giovedì 18 febbraio 2021

Recensione "Donne che amano troppo" di Robin Norwood

I libri non servono solo per estraniarsi dal mondo reale e viaggiare per illimitate fantasie... i libri servono anche per aiutare se stessi e gli altri ad affrontare alcune situazioni che la vita ci impone. Situazioni che a volte non siamo in grado di capire e di conseguenza affrontare. Grazie a tanti testi di psicologia o "autoaiuto" possiamo capire se il mondo che ci circonda ci sta un po' stretto... 
Questi libri particolari piacciono molto a Monica ed oggi grazie al suo bellissimo articolo ci presenta "Donne che amano troppo", un testo molto interessante.
Titolo:
Donne che amano troppo
Autore: Robin Norwood
Genere: Saggio - Psicologia
Pagine: 300
Editore: Feltrinelli
Data di uscita: 25 settembre 2013 (62 riedizione)

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Perché amare diviene "amare troppo", e quando questo accade? Perché le donne a volte pur riconoscendo il loro partner come inadeguato o non disponibile non riescono a liberarsene? Mentre sperano o desiderano che lui cambi, di fatto si coinvolgono sempre più profondamente in un meccanismo di assuefazione. "Donne che amano troppo" offre una casistica nella quale sono lucidamente individuate le ragioni per cui molte donne si innamorano dell'uomo sbagliato e spendono inutilmente le loro energie per cambiarlo. Con simpatia e competenza professionale Robin Norwood indica un possibile itinerario verso la consapevolezza di se stessi e verso l'equilibrio dei sentimenti.
Mi interesso da diversi anni del tema “violenza di genere” e troppe volte mi sono sentita chiedere come mai queste donne sembrano andare a cercarsi a posta uomini dai quali non potrà venir loro niente di buono. Quasi fosse una scelta dettata da una stupidità purtroppo molto diffusa. Per questo motivo ho letto e leggo molti libri sull'argomento. Questo in particolare desideravo leggerlo da un po’ in quanto ne avevo trovato citazioni in diverse pubblicazioni. Non è un libro recente ma ritengo possa rivelarsi molto utile per donne che stanno acquisendo consapevolezza che nelle loro scelte c’è qualcosa che non va. 
Il linguaggio è estremamente semplice e la presentazione di molti casi clinici permette il confronto con esperienze simili alle proprie.

Ma cosa significa “Donne che amano troppo”? L’autrice lo dice nella prima riga del testo: “Quando essere innamorate significa soffrire, stiamo amando troppo”. 
La Norwood, che confessa di essere stata anche lei una donna che amava troppo, fa risalire questo continuo cercare relazioni insoddisfacenti all'essere cresciute in famiglie problematiche. In special modo, famiglie in cui c’era qualcuno che abusava di sostanze. Le bambine, che vivono queste drammatiche situazioni, non possono che sviluppare un forte senso di colpa e un bisogno ossessivo di farsi carico della felicità dei genitori e dei fratelli. Crescendo, questo farà loro sviluppare forti meccanismi di difesa noti come “negazione” e “rimozione”, che le renderà quasi inconsapevoli di agire spinte dall'esperienza passata, ed un assoluto bisogno di avere il controllo della vita loro e degli altri.
Questo le porterà a trovarsi di continuo invischiate in situazioni nelle quali si devono prodigare per aiutare chi hanno accanto. 
Una relazione così strutturata andrà sicuramente incontro ad una fine disastrosa che porterà ad un ulteriore crollo nella loro autostima, già molto bassa. Sono infatti consapevoli che i loro partner sono persone molto problematiche e si erano illuse di cambiarli con l’amore (come avevano sperato di fare coi genitori). Non essere amate nemmeno da loro le convince sempre di più che nessuno potrà mai farlo. E così il prossimo uomo di cui decideranno di prendersi cura sarà un esemplare ancora peggiore. 
Questo sentimento è molto forte in loro in quanto sono le prime a non volersi bene. Ma, spiega l’autrice, “nessuno può amarci abbastanza da renderci felici se non amiamo davvero noi stesse, perché quando nel nostro vuoto andiamo cercando l’amore, possiamo trovare solo altro vuoto."

Il segreto per uscire da questo circolo vizioso è l’accettazione, ovvero l’antitesi della negazione e del controllo nonché l’aspetto più profondo dell’amore. 
La felicità che si ritiene ci debba venire dall’altro quando riusciremo a cambiarlo e a curarlo dai suoi mali fisici o psichici (esercitando su di lui il controllo e la manipolazione) in realtà sarà raggiunta sviluppando la capacità di raggiungere una pace interiore anche di fronte a provocazioni e difficoltà. 
Ecco che, “quando una donna che ama troppo rinuncia alla sua crociata per cambiare il proprio uomo, lui è libero di valutare le conseguenze del suo comportamento e lei diventa libera di vivere la propria vita”. 
Lui sarà posto di fronte alle sue responsabilità e deciderà se affrontare o meno i suoi problemi. Lei costruirà, preferibilmente con l’aiuto di un gruppo di mutuo aiuto e di un terapeuta, una relazione con se stessa profonda e vera, che le permetterà di capire che la sua crescita personale e la sua realizzazione saranno le vere basi della sua felicità futura.  

Mi è piaciuta molto una frase che l’autrice rivolge alle donne “Coltivare voi stesse vi consente di crescere”. La trovo bellissima perché troppo spesso noi donne sacrifichiamo le nostre ambizioni e le cose che ci piacciono per aiutare i nostri compagni e i nostri figli a perseguire i propri obiettivi. Invece il modo migliore per essere di aiuto è quello di essere contente di sé e realizzare i propri obiettivi. 
Assegno 4 stelle a questo libro solo perché non è aggiornato agli ultimi studi in campo psicologico. Ne consiglio la lettura perché la consapevolezza che invita a perseguire dovrebbe essere il primo obiettivo di chiunque, e specialmente delle donne ancora troppo spesso educate a stare dietro ai grandi uomini.

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