mercoledì 2 aprile 2025

Recensione - "Se mi prendi per mano" di Bruno Maida

Titolo:
Se mi prendi per mano
Autore: Bruno Maida
Genere: Narrativa
Pagine: 241
Editore: Giralangolo
Data di uscita: 25 gennaio 2025

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È il 1943 e Alberto ha dieci anni. È cresciuto negli anni del fascismo e per lui Mussolini è il punto di riferimento: il duce non può sbagliare e fa solo il bene degli italiani. Perciò, se dal 1938 il regime ha discriminato lui e la sua famiglia, in quanto ebrei, deve esserci una ragione.
Alberto vive una vita tutto sommato serena nella grande casa dei nonni, che per lui sono la sua famiglia. La madre è morta in circostanze misteriose; il padre, Vittorio, si è chiuso in se stesso e non riesce a dedicare tempo e pensieri al figlio. Quando però il regime fascista decide che gli ebrei devono essere arrestati e mandati in campo di concentramento, Vittorio capisce che è venuto il momento di scappare dalla città dove abitano. I nonni, invece, decidono di restare.
Iniziano così, per padre e figlio, lunghi mesi in cui fuggono, si nascondono, temono in ogni momento di essere catturati. Incontrano anche molte persone generose che li aiutano. Prima di tutto una famiglia di contadini che li accoglie, poi i partigiani di una banda, che li proteggono e li portano fino al confine con la Svizzera. La lunga fuga, gli incontri e le esperienze fanno lentamente comprendere ad Alberto tutto il male del fascismo.
Ma sono soprattutto mesi in cui padre e figlio imparano a conoscersi, a sostenersi e a capire che, per salvarsi, devono prendersi per mano. Un romanzo di formazione che attraversa un tempo durante il quale Alberto sarà costretto a crescere velocemente, mettendo in discussione i valori trasmessi dal regime. Un tempo in cui però vivrà una grande avventura.

Ritrovare la penna di Bruno Maida è sempre una garanzia. Abbandonati i panni del saggista ha indossato, con un certo timore, quelli del romanziere ma, secondo me la prova è stata superata brillantemente.

È un romanzo di formazione che, proposto ai ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori, potrebbe aiutarli a comprendere come si formano le convinzioni nella mente delle persone, in particolare dei bambini, e come le esperienze di vita possano confermarle o modificarle anche radicalmente. Allo stesso tempo è una lettura molto piacevole anche per gli adulti.

Il protagonista è Alberto un ragazzino ebreo che nel 1943 ha 10 anni. Il nonno ha combattuto nella prima guerra mondiale e crede che Mussolini non potrà che mostrare gratitudine nei confronti di chi si è speso per la Patria. La maestra, a scuola, non fa che esaltare la forza e il coraggio del Duce e quindi il nostro piccolo Alberto matura l’idea che il regime fascista sia il meglio che si possa desiderare e soffre molto di non poter indossare la divisa da balilla. Vorrebbe davvero tanto partecipare al sabato fascista con la camicia nera e il fucile di legno. Sono molte le cose che, col passare del tempo, non riesce a spiegarsi: non può andare a scuola, i nonni non lo portano più al parco, nemmeno può scendere a giocare in cortile con gli altri bambini. Il suo mondo a un certo punto inizia e finisce con la relazione strettissima che si è creata con i nonni, specie dopo la morte della mamma. Il padre, infatti, si è chiuso in sé stesso e per Alberto rappresenta una figura fredda e distante. Succede però che un brutto giorno il bambino assiste ad una discussione tra il padre e i nonni. Forse è la prima volta che accade, almeno con toni così accesi. Vittorio, il padre, è un giornalista ed ha modo di conoscere gli eventi prima che passino il vaglio della censura. Ha capito che la sorte che spetta agli ebrei deportati in Germania non è quella che viene raccontata e vuole cercare di mettersi in salvo con la sua famiglia. I suoi genitori, però, non accettano di lasciare la loro casa, convinti che la loro età ed essere stati sudditi leali li proteggerà. Non è dato sapere se sarà davvero così.

Vittorio e Alberto lasciano, quindi, Torino diretti in campagna. Entrando in stazione stringe nella sua la mano del bambino passando davanti a dei soldati. Alberto capisce che il padre ne ha paura ma non ne comprende il motivo, nella sua testa sono i soldati che difendono la Patria, i suoi eroi. Quella stretta di mano, però, gli fa sentire, finalmente, che il padre è lì con lui perché gli vuole bene e che farà di tutto per proteggerlo.

Inizia a crearsi un legame tra padre e figlio che si consoliderà durante il periodo in cui si nasconderanno prima a casa della domestica che, in seguito alle leggi razziali, non aveva più potuto lavorare per la loro famiglia e poi presso una base di combattenti partigiani. Durante questi mesi Alberto ha modo di sentire opinioni molto diverse su Mussolini e sul fascismo. Inizialmente la prende molto male tanto da arrivare a proclamare a gran voce il suo essere fascista al padre e ai partigiani con cui stavano parlando. Con il passare del tempo le sue convinzioni lasceranno il posto a nuove consapevolezze.  Gli ultimi capitoli raccontano del viaggio che li vedrà raggiungere il confine con la Svizzera assieme ad altri ebrei. Improvvisamente il ritmo del racconto rallenta, o almeno io ho avuto questa impressione, e sembra che questo loro viaggio della speranza non abbia mai fine. Non sono riuscita a non pensare, mentre leggevo quelle pagine, al racconto dell’analoga fuga di Liliana Segre e di suo padre Alberto. Forse per questo ho provato molta ansia. Ovviamente, non ho alcuna intenzione di raccontare cosa succede al confine.

Riporto solo una considerazione che Alberto fa durante il cammino:

“…se una lezione l’avevo imparata in quei mesi era che dovevamo prenderci per mano, se volevamo farcela. Sempre”.

Il libro è scritto molto bene e strutturato in capitoli abbastanza brevi il che agevola la lettura che, pagina dopo pagina, cattura sempre di più. I riferimenti del giovane protagonista ai suoi fumetti preferiti mi hanno ricordato come l’autore nei suoi saggi ami riportare articoli dei quotidiani e filmografia dell’epoca. Per tutti questi motivi assegno a questo libro cinque belle stelle e vi auguro una buona lettura.


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