sabato 12 febbraio 2022

Recensione - "Io posso" di Pif e Marco Lillo

Ciao a tutti e buon fine settimana. Nonostante la mafia sia un tema sempre presente, non sempre se ne parla con i libri... ma a Monica i saggi piacciono e grazie a lei scopriamo libri interessanti. 
Io posso è la storia di due sorelle che finiscono al centro di una tenaglia terribile: da una parte c’è la mafia che le perseguita, dall’altra lo Stato che non le considera vittime. Questo libro vuole cambiare il finale alla storia.
Titolo:
Io posso. Due donne sole contro la mafia
Autore: Pif, Marco Lillo
Genere: Saggio
Pagine: 160
Editore: Feltrinelli
Data di uscita: 27 maggio 2021

IBS.it

AMAZON

«Immaginate di tornare un giorno a casa vostra e di trovare un costruttore legato alla mafia lì davanti. Immaginate che vi dica che quella non è casa vostra, ma sua. E che, qualche anno dopo, ve la danneggi gravemente per costruirci accanto un palazzo più grande. E immaginate di dover aspettare trent'anni prima che un tribunale italiano vi dia ragione. Immaginate che, dopo tutto questo tempo, vi riconoscano un compenso per i danni, che però nessuno vi pagherà mai dato che il costruttore nel frattempo è stato condannato perché legato alla mafia e lo Stato gli ha sequestrato tutto. E ancora, immaginate che di quella somma, che non riceverete mai, l'Agenzia delle entrate vi chieda il 3 per cento. Questo è quello che, più o meno, è successo a Maria Rosa e Savina Pilliu. E diciamo 'più o meno', perché in trent'anni, in realtà, è successo questo e molto altro. Intorno al palazzo abusivo si aggireranno vari personaggi: mafiosi eccellenti, assessori corrotti, killer latitanti, avvocati illustri, istituzioni pavide, vittime di lupare bianche, anonimi intimidatori e banchieri generosi. E poi ci mettiamo anche noi due che, venuti a conoscenza della vicenda, abbiamo deciso di scrivere questo libro. La nostra intenzione è cambiare il finale di questa storia, con l'aiuto di tutti. Raggiungendo tre obiettivi. Il primo: attraverso la vendita di questo libro raccogliere la cifra necessaria per pagare quel famoso 3 per cento dell'Agenzia delle entrate. Il secondo: far avere lo status di 'vittime di mafia' alle sorelle Pilliu. Il terzo: ristrutturare le palazzine semidistrutte e concederne l'uso a un'associazione antimafia. 'Io posso' è una sorta di mantra a Palermo. Non importa cosa dice la regola, perché tanto 'Io posso'. Le regole valgono solo per gli stupidi. 'Io posso' sottintende sempre: 'E tu no'. Ecco, a noi piace molto questa frase. La gridiamo a gran voce ma con un senso opposto. "Io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no"» (gli autori)
Ringrazio i miei figli che mi hanno regalato questo libro per Natale. Lo avevo già puntato e loro, conoscendomi, sono andati a colpo sicuro.
Non conoscevo Marco Lillo ma adoro Pif. Quella sua aria svagata che sembra così incompatibile col suo occuparsi di argomenti estremamente seri ha un che di vagamente famigliare. Mi sono tuffata in questa che pensavo fosse una delle tante storie di mafia e mi sono stupita a ogni pagina della quantità di personaggi che a vario titolo sono risultati coinvolti nella storia delle due sorelle Pilliu e della loro madre.
La cosa che più mi ha fatto riflettere è che oggi sembra sia ampiamente diffusa la cultura del “Io posso perché io sono io” che, quando questa storia ha avuto inizio, era caratteristica di quel territorio in cui dominava la mafia. Quand’ero ragazzina sognavo che avremmo saputo sgominare le organizzazioni mafiose che devastavano il sud Italia e oggi mi ritrovo a leggere di infiltrazioni mafiose in tutto il nord. Non è questa l’unità d’Italia per la quale tanto sangue è stato versato, io credo. L’analisi dei fatti che i due autori si alternano a descrivere è, talvolta, quasi surreale. Chiunque abbia mai provato a richiedere un finanziamento in banca sa a quante domande si è chiamati a rispondere e quante certificazioni bisogna produrre. Ebbene in questo libro scopriamo che un costruttore mafioso riesce a farsi finanziare per milioni di euro senza nemmeno dimostrare di avere tutta la proprietà del lotto interessato ai lavori finanziati. E perché la cosa dovrebbe stupire se anche la licenza edilizia viene concessa senza che tale requisito sia soddisfatto?

Sembra che ci siano percorsi di vita molto diversi che si aprono davanti alle persone a seconda che queste decidano di vivere in modo onesto e rispettoso delle regole o abbracciando uno stile di vita da “furbetti” per non dire “delinquenti”.
E chi ha provato a mettersi di traverso è stato sistematicamente eliminato. Quando Paolo Borsellino, dopo il suo amico Giovanni Falcone, venne, prima, abbandonato dallo Stato e poi eliminato dalla mafia, era reduce da alcuni incontro con le sorelle Pilliu. Forse lui aveva capito che non era una storia banale e che gli interessi in gioco erano molteplici e importanti. Magari avrebbe saputo tirare i fili giusti e far prevalere gli interessi legittimi su quelli illegittimi. Ma purtroppo una bomba in via D’Amelio, sotto casa di sua madre causò la morte sua e della sua scorta: Agostino Catalano, Emanuela Loi (prima donna a far parte di una scorta e prima donna della polizia a cadere in servizio), Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Borsellino aveva un grande rispetto per il lavoro della sua scorta tant’è che invitava moglie e figli ad essere grati per quella che poteva essere vissuta come una presenza ingombrante poiché, quando si sarebbero decisi ad ucciderlo, diceva, i ragazzi della scorta sarebbero stati i primi a morire. Capitava spesso che uscisse da solo, di nascosto, per andarsi a prendere le sigarette o i giornali quasi volesse mandare un messaggio ai suoi carnefici perché lo uccidessero quand’era da solo. 
Non mancano i legami politici con questi ambienti che lasciano l’amaro in bocca in quanto portano al disintegrarsi del patto di fiducia con gli elettori.
Quindi tanta carne al fuoco in questa cronaca di una persecuzione. Ogni singolo pezzetto porta a riflettere sulla situazione di ieri, di oggi, e magari anche di domani. Il tutto descritto con un linguaggio semplice, corretto, scorrevole che rende la lettura tutt’altro che pesante e con la sorpresa finale dello scopo che si prefiggono gli autori con il ricavato della vendita del libro. E lo vogliono fare non per farsi belli, ma per un senso di giustizia che sembra sia andato disperso. E quanto mi ha resa orgogliosa la frase conclusiva del libro:
“Allora vale la pena dire “Io posso”. Io posso e tu no, come diceva quel ragazzo. Ma questa volta io posso e tu no perché io sono lo Stato e tu no. E se hai questo libro in mano, vuol dire che la pensi anche tu come noi.”
Ecco era da molto tempo che non sentivo più l’esortazione ai cittadini ad essere Stato anche, e soprattutto, quando lo Stato si allontana dalla sua funzione primaria di tutela dei cittadini onesti.
Libro consigliatissimo perché alimentare il proprio senso civico è qualcosa che non si deve mai smettere di fare ed essendo scritto molto bene, si fa leggere davvero piacevolmente nonostante l’argomento. 
Assegno tre stelle solo perché, come nel caso del libro di Berizzi “E’ gradita la camicia nera” sono libri che vorrei non ci fosse motivo di scrivere.

Recensione di

4 commenti:

  1. Risposte
    1. Sempre prontissima, Benedetta. Grazie a te e buona lettura.

      Elimina
  2. Libro interessante e bella recensione. Forse il voto non lo trovo in linea con il giudizio. E' vero che non si vorrebbe dover parlare o scrivere dei mali del mondo, ma giudicare un libro per quello penso non sia giusto.

    RispondiElimina
  3. Giusto Alex. Temo di aver toppato. Ma ne faccio esperienza. Grazie.

    RispondiElimina

I vostri commenti alimentano il mio blog!
Se quello che ho scritto ti è piaciuto, lascia un segno del tuo passaggio. Te ne sarò grata.

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...