Autore: Susana Martìn Gijòn
Genere: Thriller storico
Pagine: 544
Editore: Ponte Alle Grazie
Data di uscita: 24 maggio 2024
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Anno del Signore 1580. Siviglia è una delle più ricche e
fiorenti città d'Europa. Dal suo porto sta per salpare la flotta delle Indie:
dovrà riportare alla Corona spagnola parte di quei tesori del Nuovo Mondo che
la stanno facendo grande. Ma l'orrore è in agguato. Sulla polena della nave da
guerra che guiderà la spedizione appare la pelle di un volto di donna,
scuoiato, dai capelli rossi... Il crimine è raccapricciante, ma più nefasto
ancora è il presagio che la superstizione dei marinai riconosce nella cruenta
insegna. A cercare con tenacia la verità è Damiana, prostituta mulatta della
Babilonia, una delle più rinomate case di tolleranza della città, collega della
vittima. Damiana ignora però di essere molto più coinvolta di quanto creda, e
la sua decisione di cercare aiuto presso l'amica d'infanzia Carlina, ora suor
Catalina, carmelitana scalza, avrà nuove terribili conseguenze.
“Alcuni personaggi appartengono al territorio della finzione e sono vissuti solo nella mia testa e in queste pagine, mentre altri fanno parte della nostra storia, il che ha reso il viaggio senza dubbio più appassionante”.Ed è proprio così. I riferimenti storici hanno reso la lettura di questo libro, per altro davvero ben scritto ed editato, estremamente piacevole e avvincente.
Sono stati messi in luce alcuni argomenti piuttosto importanti. Innanzi tutto la condizione femminile. Lo sfruttamento della prostituzione che riguardava anche bambine di undici anni. La violenza cui erano sottoposte quotidianamente e, oserei dire, normalmente è qualcosa che mi ha devastata. Il fatto poi che non fosse previsto che le prostitute potessero gestirsi da sole ma fosse necessario che un “padre” si occupasse di loro mi è sembrato davvero ulteriormente umiliante.
Ho trovato conforto nel leggere di Suor Maria De San Josè che, per il suo essere suora appartiene anche all’altra dimensione che mi ha colpito, ovvero la situazione religiosa tra vita quotidiana e Santa Inquisizione.
Anche nell’ambito religioso era praticata con normalità la violenza nei confronti di chi era considerato eretico. Ma non solo. Si avrà modo di vedere come, spesso, la violenza agita su ordine di alti prelati non aveva lo scopo di ricondurre sulla retta via le “pecorelle smarrite” ma era dovuta a motivazioni biecamente economiche.“Siamo donne! E mi domando:quando ci daranno ascolto?Ancor meno ci ascolterannose cadiamo in quei maliche vado intuendo!”
Basti pensare a come molti religiosi giustificarono le stragi fatte dai colonizzatori ai danni delle popolazioni indigene nei territori oltre oceano. D’altronde quelle persone non erano che dei “selvaggi senza Dio”.
Ecco in mezzo a questi macro argomenti si inseriscono le storie di Damiana e Carlina. Cresciute assieme in estrema povertà hanno imboccato strade estremamente diverse pur conservando un grande affetto reciproco. Carlina custodisce qualcosa di molto importante per la vita di Damiana.
Le pagine del romanzo ambientato nel 1580 sono talora intervallate da pagine scritte in corsivo, a volte non semplice da leggere per il carattere scelto ma questo rende più credibile il tutto, a partire da tre secoli prima. Personalmente ci ho messo un po’ a capire di cosa si trattava e l’importanza che quelle pagine avevano per la storia ma era giusto che fosse così.
E dunque è un bel libro e, per gli appassionati dei romanzi storici, è pure corredato di mappe dell’epoca. È scritto davvero bene. La storia intriga e appassiona. Che si può volere di più? Quattro belle stelle sono tutte meritate.
Vi auguro una buona lettura.
Interessante, grazie per la recensione
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