Buongiorno a tutti! Il 24 Ottobre è partito un concorso letterario, indirizzato a tutti gli autori che avevano voglia di mettersi alla prova e che erano pronti a cogliere ogni occasione per scrivere e farsi leggere. Alex Astrid (piccola creatura ma con un pozzo di idee) del blog "Vuoi conoscere un casino" ha deciso infatti di organizzare un concorso per racconti brevi a tema, al quale possono partecipare autori emergenti e scrittori dilettanti. Io, Alex e Francesca del blog Libri, libretti e libracci siamo i giudici! Se volete saperne di più leggete fino in fondo dove troverete anche il link per sapere come funziona, perché il concorso è ancora in atto e ogni mese ci sarà un tema differente.
Il tema di questo mese è stato il NATALE e il vincitore è:
Tania Anastasi
con
Il mio Natale
Il mio Natale
Ancora mi rivedo. Ero una bimba credulona, credevo a tutto, anche alla storiella che i bambini nascevano sotto un cavolo. Certo, non mi spiegavo come avesse fatto mia sorella, più piccola di me, a procurarsi un cavolo e nascerci sotto, visto che stavamo in città, ma ci credevo. Anche alla fata del dentino, a Babbo Natale e alla Befana credevo. Poi si sa, crescendo si perde l’innocenza dei bambini e il mondo cambia. Non è una perdita improvvisa. Un giorno perdi la fata del dentino, perché vedi tua madre posare le monete e prendere il dentino. Poi perdi la Befana, perché noti che sotto quegli stracci rattoppati vi è la stessa gonna di tua madre, che risulta assente nella stanza. Ma Babbo Natale no. Ancora ci credi, anche se hai perso l’innocenza, anche se sai che non esiste. Lasci l’uomo, non lo spirito di ciò che rappresenta. Quell’atmosfera la senti, la cerchi nelle decorazioni che vedi per strada, nei presepi che vai a visitare. Quando per strada o nei supermercati vedi un uomo vestito da Babbo Natale, lo associ alla tua vita da bambina, a quando lui ti prendeva sulle sue gambe e con il viso si avvicinava a te. Allora tu sorridevi perché la barba ti faceva il solletico e lui lo faceva apposta, muovendo la testa da un lato all’altro e contento ti chiedeva quale fosse il tuo desiderio. E tu, tutta eccitata, certa che venisse esaudito, glielo sussurravi all’orecchio. Quanto sarebbe bello farlo pure ora! Potrei sussurrare di desiderare di diventare madre, di svuotare tutto quel bene che vorrei dare e donarlo a un figlio. Quel sussurro sarebbe come un vento caldo sul suo viso. Ma questo desiderio posso solo custodirlo nel mio cuore, perché sono cresciuta, perché so che lui non c’è più: scomparso con la mia età da adulta. Anzi a dirla tutta, sono pure infastidita di vedere sul viso degli altri quella felicità che ora non ho. Quella corazza che indosso è perfetta: nessuno vede oltre, nessuno si accorge del mio dolore.
Fino a quando non sento mio marito parlare di riprovarci.