venerdì 1 luglio 2022

Recensione - "Il canto di Calliope" di Natalie Haynes

Benvenuto Luglio! Col suo caldo asfissiante e l'umidità al 92%... veramente una temperatura piacevole qui a Palermo... venite venite da noi al mare... si sto iniziando a delirare, ma sudare stando fermi è pazzesco! Mi sta venendo difficile anche leggere in questi giorni, chiusa in casa. Ma comunque questo abbiamo e questo dobbiamo sopportare. Oggi Monica ci parla del canto di Calliope. Lei adora i libri che parlano di donne e questa è stata una lettura che centra questo argomento completamente.
Titolo:
Il canto di Calliope
Autore: Natalie Haynes
Genere: Narrativa
Pagine: 320
Editore: Sonzogno
Data di uscita: 10 febbraio 2022

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Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia. Fuori dalle mura, la regina e altre sventurate attendono un destino che verrà deciso dai vincitori. È la caduta di Troia. Dieci interminabili anni di guerra sono giunti alla tragica conclusione, mentre le vicende dei protagonisti ispireranno, nei secoli a venire, le opere di artisti e scrittori. «Cantami, o Musa» invoca il sommo poeta Omero, che ha raccontato le gesta degli eroi. Ma Calliope, musa della poesia epica, questa volta è meno accomodante: è convinta che per completare l’affresco manchi qualcosa di fondamentale. Se il bardo vuole che lei canti, allora lei canterà insieme a tutte le donne coinvolte nella grande tragedia, dando voce a ciascuna di loro e raccontando la storia da una nuova prospettiva. Ecco Andromaca, Cassandra, Pentesilea e Clitennestra, che vengono alla ribalta con i loro pensieri e le loro scelte, con la sete di vendetta, la solitudine, la dignità di fronte alla morte. E poi tutte le altre, da Penelope a Briseide, da Creusa a Ifigenia, dalle troiane che saranno rese schiave alle greche che attendono il rientro dei loro uomini, senza dimenticare le capricciose divinità che governano le sorti dei mortali. Attingendo alle fonti antiche, anche le meno note, Natalie Haynes rivisita una delle più grandi narrazioni di tutti i tempi, facendoci palpitare di commozione e trasmettendoci il sentimento vivo di come la guerra di Troia e la sua epopea appartengano alle donne non meno che agli uomini.
Ancora una volta ho incrociato un libro che mi ha affascinata dalla prima all’ultima pagina. Anzi dalla prima all’ultima parola.
“Una donna sola corre nella notte, intorno a lei la sua città che brucia”.
Perché questa donna sta correndo di notte per le strade di una città che sta bruciando? Perché è sola? È bastata questa riga perché si accendessero tante domande e perché desiderassi di poter proseguire senza interruzioni. 
Leggere un libro che narra di una guerra lunga e devastante proprio in questo periodo storico non è stato facile, lo ammetto. Resta il fatto che una guerra raccontata dal punto di vista delle donne che quella guerra hanno subito è davvero fonte di tanta emozione.
Quando a scuola si affrontò questo argomento, l’unica donna di cui si fece il nome fu Elena. La traditrice colpevole di aver fatto scattare la scintilla che aveva innescato il conflitto. Eppure non era lei l’unica donna a Troia o in Grecia. E di quella guerra che, come tutte le altre fu voluta dagli uomini, subirono le conseguenze, incolpevoli, donne e bambini non meno che gli stessi uomini. 
Soprattutto quando arriva la fine della guerra. È quello il momento in cui la differenza tra il modo in cui uomini e donne pagano il prezzo della guerra è più marcata.
“Quando finisce una guerra, gli uomini perdono la vita. Le donne perdono tutto il resto”.
Eppure spesso le donne hanno messo in guardia i loro uomini sull’opportunità di certe azioni o sul modo di attuarle, ma le loro parole sono rimaste inascoltate.
“Non avevano ascoltato, non avevano saputo capire, mentre lei (Cassandra, sacerdotessa di Apollo) non vedeva altro che il futuro, in continuazione, per sempre. Bè, non per sempre. Vedeva il proprio futuro chiaramente, così come vedeva tutto il resto. Che fosse breve era la sua unica consolazione”.
Oggi parliamo del “sesto senso” delle donne come di una caratteristica tipicamente femminile di sentire e prevedere le cose. All’epoca se le donne vedevano e sapevano le cose prima che si verificassero era considerato volere degli dei. La vita degli umani e degli esseri più o meno immortali a seconda del tasso di divinità presente nel loro sangue, era infatti molto intrecciata rendendo queste doti quasi naturali e diffuse. Ma erano più ascoltati i sacerdoti delle donne.
Le donne andavano bene come ispiratrici del poeta che, difatti, chiedeva insistentemente a Calliope di cantare per lui le eroiche gesta degli eroi, maschi ovviamente, in guerra. 
E Calliope, a un certo punto, si stanca, si ribella a questo destino e vuole raccontare la storia da un altro punto di vista. Dal punto di vista delle donne, di tutte, non solo le più note. Anche quelle dimenticate dalla storia.
“Se mi chiede un’altra volta di cantare, credo che potrei dargli un morso. È incredibile la presunzione di questi uomini. Crede davvero che io non abbia nient’altro da fare con il mio tempo, a parte essere la sua musa? La sua. Quand’è che i poeti hanno dimenticato che sono loro a servire le muse, e non il contrario?”
E poi si lamenta pure il poeta, perché muoiono tutti gli eroi. E allora Calliope si arrabbia:
“Devastazione, ecco cosa succede in guerra: è la sua natura… Le vittime di una guerra non sono solo quelle che muoiono…una morte lontano dal campo di battaglia può essere più nobile (più eroica, se così preferisce) di una morte nel bel mezzo del combattimento”.
E ancora
“La guerra non è uno sport da decidersi in una rapida sfida su una striscia di terra contesa. È una ragnatela che si estende verso le parti più lontane del mondo, trascinando tutti dentro di sé.”
E ditemi voi se questa frase non è attualissima in questi giorni. Dico la verità, a questo punto, mi era venuto proprio un nodo tra gola e stomaco e temevo di non riuscire a proseguire tanto mi sembrava si stesse parlando della minaccia di un allargamento del conflitto in Europa.
Ci sono tanti modi per raccontare una guerra e in questo libro si è scelto di farlo tenendo conto del dolore delle donne, solitamente “...relegate ai margini della storia, vittime degli uomini, scampate agli uomini, schiave degli uomini… Le donne hanno aspettato il loro turno anche troppo. E per quale motivo hanno aspettato? Perché troppi uomini continuano a raccontarsi tra di loro le storie di altri uomini.”
Questa versione che Calliope ha deciso di raccontare al bardo fa sì che lui impari che “da ogni guerra i vincitori possono uscire distrutti tanto quanto i vinti. Hanno ancora la vita, ma hanno rinunciato a tutto il resto per conservarla. Sacrificano quello che non si rendono nemmeno conto di possedere finché non lo perdono.”
Se dovessi individuare una parola che è nata prepotentemente nella mia testa via via che si dipanava la storia questa sarebbe “rassegnazione”. La rassegnazione con cui le donne troiane vanno incontro al loro destino dopo la fine della guerra e, quelle greche accettano quel che è loro rimasto dell’esercito vincitore. Persino Penelope, descritta come dotata di una immensa ironia, e che mostra un grande risentimento nei confronti di un Odisseo, da sempre dipinto come un eroe dagli uomini, ma che lei vede sotto una luce piuttosto diversa. Alla fine, anche lei si rassegna al suo destino e lo accetta. E la conclusione non poteva che essere amara.
“L’uomo che vince la guerra solo raramente sopravvive alla pace…. Le donne che sopravvivono (o non sopravvivono) a una guerra sono eroiche quanto gli uomini… l’eroismo è qualcosa che può trovarsi in tutti noi…non appartiene solo agli uomini, non più di quanto le tragiche conseguenze della guerra appartengano solo alle donne. Sopravvissuti, vittime, aguzzini: non sempre questi ruoli sono separati.”
E potrei riportare tantissimi altri brani che mi hanno lasciato qualcosa su cui riflettere. Ma ho già scritto tanto e quindi vi lascio a questa bella lettura. 
Assegno 4 stelle a questo bel libro per tutta questa girandola di emozioni che mi ha fatto provare. Molto accattivante il modo di scrivere. Ben editato e davvero piacevole.

Recensione di

2 commenti:

  1. Una bellissima recensione. Mi ero un po' scoraggiata su questo libro perché avevo letto molte recensioni negative ma ora penso che prima o poi gli darò una possibilità ❤️

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