In un lucidissimo riavvolgere il nastro, Eichmann ricostruisce tutti i passaggi della sua travolgente carriera, dagli albori nella piccola borghesia travolta dalla crisi fino all'ebbrezza del potere, con Hitler e Himmler raccontati come mai prima, fra psicosi e dolori addominali, in un tripudio di scuderie, teatri e salotti. Da una promozione all'altra, in un crescendo di poltrone, prestigio e denaro, si compone lentamente il quadro della Soluzione Finale, qui descritta nel suo aspetto più elementare di immane macchina organizzativa: come si sperimentò il gas? Quando fu deciso (e comunicato) l'inizio dello sterminio? Come si gestiva in concreto l'orrore di Auschwitz? Ed ecco prendere forma, passo dopo passo, una prospettiva spiazzante: Eichmann non è affatto un mostro, bensì un uomo spaventosamente normale, privo di alcun talento se non quello di trarsi d'impaccio, capace di stupire più per la bassezza che per il genio. Incalzato dalle domande della filosofa tedesca, egli si rivela il ritratto squallidissimo dell'arrivismo, della finzione, del più bieco interesse personale, ma niente di più. È mai possibile che l'uomo più temuto da milioni di deportati, il cui solo nome incuteva terrore, fosse un essere così vicino all'uomo medio? Contraddittorio, superficiale, perfino goffo, Eichmann assomiglia a noi più di quanto si possa immaginare. Ma è proprio qui, in fondo, che prende forma il male: nella più comune e insospettabile piccolezza umana.

Dopo aver letto Il Carnefice sono stata inevitabilmente attratta da questo libro che mette sulla copertina in bianco e nero il nome di Eichmann in stampatello maiuscolo e rosso. Si tratta di un copione teatrale. Un atto unico nel quale su un palcoscenico, semivuoto e poco illuminato, due persone dialogano su come sia stato possibile arrivare a decidere di mettere in atto la Soluzione Finale senza che nessuno tentasse di riportare alla ragione la classe dirigente.
Da un lato un ex gerarca nazista scappato in Argentina per non rispondere delle sue azioni. Dall’altro una filosofa ebrea fuggita in America per salvarsi dalle deportazioni nei campi di sterminio.
Da un lato una calma glaciale. Dall’altro un dolore assurdo misto a rabbia e incredulità.
È un dialogo a volte quasi surreale nel quale il gerarca sembra stupirsi di fronte all’incapacità della donna di comprendere che quel che è stato fatto andava fatto perché così era stato deciso e lui, come i suoi colleghi, non avevano fatto altro che eseguire degli ordini.
Erano soldati e quello dovevano fare: eseguire gli ordini.

Lui, d’altro canto, non nutriva alcun astio nei confronti degli ebrei. Anzi. Li frequentava e aveva amici ebrei. E qui mi è salito l’embolo. Perché sono le stesse cose che si sentono ancora oggi. 
Ad esempio: “Non sono omofobo, ho tanti amici gay, ma…”
E poi, quando Harendt fa riferimento alla Notte dei cristalli, lui parla di scalmanati e teste calde.
E sono le stesse parole che sentiamo oggi. Non esiste un problema ma solo delle teste calde isolate, dei cani sciolti.
È davvero triste pensare che nulla sia cambiato e che la gente accetti ancora le stesse identiche spiegazioni.

Lui non comprende perché debba essere processato. Non è stata sua l’idea del gas e dello sterminio. È stata una decisione calata dall’alto. A lui, fra l’altro, fa schifo vedere la gente morta. Non avrebbe mai preso quella decisione. Inoltre, alla fine fa lui una domanda a lei: “Crede davvero che una volta che mi avrete impiccato, tutto il male sarà stato estirpato dal mondo?”
Da uomo normale che, per sete di potere, era arrivato a fare quel che aveva fatto, era perfettamente consapevole che altri uomini normali esattamente come lui, avrebbero potuto fare altrettanto. E che la molla, sarebbe sempre stata la stessa: il potere che ti permette di disporre di una vita non tua.
Assegno 4 stelle a questo libro che vi consiglio davvero di leggere.
Buona lettura.


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1 commento:

  1. Opera teatrale, a meno che non si tratti di Shakespeare, dubito fortemente faccia per me; ottima recensione, grazie

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