venerdì 31 ottobre 2025

Recensione - "L’età delle rivoluzioni" di Fareed Zakaria

Titolo:
L’età delle rivoluzioni
Autore: Fareed Zakaria
Genere: Saggio
Pagine: 444
Editore: Mondadori
Data di uscita: 21 gennaio 2025

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Viviamo tempi rivoluzionari. Ovunque si guardi, si riscontrano mutamenti radicali e forse irreversibili. L’assetto internazionale degli ultimi trent’anni si è dissolto e nuovi protagonisti – in particolare la Cina e la Russia – si sono affacciati sulla scena geopolitica minacciandone gli equilibri e la stabilità in nome di un diverso ordine mondiale. All’interno delle nazioni, i populismi sembrano minare il progetto liberale e le fondamenta stesse della democrazia. Sul piano economico, alcuni effetti deleteri della globalizzazione hanno messo in discussione il generale consenso attorno al libero mercato, mentre la rivoluzione digitale, con l’avvento dell’intelligenza artificiale, sta delineando scenari sconosciuti e inquietanti. Dopo decenni di apertura, cooperazione e integrazione, il risorgere dei nazionalismi e l’antagonismo tra le grandi potenze, nonché il conflitto esistenziale tra paesi democratici e autocrazie, lasciano presagire un futuro denso di incognite. Nonostante l’ampiezza e la simultaneità di queste trasformazioni, la nostra non è certo la prima epoca rivoluzionaria della storia. Altre rivoluzioni, in passato, hanno travolto società e istituzioni, ordinamenti politici e sistemi economici: quella liberale dei Paesi Bassi del XVII secolo, che ha creato la politica così come oggi la conosciamo, la Rivoluzione francese, con i suoi ideali di libertà, uguaglianza e fraternità, ma anche con la sua eredità di sangue, la rivoluzione industriale, che ha plasmato il mondo in cui viviamo. Secondo l’analista politico Fareed Zakaria – per «Foreign Policy» uno dei «dieci pensatori globali» più importanti dell’ultimo decennio – queste rivoluzioni sono rilevanti perché possono aiutarci a capire i cambiamenti in atto. Infatti, se a ogni progresso corrisponde una battuta d’arresto, se a ogni azione segue una reazione, oggi il rischio più grande che possiamo correre è quello di vedere compromessa l’idea di libertà che da almeno quattro secoli rappresenta il cuore dell’Occidente. Affrontare l’era delle rivoluzioni impedendo che le lancette della democrazia tornino indietro è la sfida che ci attende.

La storia dell’uomo è fatta di corsi e ricorsi e questo libro ce lo spiega molto bene. Sono rare le attività umane che non hanno conosciuto grandi mutamenti nel corso dei secoli e, tra queste, al primo posto c’è la politica. Possono esserci stati piccoli cambiamenti di forma ma le sue preoccupazioni principali sono sempre rimaste uguali: “la lotta per conquistare il potere e la questione di come sfruttarlo”.

L’autore cita le indicazioni pratiche che il fratello di Cicerone gli scrisse nel 64 a. C. quando si candidò alla carica di console:

“…promettere tutto a tutti, farsi vedere in pubblico sempre circondato da entusiasti sostenitori, ricordare agli elettori gli scandali sessuali degli avversari, ecc.”

Credo che anche i politici attuali ne tengano copia nei loro uffici.

Se un cambiamento c’è stato, in ambito politico, si è configurato nell’aver acquisito un particolare colore ideologico che non era in precedenza appartenuto all’uomo antico e medievale. Oggi, come si può ben osservare, la divisione storica tra chi era favorevole a un mercato più libero e aperto e chi preferiva un intervento pubblico più presente per la regolamentazione e redistribuzione economica, è venuta, però, ad attenuarsi. Non è raro incrociare movimenti di sinistra che condividono con gli avversari la determinazione ad abbattere l’ordine esistente. Il populismo, di destra e di sinistra si manifesta con un “atteggiamento sprezzante nei confronti di norme e pratiche come la libertà di parola, le procedure parlamentari e l’indipendenza delle istituzioni” e preferisce legiferare per decreto invece che per consenso e compromesso, anche qualora non ricorrano situazioni di emergenza di qualsivoglia tipologia. Oggi più che di destra e sinistra si può dire che la demarcazione sia “fra apertura e chiusura”, come diceva Tony Blair nel 2006. Quindi da un lato chi è favorevole al mercato, agli scambi commerciali, all’immigrazione, alla diversità e allo sviluppo tecnologico senza limiti, dall’altro chi vuole circoscrivere queste istanze, moderarle e bloccarle. Ovunque si guardi oggi la politica prevale sull’economia, i paesi stanno privilegiando l’autosufficienza e la sicurezza nazionale rispetto alla crescita e all’efficienza. Pensiamo al fenomeno dell’immigrazione, un tempo esaltata e incoraggiata, oggi è un’idea sconveniente e si guarda agli immigrati non certo con benevolenza. I leader mondiali sembrano orientati verso la strategia della chiusura convinti che non ci siano alternative.

Ma come si è arrivati qui? Attraverso rivoluzioni politiche e sociali, dovuta allo scontro tra classi sociali più umili che non volevano più essere sfruttate. Lo sviluppo tecnologico e l’industrializzazione portarono alla formazione della classe operaia e ad una élite basata sul denaro e non più sull’ascendenza di sangue modificando nelle persone il senso di identità.

Tecnologia, economia e identità, combinandosi tra loro, provocano una reazione che ha come conseguenza una nuova concezione politica che si scontra con il vecchio retaggio governante. Da qui sono uscite le varie rivolte, che l’autore ci spiega molto bene e approfonditamente, che hanno portato riforme e modernizzazione oppure a rivolte e repressioni.

Ho trovato interessante anche lo sguardo dedicato alle donne nei vari periodi. L’autore fa notare come il passaggio delle donne dal lavoro domestico non retribuito alla possibilità di procurarsi una paga sconvolse sia il quadro della forza lavoro sia quello della famiglia. Le donne erano sempre più partecipi dell’economia moderna e cercavano di istruirsi di più fino a voler diventare politicamente attive. I movimenti reazionari hanno sempre puntato in primis a ridurre i diritti delle donne e l’autore cerca di individuarne i motivi, arrivando a parlare anche dei cosiddetti incels (persone prive di relazioni sentimentali e vita sessuale, non per loro scelta).

Dunque un libro che spazia in lungo e in largo nella storia dell’uomo e che aiuta a comprendere fenomeni accaduti, in svolgimento e possibili. È un saggio che risveglia emozioni forti nell’approfondire tematiche delle quali a scuola si imparava solo il nome e la data. Sarebbe bello che questo testo fosse usato alle scuole superiori per approfondire lo studio delle varie rivoluzioni che hanno contribuito a costruire il mondo in cui viviamo oggi. Comprendere cosa portava il popolo o determinate classi sociali alla rivolta e i risultati ottenuti nei diversi Paesi potrebbe essere davvero importante, più che imparare una data.

È un libro scritto molto bene e si legge senza difficoltà, perché quando un argomento si conosce bene non c’è bisogno di nascondersi dietro paroloni incomprensibili. Credo sia importante conoscere per capire quel che sta succedendo attorno a noi.

Assegno cinque stelle e ne consiglio, ovviamente, la lettura totale o parziale che sia.

 


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