venerdì 26 agosto 2022

Recensione - "Splendi come vita" di Maria Grazia Calandrone

L'estate sta finendo... e un anno se ne va.... ooook, in pochi conosceranno questo ritornello dei Righeira, che mi fa tanto grande ahahahah... ma comunque in ogni caso siamo a fine Agosto e l'estate sta davvero finendo. Se da un lato sono felice che il caldo pazzesco è ormai un ricordo, dall'altro mi dispiace la ripresa del lavoro, ma a chi non dispiace? Però... però... con la fine di agosto riprenderanno anche le uscire librose e di questo sono stra felice... intanto Monica, in attesa delle nuove uscite, ha letto un libro uscito l'anno scorso, candidato al Premio Strega.
Titolo:
 Splendi come vita
Autore: Maria Grazia Calandrone
Genere: Narrativa
Pagine: 224
Editore: Ponte alle Grazie
Data di uscita: 28 gennaio 2021

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"Splendi come vita" fa quello che fa la letteratura alla sua massima potenza: ridà vita a ciò che non c'è più, illuminando di riflesso la vita del lettore. Ma lasciamo che a parlarne sia l'autrice. «Splendi come vita è una lettera d'amore alla madre adottiva. È il racconto di una incolpevole caduta nel Disamore, dunque di una cacciata, di un paradiso perduto. Non è la storia di un disamore, ma la storia di una perdita. Chi scrive è una bambina adottata, che ama immensamente la propria madre. Poi c'è una ferita primaria e la madre non crede più all'amore della figlia. Frattura su frattura, equivoco su equivoco, si arriva a una distanza siderale fra le due, a un quotidiano dolore, a un quotidiano rifiuto, fino alla catarsi delle ultime pagine. Chi scrive rivede oggi la madre con gli occhi di una donna adulta, non più solo come la propria madre, ma come una donna a sua volta adulta, con la sua storia e i suoi propri dolori e gioie. Quando si smette di vedere la propria madre esclusivamente come la propria madre, la si può finalmente "vedere" come essere separato, autonomo e, per ciò, tanto più amabile» (Maria Grazia Calandrone).
Questo libro mi ha molto incuriosita per l’argomento. Tratta della relazione tra genitori, in particolare la madre adottiva, e la figlia adottata. Mi piace definire l’adozione come una gravidanza burocratica per parificare i figli e i genitori adottivi con quelli naturali. In un caso e nell’altro la scelta di divenire genitori deve essere presa in modo consapevole e concorde. Soprattutto il figlio non deve essere voluto per soddisfare esclusivamente un proprio desiderio ma per offrirgli, nel caso dell'adozione in particolar modo, una occasione di vita migliore di quella che avrebbe in un orfanotrofio.
Inoltre il genitore adottivo non si deve sentire un genitore di serie B ma tale e quale ai genitori naturali; perché non è il concepire o il partorire che ti rende madre, o padre, ma tutto quello che viene dopo. Esserci per il figlio è il regalo più grande che un genitore può fare. E il fatto di commettere errori non deve spaventare o far sentire colpevole. Nessuno nasce “imparato” soprattutto come genitore. Guido Petter, che ha insegnato fino a 84 anni alla Facoltà di Psicologia di Padova, ha scritto un bellissimo libro dal titolo molto esplicativo: “Il mestiere di genitore”. Fare i genitori è un mestiere, appunto, per il quale non c’è un corso di studi che rilasci un diploma. Ci si prova basandoci sull’esempio che si è avuto dai propri genitori. Peccato che il mondo nel frattempo sia andato avanti anni luce e la sfida educativa sia amplificata rispetto a un tempo.
Ma non divaghiamo. Questo libro dà la possibilità di interrogarsi molto sulla genitorialità adottiva. Sul momento più adatto per rivelare a un figlio di non essere un figlio biologico. Ammettere a voce alta questa realtà può davvero far esplodere un enorme senso di colpa nel genitore, come in questo caso, che si sente un genitore finto. Anche se non è così.
È assolutamente importante sentirsi genitori a tutto tondo senza temere il confronto e, soprattutto, senza sentirsi in colpa per non aver saputo generare. Tutti questi sentimenti non possono che influire in modo negativo sulla relazione col figlio, mandando in crisi un rapporto che poteva essere almeno normale. 
Un genitore che non si sente all’altezza facilmente non riuscirà a trasmettere amore al figlio; ad avere nei suoi confronti quei gesti quali una carezza, un abbraccio o un bacio immotivati se non per il puro amore.
E un bambino che non si sente amato come si comporterà?
“I bambini non amati non piangono. Chi chiamerebbero col loro pianto?”
Si crea tra questa madre e questa figlia una relazione tossica nella quale la madre non riesce più ad essere amorevole in quanto ossessionata dal non essere una vera madre, nel senso biologico del termine ovviamente, e la figlia che si rivolta perché non accetta di non essere amata e poi…
“Accade che diventiamo quello che gli altri pensano che siamo. A volte, già adulti, ci adeguiamo per pigrizia, o per cortesia, per non cercare il pedantissimo pelo nell’occhio che l’altro posa su di noi…”
È la famosa profezia che si autoavvera.
Nonostante ciò l’amore della figlia per la madre resiste nonostante tutto, anche nonostante la madre stessa ed è la cosa più normale del mondo: quella è l’unica madre che lei conosce e lei ricorda quando si sentiva il centro del suo mondo.
E l’amore guiderà le sue scelte fino alla fine. Come è giusto che sia.
E quindi che dire di questo libro? Forte il contenuto, ma non mi è piaciuto proprio come è stato scritto. Anche se, devo ammettere, rispecchia la mancanza d’amore vissuta da questa figlia.
Il libro è comunque ben editato e si fa leggere perché la relazione tra queste due donne coinvolge molto. Assegno quattro stelle per la correttezza della scrittura e per quanto mi ha coinvolto il narrato nonostante avrei preferito un racconto più morbido e vi auguro buona lettura.

Recensione
di

3 commenti:

  1. Interessante, ma temo di non essere adatta a questo tipo di lettura; grazie comunque della recensione

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  2. Non conoscevo il libro e nonostante mi ispiri molto la tematica da come lo hai descritto forse non fa per me. Personalmente per un argomento del genere anche io preferisco una storia più morbida quindi magari cercherò altri libri che ne parlino in modo diverso. Molto interessante però il punto di vista del genitore. Nelle storie di questo genere spesso ci si concentra solo sul senso di insicurezza del figlio che non si sente vero figlio ma anche i genitori possono avere questo genere di paure❤️

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