Autore: Valentina Mira
Genere: Politica
Pagine: 256
Editore: SEM
Data di uscita: 12 gennaio 2024
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Questa storia comincia una sera d’inverno, il 7 gennaio 1978. Davanti a una sede del Movimento sociale nel quartiere dell’Appio Latino, a Roma, vengono uccisi a colpi d’arma da fuoco due attivisti di destra. Da quel momento, i morti di Acca Larentia diventano icone intoccabili del neofascismo italiano. Questa storia ricomincia il 30 aprile 1987, quando viene arrestato Mario Scrocca, un militante di estrema sinistra. Secondo gli inquirenti, Scrocca avrebbe fatto parte del commando che colpì ad Acca Larentia. Lo troveranno cadavere ventiquattro ore più tardi, impiccato in una cella di Regina Coeli. Ma troppe cose non tornano…
Questa storia senza fine ricomincia – una volta ancora – un pomeriggio di giugno del 2021. Due donne si incontrano sotto il cielo di Roma. Rossella ha sessant’anni ed è la vedova di Mario Scrocca. Valentina, di anni, ne ha trenta, è cresciuta dalle parti di Acca Larentia, in passato ha frequentato dei neofascisti e si porta dentro le cicatrici di quelle frequentazioni. Dalla stessa parte mi troverai è il racconto di un amore vissuto a mille nei giorni in cui tutto era ancora possibile e di una vita spezzata al tempo del disincanto collettivo prima di essere consegnata all’oblio. Con un rigore che non ammette sconti, Valentina Mira fa luce sul vittimismo osceno dei carnefici, demolendo retoriche, alibi, miti di quella destra che si è presa l’Italia.
La protagonista del romanzo si chiama Valentina, come l’autrice, e come lei è cresciuta in un quartiere a forte indicazione di destra. Avendo sempre respirato quell’aria per lei era quella la normalità. Anche le sue frequentazioni rientravano in quegli ambienti fino a un certo punto, però. La Valentina protagonista del romanzo un giorno non si riconosce più in quel mondo e volge lo sguardo altrove. La prima volta che quel sistema le ha creato disagio è stato quando, adolescente, si è trovata a passare da Acca Larentia durante la manifestazione in ricordo dei ragazzi ammazzati davanti alla sede del MSI:
“…tutta questa gente non è del quartiere. Sgrano gli occhi davanti a uno spettacolo tra il grottesco e il patetico. Ci sono uomini, molti. E ragazzi. E qualche vecchio. Ci sono perfino delle donne, pochissime. Sono tutti vestiti di nero, come a un funerale. Molte teste rasate e qualche bomber. Diversi giornalisti. Dalla croce celtica gigante in giù e tutt’intorno, il corteo marcia triste e solenne manco fosse una processione. Poi si arresta all’improvviso. Una voce maschile grida: “Camerati, aaattenti!”E lì scattano i saluti romani e il grido “Presente” come una voce sola.
La ragazzina si sente spaventata e incredula. Non le pare vero di vedere quella scena nel 2008. Perché una cosa è la commemorazione dei morti, un’altra è il modo. Quel modo. Credo che anche io mi sarei sentita alla stessa maniera della protagonista del romanzo se mi fossi trovata nella medesima situazione.
Rossella, la vedova di Mario ha scelto di cercare la verità senza piangersi addosso, in modo assolutamente dignitoso. Forse, proprio per questo, non la conoscerà mai. Questa però è stata la scelta che ha portato avanti per tutta la vita. Mira ha scelto di occuparsi di lei e di Mario invece che dei ragazzi ammazzati ad Acca Larentia. Questo non le è stato perdonato. È stata accusata di non trattare con pietà le vittime fasciste. A me non è sembrato. Lei ha fatto una scelta narrativa. Il romanzo, sosteneva Milan Kundera, è il luogo in cui è sospeso ogni giudizio morale. Affermava ancora Kundera:
“Sospendere il giudizio morale non costituisce l’immoralità del romanzo bensì la sua morale. Una morale che si contrappone alla inveterata pratica umana che consiste nel giudicare subito e di continuo tutto e tutti, nel giudicare prima di e senza aver capito”.Questo mi sembra sia accaduto con questo romanzo.
A me questo libro è piaciuto perché racconta e mostra le cose senza essere prolisso, senza autocelebrazioni. Si può essere o meno d’accordo con le opinioni dei protagonisti ma questo non toglie nulla alla bellezza e alla compostezza della narrazione. Credo che i riferimenti a fatti reali possano aiutare a comprendere quegli anni terribili in cui le armi parlavano, talora, più delle bocche. Personalmente mi ha spinta a fare altre letture e ricerche in rete per comprendere meglio alcuni fatti e questo per un libro è un ottimo risultato.
Io lo consiglio ma solo se si è in grado di “sospendere il giudizio”. Assegno quindi quattro belle stelle e vi auguro buona lettura.
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