giovedì 7 luglio 2022

Recensione - "La guerra dentro. Martha Gellhorn e il dovere della verità" di Lilli Gruber

Ciao a tutti! Oggi Monica si è cimentata in una lettura che lei adora, un saggio, che però questa volta non ha proprio soddisfatto le sue aspettative. 
Titolo:
La guerra dentro
Autore: Lilli Gruber
Genere: Saggio, Biografia
Pagine: 288
Editore: Rizzoli
Data di uscita: 21 settembre 2021

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«A Martha Gellhorn», recita la dedica della prima edizione di "Per chi suona la campana", il capolavoro di Ernest Hemingway. Tutto qui, un nome e un cognome: quelli della più grande corrispondente di guerra del Novecento. La donna che con Hemingway ha mosso i primi passi da giornalista sul campo, nel 1937, a Madrid sotto le bombe. Che presto è diventata più brava di lui nel mestiere di raccontare i fatti. Che lo ha amato, sposato, lasciato, in un'appassionata storia d'amore tinta di rivalità. E che per tutta la vita ha avuto una sola missione: «Andare a vedere». I reportage rigorosi e avvincenti di Gellhorn coprono i fronti più caldi del secolo breve: è stata sul confine della Finlandia durante l'invasione russa (trovando il tempo per una cena con Montanelli) e accanto alle truppe alleate a Montecassino; è stata la prima reporter donna a sbarcare sulle spiagge della Normandia e poi a entrare a Dachau liberata dagli americani. È andata in Vietnam, decisa a smascherare le menzogne della propaganda ufficiale Usa. Una carriera attraversata dalla gloria e dalla tragedia, segnata dalla solitudine delle donne indipendenti e controcorrente. Oggi le guerre sono cambiate, l'ingiustizia ha preso altre forme, ma nessuno dei problemi contro cui Martha ha passato la vita a battersi è stato risolto. Sono sempre i più poveri, a cui lei ha saputo dar voce, a pagare i conflitti militari ed economici. Sono ancora le donne, come è successo a lei, a dover faticare di più per farsi strada, in guerra come in pace. In queste pagine, che illuminano gli anni più folgoranti di Gellhorn, la sua voce si intreccia con quella di Lilli Gruber, che interpella anche altri grandi corrispondenti. Raccontando, di battaglia in battaglia, la bellezza e la responsabilità del giornalismo in un tempo che ha più che mai bisogno di verità.
Ho iniziato a leggere questo libro con altissime aspettative. Seguo volentieri i programmi di Lilli Gruber e quasi sempre mi piace la linea che dà alle interviste. Per un certo periodo della mia adolescenza ho sognato di fare la giornalista e quindi vedo le donne che svolgono questa professione con molta simpatia.
Ebbene non posso dire di essere entusiasta di quanto ho letto. Ho trovato alcune ripetizioni di troppo e non ho capito come ha strutturato il libro. Sembrerebbe trattarsi della biografia di Martha Gellhorn, grande corrispondente di guerra del Novecento. Ma poi inserisce altre e altri inviati che mi hanno un po’ lasciata perplessa, specialmente quando intervista suo marito. Ecco questa parte mi è parsa leggermente autoreferenziale. Avrei sicuramente preferito si fosse concentrata solo su Martha.
Ma è una mia opinione e quindi va presa con le pinze. Il libro è ben scritto e ben editato (e mi avrebbe stupita il contrario).
Non sapevo chi fosse Martha Gellhorn e mi è piaciuto davvero tanto conoscere questa donna che già negli anni trenta del secolo scorso ha saputo affermare la propria personalità, indipendenza e autonomia svolgendo un lavoro che, ancora oggi, non è facile per una donna.
Fino a che la salute glielo ha permesso Martha ha scelto di andare in prima linea a vedere e, soprattutto, capire quello che stava succedendo per poi riportarlo al mondo. E voleva raccontarlo fino a quando nessuno avesse potuto negare l’evidenza dei fatti. Ha voluto scrivere “di conflitti con una costante attenzione ed empatia verso le vittime civili, le donne e i bambini, i poveri e i dimenticati… tuonare contro l’arroganza del potere e la stupidità dei governanti”.

Da una lettera alla sua amica Eleanor Roosvelt:
 “Forse perché sono una donna non riesco a non vedere la storia dal punto di vista della gente comune”.
Durante il suo incarico in Spagna, ai tempi della guerra civile, nasce la storia d’amore con Ernest Hemingway, anche lui inviato di guerra ma con una visione molto più centrata su se stesso che sugli eventi in corso. Successivamente si sposano e prendono casa a Cuba, ma a Martha il ruolo di moglie sta stretto e quando in Europa esplode il secondo conflitto mondiale comincia a scalpitare. Scrive al marito:
“Devo vivere a modo mio, non solo a modo tuo, o non ci sarebbe nessuna me per amarti. Non ti piacerei davvero, se costruissi un bel muro alto di pietra intorno alla finca e mi mettessi lì seduta”.
Questo scatenerà la “tremenda vendetta di Hemingway contro una moglie troppo indipendente: la colpisce là dove le fa più male, il lavoro la sua ragione di vita”.

Funziona sempre così, no?  Quando una donna si sottrae al ruolo, che sembra essere stato prestabilito per lei, in qualche modo gliela si deve far pagare.
Martha non si arrende e riesce comunque a riprendersi il suo lavoro e a farlo meglio di lui e di molti altri colleghi maschi. Sarà la sola inviata di guerra donna ad arrivare in Normandia e ne è stata talmente entusiasta da affermare:
“Se ne scriverà per cent’anni e chiunque l’abbia vista non potrà mai dimenticarla”.
Nei suoi articoli Martha non mette mai al centro se stessa ma solo la realtà dei fatti, anche quando è scomoda, e questo le procurerà qualche guaio perché “Controllare il messaggio che arriva ai cittadini è un imperativo categorico per tutti i governi, democratici e non, quando devono vendere una guerra all’opinione pubblica”.
Eppure Martha ha fortemente voluto fare questo lavoro e dalla Guerra civile in Spagna ha coperto le guerre nel mondo fino a quella del Vietnam. In una delle sue lettere si legge:
“Probabilmente, il motivo per cui sono stata sempre così felice in guerra (oltre al fatto di non essere mai stata colpita) è che la guerra è la più grande di tutte le follie e consente a chi la vive di gettar via l’intero armamentario della quotidianità e comportarsi da folli...Penso che la ragione per cui si può essere pieni di gioia in tempo di guerra sia che lo spirito, invaso dall’orrore, cerca di sfuggirvi concentrandosi su tutto quanto di bello può esserci al mondo…Il semplice fatto meraviglioso di essere vivi”.
Solo con questa filosofia di vita ritengo si possa svolgere un lavoro così rischioso e scomodo con tanta passione.
Una cosa che condivido con Martha è la convinzione che nella vita niente ti venga mai regalato e che bisogna essere disposti a pagare un prezzo per le scelte che si fanno. A quanto ho letto lei lo ha sempre fatto tranne una volta. E mi ha piuttosto delusa quel suo particolare comportamento. Amareggiata perché da una persona forte e coraggiosa come lei non me lo sarei aspettata. Ma si sa, ognuno ha il suo modo di vedere le cose e non è detto che il mio sia quello giusto. Non vi è chiaro di cosa sto parlando? Bè, lo spoiler non è contemplato, lo sapete. Chi leggerà il libro scoprirà quale comportamento ho disapprovato e, se vorrà, ci confronteremo.
Al di là della vita di Martha questo libro affronta anche il tema di cosa sia  e quanto sia ancora attuale la professione di inviato di guerra in un mondo in cui le notizie viaggiano così veloci da rendere quasi obsoleti ormai i quotidiani cartacei. Ho molto apprezzato questa parte del libro e le riflessioni che l’autrice ne ricava. È vero che la rete ci permette di avere tantissime notizie in tempo reale oggi ma, è anche vero che questa velocità non sempre permette di verificarne la veridicità. È anche vero, però, che non tutti i giornalisti hanno l’etica di Martha. E allora? L’unica cosa che mi sento di dire è che, anche da questo punto di vista stiamo vivendo in un mondo molto difficile.
Non voglio dilungarmi oltre e riassumendo confermo che gli argomenti trattati mi sono piaciuti ma non avendo apprezzato la struttura della narrazione che mi ha creato qui e lì un po’ di confusione mi sento di assegnare a questo libro tre stelle e mezzo che è comunque un buon punteggio. 
Buona lettura a voi.

Recensione di

2 commenti:

  1. Bella recensione, ma temo non faccia per me; grazie lo stesso

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  2. Non ho mai apprezzato molto Lilli Gruber come giornalista e conduttrice ma la storia di Martha Gellhorn è veramente interessante. Mi informerò ❤️. Bellissima la tua recensione che ho letto tutta d'un fiato ❤️

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