venerdì 24 marzo 2023

Recensione - "Processo a Francesco" di Enzo Fortunato


Titolo:
 Processo a Francesco
Autore: Enzo Fortunato
Genere: Saggio
Pagine: 132
Editore: Mondadori
Data di uscita: 7 marzo 2023

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«Sembriamo tutti giudici mancati, ma Dio perdona chi non giudica i fratelli.» Così, in una messa a Santa Marta, papa Francesco sottolinea come il giudizio verso l'altro sembra aver sostituito la misericordia cristiana. Lo stesso papa, del resto, è costantemente criticato; alcuni lo hanno addirittura bollato come eretico, chiedendone le dimissioni. Una storia per molti versi speculare a quella di san Francesco d'Assisi che, nel corso della sua vita, dovette passare attraverso ben tre processi. Il primo, mosso dal padre Pietro di Bernardone, terminò con uno dei gesti più eclatanti e significativi mai raccontati nelle vite dei santi, la «spoliazione». Il secondo, noto come il processo del «Signor Papa», ha come protagonista Innocenzo III ed è una parte centrale del complicato percorso che portò all'approvazione della Regola. Il terzo, infine, scatenato dai dissidi sull'interpretazione della Regola che avevano causato numerose dispute tra i frati, terminò con la decisione di Francesco di rassegnare le dimissioni dalla guida del suo stesso Ordine. Partendo dal racconto di questi tre episodi, Enzo Fortunato riflette sulle somiglianze tra la vita del Santo e quella di papa Francesco. Entrambi, come Gesù, non giudicano mai l'altro, ma sono continuamente sotto giudizio. Il ritorno dello spirito francescano veicolato dal papa, infatti, ha scosso dalle fondamenta una Chiesa arroccata e autoreferenziale che rischiava di perdere di vista il messaggio più autentico del Vangelo: l'amore verso gli ultimi. Come scrive il cardinale Matteo Maria Zuppi, «una delle chiavi di lettura offerta da padre Enzo Fortunato sta nel modo in cui entrambi – il Santo e il papa – rispondono ai loro accusatori. O, come sarebbe meglio dire, il modo in cui non rispondono. Non si tratta di eludere il confronto, ma di ribaltare il piano e la logica dell'accusa. Questa, infatti, alimenterebbe soltanto l'odio e il rancore. La logica del cuore apre invece lo spazio a un altro modo di intendere la relazione umana».
Questo non è sicuramente un libro facile per il tema che tratta e il linguaggio usato, ma è comunque un testo che offre ottimi spunti di riflessione, sia per chi è credente, sia per chi non lo è. Come diceva Margherita Hack, che credente non era, se non si riesce a distinguere il bene dal male quella che manca è la sensibilità e non la religione. Lei, infatti non credeva fosse necessario avere una fede religiosa per avere una morale. 
Dunque questo libro, scritto dal francescano Enzo Fortunato, mette a confronto due grandissime figure del Cattolicesimo: Francesco il poverello di Assisi e Papa Francesco. Due personalità così simili a distanza di settecento anni che hanno tanto da insegnare in termini di fede, di misericordia, di umanità e che sono stati così tanto contestati al punto che, San Francesco fu processato tre volte e l’attuale Papa è molto criticato e addirittura disconosciuto da chi si ritiene depositario della verità della fede.  

La domanda che mi è sorta è come mai questi due personaggi sono così controversi. Innanzi tutto riscontro in loro caratteristiche comuni quali l’umiltà e la misericordia (sentimento di compassione attiva verso l’infelicità altrui solitamente promosso dall’inclinazione alla pietà e al perdono). Misericordia è una parola bellissima soprattutto quando non rimane solo una parola. Ricordo che ne parla anche Ritanna Armeni nel suo bellissimo Il secondo piano, senza la misericordia, infatti, quanti ebrei sarebbero stati accolti e nascosti durante la persecuzione nazifascista? I due Francesco non si permettono di criticare, “Chi sono io per dire che questo sia sbagliato?”, accolgono amorevolmente nel nome di Cristo chiunque si avvicini a loro con cuore sincero. E vengono per questo criticati molto duramente, da chi? Da chi ha paura di essere chiamato a sporcarsi le mani. Perché è molto più comodo lisciarsi le vesti e dire “Guardate come sono bello e bravo e com’è brutto e cattivo quello”. Francesco non aveva paura di abbracciare i lebbrosi e sorella povertà. 

Quando penso a lui e al Francesco di oggi vedo messaggi ricchi di amore e di vera Fede. E con Fede intendo quel credere in qualcosa di superiore all’uomo che ti porta ad amare il tuo prossimo e a viverlo con misericordia. È un sentire che va ben oltre il cattolicesimo o qualsiasi altra religione. È voglia di pace. Con sé stessi e con gli altri. È quello che non ti fa nemmeno pensare a far la guerra per un pezzo di terra o per sete di potere. 
Mi accorgo, rileggendo, di aver usato molte volte il concetto “accoglienza” e non intendo cercare sinonimi o perifrasi per esprimere quello che rispecchia in pieno la linea guida di questi due grandi uomini. Quello che se sollecitato oggi fa subito meritare il titolo di “buonista”, che, non si capisce il perché, è diventato per qualcuno il peggiore insulto da attribuire a chi la pensa in modo diverso dal proprio. Eppure anche San Filippo Neri, altro personaggio che praticava l’accoglienza, ai suoi ragazzi raccomandava “State buoni, se potete”. Quindi essere buoni non deve essere una cosa brutta. Quando mi definiscono buonista, personalmente, io ne sono orgogliosa. Meglio buonista che stronza.

Francesco d'Assisi invitava alla gioia. Credo che ritenesse irrispettoso nei confronti di Dio l’essere sempre accigliati. Io ritengo lo sia anche nei confronti di noi stessi. Vivere nel rancore, prigionieri della rabbia, sempre convinti che gli altri siano più fortunati di noi, ci rende persone davvero spiacevoli. In primis ci rende incapaci di riconoscere i meriti altrui e i demeriti nostri e poi rende la nostra vita simile a un roveto: spinosa per noi e per chi ci è vicino. Essere consapevoli di ciò che abbiamo più che di quello che ci manca e accogliere con gioia la nostra vita è il regalo più grande che possiamo fare a noi stessi. Francesco viveva nella gioia abbracciando sorella povertà, sorella malattia e persino sorella morte ed è un insegnamento meraviglioso.
Viviamo un periodo in cui la violenza impera: ragazzini delle medie escono di casa col coltello in tasca e non si fanno problemi a usarlo; la politica usa un linguaggio al quale la misericordia o la semplice empatia sono sconosciute; le guerre continuano ad arricchire i produttori di armi, che spesso ricoprono cariche politiche importanti, e poi ci meravigliamo che non si riesca a mettere in piedi una seria trattativa di pace che porti a risolvere i conflitti. Fino a che la pace non troverà alloggio nel cuore di ognuno, ritengo davvero difficile che possa regnare nel mondo. E questo ha a che fare con la sensibilità di ognuno. Per cui invito davvero a leggere con calma questo libro e a riflettere molto. Mettersi in discussione non è segno di debolezza, mai.
È un libro scritto bene con un linguaggio molto colto, i contenuti sono buoni e ben documentati, se devo trovare un difetto è che mi sarebbe piaciuto parlasse un pochino di più di Papa Francesco.
Assegno quattro belle stelle e vi auguro buona lettura.

Recensione di

2 commenti:

  1. Lettura interessante, complimenti per il coraggio; grazie per la recensione

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  2. Deve essere una lettura molto interessante, non è il mio genere ma mai dire mai ❤️❤️

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