venerdì 16 dicembre 2022

Recensione - "Baci all'inferno" di Ariana Harwicz


Titolo:
 Baci all'inferno
Autore: Ariana Harwicz
Genere: Thriller psicologici
Pagine: 208
Editore: Ponte alle Grazie
Data di uscita: 28 ottobre 2022

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L'oggetto che vi trovate tra le mani non è un semplice romanzo: è un'esperienza di lettura tra le più perturbanti che possiate fare oggi. Ma andiamo per ordine: "Baci all'inferno" comprende due romanzi brevi, "La debole di mente" e "Precoce", legati tra loro dal tema della relazione fra madre e figli. Nel primo, l'autrice ci conduce nei meandri di un rapporto quasi animale tra una madre e una figlia. Nel flusso di coscienza che riprende una forte tradizione europea femminile (da Virginia Woolf a Nathalie Sarraute) si innesta però con violenza una vena grottesca che richiama tanta grande letteratura latino-americana. Narrato in brevi scene, "La debole di mente" è costellato di emozioni estreme e corpi violati, da un'infanzia fragile a un finale tanto straordinario quanto imprevedibile. Al centro di "Precoce" è stavolta il rapporto tra madre e figlio: entrambi diseredati, nuovi poveri europei, la loro vita in comune è un rovesciamento totale dei ruoli familiari classici, che mette in questione il significato stesso e i presunti doveri della maternità. In uno stile disincarnato, spoglio di ogni ornamento e convulso come la vita stessa, "Precoce" ci racconta di come a volte l'inferno in cui viviamo sia causato dall'eccesso di amore.
Quando prima di iniziare un libro leggi nella quarta di copertina: “Un libro pericolosamente coinvolgente”, The Guardian; “Harwicz celebra l’erotismo e l’audacia con una intensità degna di Clarice Liapector”, The Times e “Harwicz ha una scrittura ricca di immagini di grande bellezza”, ElPais, inevitabilmente ti si creano delle aspettative importanti. Poi inizi a leggere. La prima frase mi ha colpita molto: 
“Non vengo da nessun posto”
È una frase che va oltre le parole. Una persona che si definisce in questo modo ritiene di non avere radici né legami. Una persona che non ha un posto in cui tornare. Mi viene da pensare che sia anche una persona in crisi esistenziale e molto sola o, almeno, con grosse difficoltà nella socializzazione. E da quello che ho capito ci avevo preso. Dico "da quello che ho capito" perché la lettura di questo libro è stata per me molto faticosa. Dopo le prime pagine pensavo che non ci fosse un filo conduttore nella storia. Mi sembravano le farneticazioni di una persona con gravi problemi psichici, o sotto l’effetto di qualche sostanza. Mi risultava particolarmente difficile capire quando i fatti descritti si stavano realmente verificando o erano frutto di sogni o desideri. Solo continuando a leggere, la storia si è più o meno delineata mostrando una relazione madre e figlia a dir poco malata che ruota attorno al sesso vissuto o immaginato. Questo nel primo racconto. Nel secondo i protagonisti sono una madre e il figlio legati da un rapporto molto forte ma non sano che vivono in un ambiente degradato. Entrambe le vicende si svolgono in ambienti degradati e di povertà.
Le parole che userei per descrivere entrambe le ambientazioni sono: disordine, sporcizia, buio, infestazioni di insetti, disagio.

Non ho nulla contro le frasi brevi ma in questo testo forse sono state oltre che brevi tronche. Se ci aggiungiamo un utilizzo della punteggiatura alla Cormac McCarthy il quale riteneva fosse preferibile non “bloccare la pagina con strani piccoli segni. Se scrivi correttamente, non dovresti fare uso della punteggiatura.”
Io ho trovato molto difficile, e faticoso, seguire dialoghi non correttamente segnalati. Magari è un mio limite, non lo escludo. Allo stesso tempo la medesima difficoltà l’ho provata per l’utilizzo abbondante di parole a sfondo sessuale molto esplicite. Per come sono io non ritengo questo libro una celebrazione dell’erotismo, anzi, in me ha provocato una certa avversità all’argomento. Ma ritengo che anche questo sia dovuto alla mia formazione. 
Una cosa che ho invece molto apprezzato è il modo in cui l’autrice ha espresso il dolore di una madre per la morte del figlio neonato (ma vi lascio il dubbio se il fatto sia realmente accaduto o se si tratti di una fantasia):
“E il lutto con le sue fasi, nessuna fase se non farsi esplodere in aperta campagna, e le viscere che schizzano ovunque.”
Credo che abbia saputo davvero concentrare in pochissime parole un dolore che dev’essere immenso.
Ho trovato comunque che il libro fosse scritto ed editato in modo estremamente corretto, mi è saltato agli occhi un unico refuso dovuto certamente ad un errore di battitura. Per questo e per avermi comunque saputo far comprendere le storie narrate nonostante le mie difficoltà, assegno 3 stelle e aspetto le vostre impressioni. Buona lettura.


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