mercoledì 29 maggio 2024

Recensione - "Il gatto che portò la felicità" di Rui Kodemari

Titolo:
Il gatto che portò la felicità
Autore: Rui Kodemari
Genere: Narrativa
Pagine: 224
Editore: Sperling & Kupfer
Data di uscita: 16 aprile 2024

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Quello tra Ayano e Michio è un amore delicato ma esploso in fretta. Si sono conosciuti tramite un "omiai", un incontro per trovare l'anima gemella, e hanno deciso di sposarsi poche settimane dopo. Per entrambi è il secondo tentativo dopo un matrimonio andato male, la loro seconda chance per una vita felice. Dopo il trasferimento di Ayano negli Stati Uniti, dove Michio è nato e cresciuto, i due decidono di adottare un gattino. Durante una delle visite al rifugio per gatti di Ithaca, Michio si innamora perdutamente di un gatto che gli balza su una spalla: sguardo birichino e faccia pulita, macchie bianche sul petto e sulla punta delle zampe, gli ruba il cuore con un solo gesto. Maximo entra così a far parte della famiglia, e diventa da subito il protettore della casa e il garante della loro felicità. Basta un suo sguardo per cogliere i desideri di Ayano e Michio, che si perdono dentro ai suoi occhi e passano ore a osservare ogni suo piccolo movimento. Persino i graffi che lascia sui mobili mentre si aggira per la casa sono per loro motivo di tenerezza. È questo il tempo dell'amore e della cura della loro piccola famiglia. Il trio trascorre così anni splendidi nella tranquilla campagna americana. Ma Ayano e Michio devono presto venire a patti con lo scorrere del tempo, e con l'idea che l'amato Maximo non potrà proteggerli per sempre...

Quando ho terminato il libro ho pianto. Ma non parlo di semplice commozione, ma di lacrime vere e copiose che mi rigavano le guance. Era da molto che un libro non mi facesse questo effetto, sarà che le storie tra umani e animali sono il mio 'tallone di Achille'.

Maximo è il gatto protagonista di questa storia, narrata da Ayano donna di origini giapponesi. Come una sorta di diario, senza però date scandite, ci racconta brevi sprazzi di vita con della sua storia con Michio, americano di origini sempre giapponesi.

I due si sposeranno dopo pochissimo tempo di frequentazione e la loro è una vita di coppia semplice e piena di amore. Lui ha sempre voluto un gatto, aveva già le idee chiare sia su come doveva essere esteriormente che sul nome da dargli: Maximo, come il dio patrono di un lago in Guatemala visitato quando era ragazzo.

Il libro scandisce pochi attimi della loro vita, piccoli e semplici racconti che però ci faranno conoscere le loro storie. Maximo sarà il collante che terrà sempre in loro la gioia delle piccole cose.

Ho sentito questa storia appartenermi come se fosse un po' la mia. Io e mio marito non abbiamo voluto figli e abbiamo un cane. Tutta la nostra vita ruota attorno a lui, parte integrante della nostra quotidianità. Ogni suo movimento, ogni sua posa buffa e immortalata nelle nostre menti ed è sempre motivo di risate... Così come ad Ayano e Michio, ogni graffio su un mobile è solo una traccia, un ricordo scalfito e indelebile di un gatto che amano.

Io adoro la letteratura giapponese, il loro modo di scrivere ed esprimere i pensieri sempre delicati e legati magari a qualche tradizione. Tutto il libro è una poesia. Dolce, sensibile... semplice.

Fin dall'inizio sapremo come finirà la storia, perché in qualche modo Ayano ci preparerà all'inevitabile conclusione. Avendo un cagnolino già in età avanzata ho sentito profondamente quella sensazione di disagio e cruda realtà. Ho letto quello che già immagino un giorno succederà anche a noi e al solo pensiero piango. Ma come Ayano mi ha insegnato... bisogna pensare che ogni momento è un regalo da passare insieme. Bisogna costruire dei ricordi e tenerli stretti al cuore, perché anche dopo che quel giorno sarà giunto, il nostro amico peloso sarà sempre con noi.

Un piccolo libro con soavi parole, dolci ricordi e un grande messaggio di amore. Leggetelo.


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