Autore: Ritanna Armeni
Genere: Storico
Pagine: 208
Editore: Ponte alle Grazie
Data di uscita: 14 gennaio 2025
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Il caso ha voluto che leggessi contemporaneamente questo
splendido libro e, l’altrettanto splendido, Tunnel 29. Poco meno di vent’anni
di differenza tra le due storie. Una ambientata in Germania e l’altra a Roma.
Due azioni volte a rivendicare la propria e altrui libertà agite con mezzi
diversi. Ma i protagonisti sono identici: giovani studenti universitari che non
accettano l’oppressore.
La storia di questo gruppo di ragazzi che a Roma combattono
contro l’occupante tedesco esce dai loro vissuti e dai loro pensieri nelle poco
più di due ore che Armeni ci racconta.
Io l’ho finito questa notte alle tre e sono ancora rintronata
dal sonno, ma non riuscivo a smettere di leggere. Sapevo quello che sarebbe
successo, ovviamente, ma la tensione creata dall’autrice tra romanzato e
passaggi storici, in corsivo, era tale che non ho potuto fermarmi prima di
arrivare in fondo.
È un atto spaventoso quello compiuto da quei ragazzi ma era
un atto di guerra e la guerra è spaventosa e brutale. È un fatto noto ma
volutamente trascurato perché gravato da un giudizio morale molto negativo.
Molte cose sono state dette su quel fatto. Armeni le segnala
come divulgate di proposito per mettere in cattiva luce l’operato dei Gap. Le
mette tutte in fila per bene.
Sapevano che ci sarebbe stata una reazione da parte dei
tedeschi. E quindi? Avrebbero dovuto non far nulla per questo timore?
Dovevano consegnarsi per evitare la morte dei 335 alle Fosse
Ardeatine. Peccato che di quella strage si seppe solo a cose fatte.
Si legge, si capisce e ci si forma un’idea dei fatti. Sono
profondamente contraria alla violenza ma prendo atto che la guerra è fatta di
atti violenti. E la guerra non nobilita l’uomo ma lo imbarbarisce.
Quello che avvenne in Via Rasella fu un atto partigiano
compiuto da un gruppo di giovani che avevano un’idea molto forte di libertà e
volevano far capire ai romani che valeva la pena di battersi. E che non
sarebbero stati soli a farlo, che non erano abbandonati alla mercé
dell’occupante.
Armeni sente forte l’esigenza di raccontare la Resistenza e
la capacità dei ragazzi che ne facevano parte, di vivere dei valori e di
metterli in pratica. Questi ragazzi non erano eroi né martiri. Avevano tutti
una grande paura di morire ma non erano disposti a vivere da occupati ma erano pronti
a rischiare la loro vita per la libertà del Paese.
Armeni ama raccontare delle singole persone che hanno fatto
la Storia e alla fine del libro ne conosceremo tutti i protagonisti. E sapremo dei
loro amori, perché l’amore di coppia viaggia sempre molto vicino alle grandi
rivoluzioni. Lo abbiamo visto anche in Tunnel 29.
Mi è piaciuto anche lo sguardo rivolto alle donne dall’autrice.
Donne che, magari, entrano nei Gap come “strumenti” per aiutare gli uomini ma
poi, concretamente, riescono ad arrivare a ruoli diversi. E le troviamo armate
e pure capaci di piazzare ordigni quanto i loro compagni.
È un libro che farei leggere ai miei figli? Sì. Certo. Perché
insegna che per avere la libertà, o qualunque altra cosa, bisogna darsi da
fare. Che nessuno ti regalerà mai nulla, specie in materia di diritti. Anzi,
ciò che abbiamo potrebbe esserci tolto. E per questo occorre non abbassare mai
la guardia.
Concludo ricordando quel che rispose Carla Capponi quando le
fu chiesto se si sarebbe consegnata ai tedeschi per salvare le vittime della
rappresaglia:
“Non presentarmi
avrebbe significato morire ogni giorno per tutto il resto della vita.
Mi sarei costituita
anche sapendo benissimo che i tedeschi non si sarebbero comportati da
gentiluomini, non si sarebbero certo accontentati di una sola vittima.
Avrebbero semplicemente ammazzato me insieme agli altri”.
Nonostante ciò Roma non è stata buona con Carla e il suo
compagno Sasà. Ma da me non saprete altro.
È un libro scritto ed editato bene che regala davvero tante
emozioni e merita 5 stelle.
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