Titolo: Mordere il cielo. Dove sono finite le nostre emozioni
Autore: Paolo Crepet
Genere: Saggio
Pagine: 300
Editore: Mondadori
Data di uscita: 25 giugno 2024
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Autore: Paolo Crepet
Genere: Saggio
Pagine: 300
Editore: Mondadori
Data di uscita: 25 giugno 2024
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Dove sono finite oggi le nostre emozioni? Chiederselo non è
un esercizio retorico, ma un interrogativo necessario. Viviamo in un mondo nel
quale guerre, migrazioni epocali e nuove emergenze contribuiscono a creare un
senso di precarietà, spingendoci a credere che le uniche modalità plausibili
per sopravvivere siano la negazione e la paura. Solo che la prima ci condanna
all'indifferenza, la seconda ci paralizza. In entrambi i casi, finiamo per
relegarci in una solitudine che accomuna giovani e adulti, vecchi e bambini.
Siamo all'età dell'atarassia, dell'insensibilità? Il rischio c'è, ed è sempre
più concreto. Ai nostri giovani insegniamo a rimandare il momento di fare i
conti con la vita vera. Li condanniamo a crescere fragili e spaesati.
Rivendichiamo una scuola senza voti, riscriviamo per loro fiabe in nome del
«politicamente corretto», privandoli della possibilità di far maturare le loro
emozioni. Perché le nostre emozioni vanno allenate ogni giorno, ma, per
crescerle e allevarle, occorre saperle sfidare, non negarle né rinunciarci.
Preferiamo invece colmare quel vuoto emotivo con il cinismo e affidarci
ciecamente ai nuovi prodotti dell'intelligenza artificiale, che minacciano di
depotenziare le nostre capacità fisiche, cognitive ed emotive, la nostra
meravigliosa imprevedibilità. La maggior parte di noi non è consapevole di
questa diffusa anestesia dell'anima, ciascuno si limita a godere dei privilegi
e del benessere materiale rinchiuso nel proprio bozzolo. Ignorando che in
questo modo l'umanità intera rischia di imbarbarire. Ma, per chi lo volesse
cercare, l'antidoto c'è. È l'empatia. Condividendo ricordi personali, incontri
e riflessioni, Paolo Crepet ci esorta con passione a ribellarci
all'indifferenza, a non aver paura delle nostre idee e neppure dei nostri
inciampi. Ci invita a riappropriarci con audacia, quasi con sfrontatezza, delle
nostre emozioni per tornare finalmente a «mordere il cielo».
Amo Crepet, la sicurezza che mostra quando parla. Il suo
infischiarsene di apparire antipatico quando chiama le cose col loro nome.
Ricordo una intervista durante la quale esprimeva la sua meraviglia che ci
fossero così tanti genitori disposti a pagare un biglietto per andare ad
ascoltarlo enumerare i loro difetti e i loro errori nella gestione dei figli.
Ed è così. Lui è estremamente spietato nel rimproverarci, mi metto anche io nel
mazzo ovviamente, di essere troppo protettivi coi nostri pargoli. È vero le
famiglie, la scuola, la politica hanno messo in piedi mille accorgimenti per
far sì che i ragazzi crescano in una bolla protettiva. Nulla deve turbarli o
ferirli. Peccato, però, che nonostante tutte le attenzioni i ragazzi di oggi
sembrino meno forti e meno preparati alla vita. Conoscono magari diverse lingue
e praticano svariati sport ma le loro emozioni dove sono finite? E, mi viene da
dire, anche le emozioni dei loro genitori?
Questa è la domanda alla quale vuole rispondere questo libro. I primi capitoli li ho trovati pesanti e pure un po’ difficili, rispetto al modo chiaro che ha di esprimersi Crepet solitamente ma poi ho ritrovato il linguaggio al quale mi aveva abituata e la lettura è corsa via tranquilla.
L’autore va ad analizzare personaggi più o meno famosi e fatti del quotidiano, spesso letti nelle pagine di cronaca, per portarci a riflettere sulla strada che si è intrapresa come umanità. Sarà davvero quella giusta?
In alcuni passaggi si può pensare che Crepet sia un vecchio brontolone che odia la tecnologia e il progresso. È così o, forse, odia semplicemente l’uso che della tecnologia troppo spesso viene fatto?
La paura di Crepet è che il progresso stia sì portando ad un miglioramento della qualità della vita ma che siano stati proprio…
Questa è la domanda alla quale vuole rispondere questo libro. I primi capitoli li ho trovati pesanti e pure un po’ difficili, rispetto al modo chiaro che ha di esprimersi Crepet solitamente ma poi ho ritrovato il linguaggio al quale mi aveva abituata e la lettura è corsa via tranquilla.
L’autore va ad analizzare personaggi più o meno famosi e fatti del quotidiano, spesso letti nelle pagine di cronaca, per portarci a riflettere sulla strada che si è intrapresa come umanità. Sarà davvero quella giusta?
In alcuni passaggi si può pensare che Crepet sia un vecchio brontolone che odia la tecnologia e il progresso. È così o, forse, odia semplicemente l’uso che della tecnologia troppo spesso viene fatto?
La paura di Crepet è che il progresso stia sì portando ad un miglioramento della qualità della vita ma che siano stati proprio…
“il miglioramento della qualità della vita e il conseguimento di quel privilegio a far pagare a una crescente fetta dell’umanità un prezzo enorme e invisibile”.
Non ce ne rendiamo conto ma è così. Stiamo arrivando al punto
in cui si vuole arrivare ad avere risultati ma senza sacrificio e lavoro. Ciò
rende più difficile mordere il cielo e porta diritto all’estinzione.
Gli argomenti affrontati sono davvero tanti. Tra i primi l’uso dell’IA che ci disabitua ad usare il cervello e ad avere opinioni nostre. Ciò che si vuole oggi è il consenso che altro non è se non “la forma più rapida ed efficace per banalizzare il pensiero”.
Il timore di Crepet è che il percorso sul quale l’umanità è incamminata porti diretto all’alessitimia, ovvero la privazione del linguaggio emotivo o analfabetismo emozionale. È importante per uno sviluppo completo e maturo coltivare fin da bambini l’intelligenza emotiva che si esplica nel riconoscere e saper gestire le proprie e le altrui emozioni. Se non capiamo il male che stiamo facendo all’altro possiamo compiere azioni di una brutalità inaudita. E quanti fatti di cronaca rispecchiano questa situazione?
Questa condizione ha un suo perché anche considerata da un punto di vista politico in quanto
È una affermazione impattante e merita una riflessione profonda.
Nella disamina del tema educazione viene trattato ampiamente il famoso Manuale del dott. Spock che per generazioni costituì la bibbia delle madri (lo avevano regalato anche a me ma non lo lessi, confesso). Anche qui gli spunti offerti sono tanti e tutti significativi.
Ultima cosa che voglio accennare, perché la identifico con le righe di questo libro scritte per me, riguarda l’importanza dello scrivere a mano che comporta una sorta di sinestesia (uso complesso e corale dei sensi).
Crepet ci ricorda che “non si scrive soltanto con le mani, ma anche con il corpo, con la voce, con i sensi che aiutano a scovare e utilizzare”.
Insomma…anche questo libro mi ha dato tanto e sono sicura che se ne affronterete la lettura darà altrettanto anche a voi.
Assegno 4 stelle e vi auguro una buona riflessione.
Gli argomenti affrontati sono davvero tanti. Tra i primi l’uso dell’IA che ci disabitua ad usare il cervello e ad avere opinioni nostre. Ciò che si vuole oggi è il consenso che altro non è se non “la forma più rapida ed efficace per banalizzare il pensiero”.
Il timore di Crepet è che il percorso sul quale l’umanità è incamminata porti diretto all’alessitimia, ovvero la privazione del linguaggio emotivo o analfabetismo emozionale. È importante per uno sviluppo completo e maturo coltivare fin da bambini l’intelligenza emotiva che si esplica nel riconoscere e saper gestire le proprie e le altrui emozioni. Se non capiamo il male che stiamo facendo all’altro possiamo compiere azioni di una brutalità inaudita. E quanti fatti di cronaca rispecchiano questa situazione?
Questa condizione ha un suo perché anche considerata da un punto di vista politico in quanto
“l’anestesia morale crea proseliti, da sempre”. Basta creare sistemi di distrazioni di massa ed ecco che nessuno, o pochi, avranno il tempo e la voglia di “chiedersi perché un bambino è morto annegato o ucciso da una fucilata”.Crepet la mette giù dura e afferma convinto che “Chi accetta di rinunciare alle emozioni si dispone a diventare un potenziale criminale”.
È una affermazione impattante e merita una riflessione profonda.
Nella disamina del tema educazione viene trattato ampiamente il famoso Manuale del dott. Spock che per generazioni costituì la bibbia delle madri (lo avevano regalato anche a me ma non lo lessi, confesso). Anche qui gli spunti offerti sono tanti e tutti significativi.
Ultima cosa che voglio accennare, perché la identifico con le righe di questo libro scritte per me, riguarda l’importanza dello scrivere a mano che comporta una sorta di sinestesia (uso complesso e corale dei sensi).
Crepet ci ricorda che “non si scrive soltanto con le mani, ma anche con il corpo, con la voce, con i sensi che aiutano a scovare e utilizzare”.
Insomma…anche questo libro mi ha dato tanto e sono sicura che se ne affronterete la lettura darà altrettanto anche a voi.
Assegno 4 stelle e vi auguro una buona riflessione.
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