Titolo: Oltre la svastica
Autore: Lian
Genere: Narrativa storica
Pagine: 546
Editore: Graus Edizioni
Data di uscita: 6 aprile 2023
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Autore: Lian
Genere: Narrativa storica
Pagine: 546
Editore: Graus Edizioni
Data di uscita: 6 aprile 2023
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Bert Kramer è un giovane feldmaresciallo generale delle SD al servizio del regime nazista, che viene inviato, sotto copertura, a seguito di un tentato attacco di matrice ebraica, nel ghetto di Varsavia per individuare una talpa nascosta tra le SS e la Gestapo al comando. Nel ghetto incontrerà Daniel, un ebreo coraggioso, un uomo che gli mostrerà tutta la gentilezza d’animo di cui è capace, offrendogli ospitalità e permettendogli, così, di conoscere sua figlia Éliane. Attraverso le esperienze forti vissute insieme ai due, Bert intraprenderà un viaggio dentro se stesso, che metterà in crisi tutti i valori di cui era stata intrisa la sua vita fino ad allora e che lo porteranno a compiere scelte mai contemplate prima. Lina Mignano e Angela Parmisano firmano un romanzo storico che dà voce alla speranza, e che prova a far luce su un tratto buio della storia attraverso il coraggio dell’amore, un sentimento che non conosce classe, razza o discriminazione, e che è forse l’unica arma in grado di dichiarare guerra alla guerra.
Sono davvero in crisi nel parlare di questo libro. Per
quanto riguarda la storia potrei dire carina, ricca di personaggi ben
caratterizzati sia nel bene che nel male. A volte un pochino scontata e
prevedibile. A volte troppo semplificata.
Esempio, io vivo con marito e due
figli in una casa con sei stanze e ognuno sente quel che fa l'altro nella propria camera. I protagonisti nel periodo in cui vivono nella stessa casa con
famiglia e servitù sembrano dimenticarsi di poter essere visti e sentiti e
questo l’ho trovato molto poco credibile. Come pure le frequentazioni delle
rispettive camere da letto da parte dei fidanzati o che una fidanzata, per
quanto decisamente non elegante, parlasse con la futura suocera della propria
vita sessuale. Forse sono strana io, ma in quegli anni mi sembravano più
discreti.
Mi è inoltre parso che si volesse, da parte delle autrici, spingere
molto a mettere in luce Bert che sembra “costretto” a determinati
comportamenti, personali non militari, mentre invece si vedrà alla fine che è
perfettamente in grado di dire “no”. Questo l’ho poco apprezzato. Mi è
risultato anche disturbante l’uso direi personale dei congiuntivi e della
costruzione delle frasi in genere, tanto da obbligarmi più volte a tornare sui
miei passi per rileggere quello che non mi tornava. Credo che una maggiore revisione potrebbe essere molto utile a rendere più scorrevole la lettura. Ho
trovato anche eccessivamente dettagliate alcune descrizioni delle situazioni
intime descritte. Non erano necessarie, secondo me. La situazione era già molto
chiara.
Ben descritta invece la vita nel ghetto di Varsavia. La
miseria, la difficoltà a reperire il minimo indispensabile per nutrirsi. E allo
stesso modo la volontà di mantenere una dignità e di restare umani, senza
permettere alla cattiveria dei nazisti di contagiarli, da parte degli ebrei che erano costretti a vivere e a lavorare come schiavi. Ed è proprio lasciando
gli uffici del comando di Berlino e recandosi al ghetto come infiltrato che
Bert ha occasione di vedere quello che realmente succede in quel luogo. Questo
gli fa mettere in discussione tutto ciò che gli è stato insegnato fin da
bambino, ma è un soldato con un ruolo ben strutturato e, come tale, continua a
comportarsi. O, almeno, è quello che sembra continuare a fare.
Altra
incongruenza, quando nel ghetto Bert incontra persone che lo accolgono con
amicizia vera e lo aiutano nei momenti difficili anche correndo dei rischi
sembra, che lui non abbia mai vissuto una esperienza simile, che nessuno gli
abbia mai voluto bene veramente. Invece nel corso della storia si vedrà che
c’erano persone attorno a lui che nutrivano molto affetto per lui e che lui
ricambiava in toto. Per esempio Ernst lo chiama fratello anche se fratelli non
sono e lo aiuterà in ogni modo anche quando tutto sembrerà ormai essere
perduto. Ernst è il mio personaggio maschile preferito. Un po’ lazzarone ma
buono d’animo e, soprattutto, molto allegro nonostante i tempi di guerra. Ma
anche qui. Perché un trentenne non era al fronte? Resterà un mistero... Tra le donne, indubbiamente è Eliane la mia preferita. Ne
passa di ogni colore e mai una volta che si lamenti o si commiseri. Sempre
pronta a togliersi il pane di bocca per darlo agli altri, a fare qualsiasi
lavoro purché onesto e a restare fedele a sé stessa nonostante tutto. Talmente
perfetta da non sembrare quasi vera.
La storia, come dicevo, c’è e mi ha anche appassionata. Arrivata a
pagina 400 mi sono messa in un angolo e mi sono finta morta per poterlo finire
in santa pace. E vi dirò di più, avevo indovinato anche la sorpresa finale.
Però va bene, ci stava.
Alla luce di quanto fin qui scritto mi trovo a dover assegnare tre stelle perché avrei voluto meno refusi disturbanti. Vi auguro comunque buona lettura.
Alla luce di quanto fin qui scritto mi trovo a dover assegnare tre stelle perché avrei voluto meno refusi disturbanti. Vi auguro comunque buona lettura.
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