lunedì 17 gennaio 2022

Recensione - "L'ultima a morire" di Cèsar Pèrez Gellida

Buon inizio di settimana! Finalmente da oggi anch'io riprendo l'attività lavorativa dopo le feste natalizie e ritorno al 100% alle mie abitudini quotidiane. Un po' di regolarità non guasta... e poi iniziavo ad annoiarmi, anche se adoro il dolce far nulla. Oggi Mariagrazia ci parla del suo ultimo libro letto, un thriller che è riuscito a tenerla in continua adrenalina... finalmente!
Titolo:
L'ultima a morire
Autore: Cèsar Pèrez Gellida
Genere: Thriller
Pagine: 552
Editore: Ponte alle Grazie
Data di uscita: 21 ottobre 2022

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Esiste il crimine perfetto? Se lo chiede anche l'ispettrice Sara Robles, mentre indaga sugli omicidi seguiti al clamoroso furto di un'opera d'arte dal Museo Nazionale di Scultura di Valladolid. Sulle tracce di una banda improvvisata di rapinatori - uno spietato sicario della mafia russa, un vendicativo clan gitano, e soprattutto un brillante falsario esperto di arti marziali dietro cui si profila una misteriosa eminenza grigia - la donna deve però districarsi anche dalle complicazioni sentimentali provocate da una incoercibile dipendenza sessuale e dal fantasma di un ex che non tarda a riapparire...
Da tempo non mi capitava di avere per le mani un romanzo così esaltante da non riuscire a smettere di leggere. né di giorno né di notte e proseguire per conoscerne il seguito. E’ un thriller, ma a differenza di altri, si è subito a conoscenza di chi uccide e come uccide l’assassino, a volte anche con una descrizione abbastanza forte. Un thriller quindi con dei componenti che danno il batticuore, spavento, paura ma si ha voglia di continuare per conoscere tutti i particolari. L’autore ci mette nella posizione come per dire: vuoi leggere il mio libro... ora vai avanti, con qualsiasi cosa tu possa incontrare... prosegui. La lettura è molto piacevole, chiara, anche se sono quasi 600 pagine che volano.
L’Ultima a morire è un romanzo che si svolge in Spagna, terra meravigliosa, esattamente a Valladolid e protagonista assoluta è Sara Robles, capo della squadra omicidi: personaggio eccentrico, intelligente, caparbio con una sua personale debolezza e da subito deve fare i conti, insieme a Sancho, il suo ex, con l’omicidio di una settantenne, trovata morta nel bagno dissanguata.
“L’ispettrice Robles esaminò la stanza mentre aggiornava il collega appena arrivato. Era privo di qualsiasi traccia di allegria, lo ascoltò mentre si infilava i guanti senza distogliere lo sguardo dal cadavere dell’anziana…..”.
Nello stesso istante qualcuno, scavando un tunnel, si stava avvicinando al sotterraneo, per sottrarre dal Museo Nazionale delle Sculture, una statuetta in legno di enorme valore.
Si trovano così, Sara e i suoi collaboratori, ad indagare oltre al furto, anche a due cadaveri lasciati in mezzo ai topi. Sanno che la mafia russa è padrona assoluta in questo campo, oltre ai furti d’arte, sono attivi anche con la droga e la prostituzione, coinvolgendo diversi paesi dell’area mediterranea.
“..Un tunnel ha sempre una via d’uscita. Quello che ci provoca ansia è non sapere dove finisca. E’ l’incertezza a spaventarci… e in più devi essere pronta ad accettare che quando uscirai, il paesaggio non sarà identico a quello che hai lasciato quando sei entrata…”
La rete dei personaggi implicati in questo thriller sono numerosi, tutti ben descritti e con caratteristiche particolari e molto marcate. 
I personaggi si muovono in sincronia, ad ognuno compete un ruolo, tutti diretti magistralmente dall’Ispettrice Sara Robles, competente, che dirige le indagini in maniera ineccepibile. Essendo un’appassionata di questo genere, ho letto voracemente il tutto, mi sembrava di essere sul luogo e le varie persone erano davanti ai miei occhi, anche con tutti i cadaveri disseminati qua e là,  con un grande ultimo colpo di scena finale. Gli avvenimenti di questo romanzo si susseguono a ritmo frenetico, senza lasciare pause e non si deve, anzi non si può, lasciare il romanzo in sospeso, niente pause... continuare e continuare perché è li che devi arrivare.

Ci sarebbe molto altro da dire ma lascio a voi il piacere della scoperta... spero solo di avervi trasmesso il mio entusiasmo per questo romanzo molto coinvolgente e ancora un grazie all’autore per avermi data la possibilità di visitare Villadolid, una città molto bella con tanti monumenti, cattedrali ed in particolare piazza Major, citata spesso nel libro. 

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