Editore: Self
Data di uscita: 29 settembre 2024
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Nell'estate del 1944, in piena Seconda Guerra Mondiale, mentre le truppe sovietiche iniziano a riconquistare i Paesi Baltici, e gli americani avanzano conquistando Cherbourg in Normandia, nel piccolo paese di Vò Vecchio, nella bassa padovana, ha inizio l'evacuazione di un campo di concentramento. Tra i prigionieri, quattro giovani decidono di fuggire, cercando disperatamente la libertà. Durante la loro fuga, ricevono l'inaspettato aiuto di un capitano tedesco, di un prete pieno di risorse e di una giovane dottoressa della Croce Rossa, i quali rischiano la vita per garantire loro un passaggio sicuro attraverso i territori controllati dai nazisti. Questo viaggio si rivela ricco di ostacoli, ma anche di speranza, poiché i protagonisti lottano per la sopravvivenza e la libertà. Ai giorni nostri, due amici, mossi dal desiderio di scoprire la verità su quei quattro fuggiaschi, decidono di intraprendere un viaggio attraverso l'Europa. Spinti dalla curiosità e dal bisogno di fare luce su ciò che è accaduto a quei giovani, i due percorrono le tracce lasciate dagli eventi della guerra, esplorando luoghi segnati dal conflitto e incontrando testimoni del passato. Attraverso questo viaggio, non solo ricostruiscono le vicende dei protagonisti, ma riflettono anche sul valore della memoria e sul legame indissolubile tra passato e presente.
Ho scoperto quasi per caso pochissimi anni fa che a nemmeno
quaranta chilometri da casa mia dal ’43 al ’44 c’era stato un campo di
concentramento per gli ebrei catturati nelle province di Padova e Rovigo e
quando ho visto che era stato scritto questo libro ambientato proprio in quel
luogo l’ho voluto leggere subito.
L’ambientazione è, dunque Villa Contarini Giovanelli Venier
di Vo’ Vecchio in provincia di Padova e la storia ha inizio il giorno della
deportazione il 17 luglio del 1944.
I riferimenti agli eventi storicamente avvenuti e ai
personaggi realmente esistiti si intrecciano con quelli frutto della fantasia
dello scrittore in modo molto avvincente. Devo dire che le circostanze narrate
hanno saputo tenere catturata la mia attenzione tanto da farmi leggere le
trecento pagine del libro in due giorni. Anche la combinazione tra ciò che
avvenne nel 1944 e quanto avviene ai giorni nostri con protagonisti due amici
amanti dell’avventura e decisi a scoprire cosa si nasconde dietro una
fotografia “rubata” durante una gita, è ben costruito e calibrato.
Avendo già letto i libri scritti da F. Selmin sul Campo di
concentramento di Vo’ Vecchio, ai quali sembra essersi ispirato anche
Dall’Armellina, credo che sia stato molto bravo a lasciare nello sfondo quel
che era realmente successo in quel luogo e a creare una storia intricata, con
quel tocco si soprannaturale appena accennato, incastrandovela a pennello.
Direi che è un libro che può incontrare gusti diversi
essendoci, appunto, il racconto storico, l’evento fantastico, la storia moderna
che vede l’incontro tra presente e passato.
Nota dolente ci sono alcune cose che si potrebbero migliorare
a livello di editing anche se, devo dire, che ho visto libri autopubblicati
molto più corti ma con una quantità di errori molto davvero importante, quindi,
tutto sommato è stato fatto un bel lavoro. Infatti questo
non ha impedito alla trama di tenermi inchiodata alle pagine. Spero che qualche
casa editrice possa intravvedere le potenzialità di questa storia, che
permetterebbe di illustrare un luogo tanto importante ai molti che ancora non
lo conoscono, e ne proponga una nuova edizione.
Nel frattempo però, consiglio di leggerlo perché la Shoah non
è solo quella dei lager nazisti ma anche quella dei piccoli centri di raccolta
allestiti in mezzo alle nostre case. E sono stati quei piccoli numeri a creare
il grande numero finale.
Assegno quattro stelle per come ha saputo catturare il mio
interesse dalla prima all’ultima pagina.
Buona lettura.
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