Autore: Paolo Malaguti
Genere: Romanzo storico
Pagine: 304
Editore: Einaudi
Data di uscita: 3 settembre 2024
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Questo libro lo dovete leggere. Solo a pensare a cosa
scrivere mi viene la pelle d’oca. È un romanzo, vero, ma parla di luoghi e di
eventi storici ben reali e i luoghi, forse perché li conosco e sono parte della
mia terra di appartenenza, li sento tanto miei e mi hanno permesso di vivere
pienamente la storia di Fumana.
Fumana è una donna forte, cresciuta da un nonno burbero, suo
unico parente. La sua vita inizia e finisce nel bel mezzo di due alluvioni che
hanno devastato il polesine e quel che è in mezzo non è stato meno tragico.
Sono poche le persone a cui Fumana può dire di aver voluto
bene e dalle quali è stata ricambiata, basta e avanza una mano. Ciò non significa
che sia una donna incapace di provare sentimenti. Il problema è che Fumana non
è conforme, e non potrebbe essere diversamente per come è stata cresciuta. Nel
nostro dialetto si sarebbe definita un “omo matto” non nel senso di pazzo ma di
falso (in quanto donna). Il nonno non le mette abiti femminili ma bragoni suoi
riadattati e non le insegna a ricamare, non ne sarebbe in grado, ma a pescare
di notte. I suoi capelli neri spettinati completano l’opera e ne fanno una
“diversa”. Malaguti racconta questa terra strappata all’acqua e questa valle
che si percorre coi barchini e dove Fumana e il nonno pescano, quel che dà loro
da vivere, con vera e propria maestria. Quando descrive la lavorazione del
pesce sembra quasi di sentirne gli odori. E poi il rapporto con la nebbia che,
in quelle zone e in quegli anni si poteva davvero tagliare col coltello, ha questa donna fin da ragazzina è stupendo. La nebbia, tanto odiata per i
disagi che comporta alla viabilità, costituisce per lei un nido caldo e
accogliente dove può essere sé stessa senza timore del giudizio di nessuno e
trovare, forse quel qualcosa che in giro per Voltascirocco per lei non c’è.
Fumana è nata con un destino. Riceve un dono che è chiamata a
condividere, per fare del bene a chi ha bisogno, senza chiedere nulla in
cambio. In molti definiscono streghe queste donne, il termine giusto è
segnatrici. Possono aiutare a guarire alcune malattie, ma non tutte. Quando non
lo possono fare lo ammettono e, talvolta, indirizzano al medico. Anche nel
paese dove vivo io ce n’era una fino a qualche anno fa. Non so se, prima di
morire, abbia lasciato il suo dono a qualcun’altra. Chissà.
Fumana vive nel suo paesello e si interessa poco di quanto
capita fuori da lì perché, come le ha insegnato il nonno, i guai riescono a
trovarti senza bisogno di andare a cercarli. Ma gli eventi che derivano dalle
due guerre arrivano fino a lì e le causano tanta sofferenza. Un fatto accaduto
a una persona molto cara a Fumana tocca l’argomento manicomi e l’uso che il
regime ne ha fatto. Viene descritto il manicomio di Granzette, a Rovigo, un
luogo che, a tanti anni dalla sua chiusura gronda ancora dolore. Credo che
Malaguti potrebbe scrivere delle bellissime pagine su quanto accadde tra quelle
mura per la capacità che ha di caratterizzare alla perfezione i personaggi che
appartengono alle classi più umili e sofferenti della nostra società.
Il libro è scritto molto bene. I capitoli sono
sufficientemente brevi e il linguaggio contaminato dal dialetto polesano scorre
che è una meraviglia. Non so se sia chiaro che ho apprezzato moltissimo questo
libro al punto da assegnare 5 stelle. Mi ha ricordato Accabadora della Murgia
e, secondo il mio modesto parere, starebbero bene sullo stesso scaffale uno di
fianco all’altro.
Ve ne consiglio la lettura e spero vi piaccia quanto è
piaciuto a me.
Thanks for your review
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