lunedì 18 novembre 2024

Recensione - "Le furie di Venezia" di Fabiano Massimi

Titolo:
Le furie di Venezia
Autore: Fabiano Massimi
Genere: Giallo, Storico
Pagine: 400
Editore: Longanesi
Data di uscita: 20 agosto 2024

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Venezia, 1934. Mussolini e Hitler si incontrano per la prima volta in una piazza San Marco gremita di camicie nere. Tra la folla, anche l'ex commissario di polizia Siegfried Sauer e il suo compare Mutti, che hanno raggiunto la città lagunare per unirsi alla resistenza antifascista. La speranza è di creare un incidente che sventi il pericolo di un'alleanza tra Italia e Germania. Sauer e Mutti incappano però in un mistero di ben altra portata: nella notte, in gran segreto, Mussolini si inoltra in motoscafo nella laguna. I due riescono a seguirlo fino al largo di San Clemente, dove lo vedono attraccare a un pontile buio e poi entrare, accolto da un uomo in camice bianco, nell'edificio principale dell'isola. Un'ora più tardi, il Duce torna al motoscafo e riattraversa la laguna per rientrare ai suoi alloggi, visibilmente scosso. Sauer e Mutti decidono di indagare e scoprono che sull'isola c'è un manicomio femminile, e che lì è ospitata una paziente misteriosa di nome Ida Dalser. La sua storia ha dell'incredibile: la donna, infatti, sostiene di essere nientemeno che la prima e unica legittima moglie di Benito Mussolini... Chi è veramente Ida Dalser? Una folle? Una bugiarda? O una vittima in possesso di informazioni che metterebbero a rischio il Regime? Sauer e Mutti si renderanno ben presto conto che dietro Ida Dalser e le sue accuse inaudite c'è molto, molto di più. C'è l'inimmaginabile.
Non conoscevo questo autore ma credo che andrò a leggere altro di suo. Questo libro mi ha proprio catturata. Sarà che quel peculiare periodo storico mi interessa particolarmente, sarà che la storia di Ida Dalser non te la insegnano a scuola, mentre permetterebbe di capire molto del personaggio di Mussolini; o semplicemente sarà che è scritto davvero molto bene e altrettanto bene editato.
C’è un bel lavoro di ricerca, documentato dalla bibliografia, e poi c’è la parte romanzata. Entrambe molto interessanti e intriganti e intrecciate in maniera molto accattivante al punto da rendere difficile distinguerle.

La storia inizia a Venezia in una Piazza San Marco affollatissima dove quattro personaggi hanno un piano che subirà gli effetti di un gesto “scortese” di Mussolini nei confronti di Hitler. L’autore porta spesso esempi di comportamenti del Duce che denotavano il suo ritenersi al di sopra delle regole.
I nostri quattro verranno a scoprire qualcosa su di lui che, se reso pubblico si rivelerebbe molto scottante e deciderannono di voler approfondire la questione.
La faccenda diviene piuttosto movimentata e tiene con il fiato sospeso con spostamenti tra le varie isole di Venezia che viene descritta molto bene, tanto da trasportare il lettore per calli, campielli e canali.
Mi è davvero piaciuta la scelta di far raccontare la storia di Ida Dalser dalla stessa Dalser. Confesso di essermi molto emozionata. Come mi hanno fatto rabbrividire le cause di internamento in manicomio che emergono dal racconto, specialmente per quanto riguarda le donne.

Passano circa otto anni e ci troviamo a Milano. Anche in questo caso i luoghi vengono caratterizzati in maniera estremamente precisa. Ancora il racconto riguarda il manicomio e ancora ritroviamo eventi che riguardano la sfera personale di Mussolini che lui sta tentando inutilmente di nascondere, anzi, cancellare.
Si aggiungono nuovi personaggi che, per uno strano caso del destino, intrecceranno la loro vita con tre dei personaggi conosciuti a Venezia pur essendo di diversa appartenenza politica. Ci si trova di nuovo a vedere indagini molto movimentate, tradimenti supposti o effettivi più o meno gravi e ancora un personaggio misterioso raccontato dalle sue parole.
L’autore afferma di aver scritto un romanzo su questi temi perché, sull’argomento, un romanzo era quello che mancava e aggiunge:
“Il motivo è forse l’unica cosa che conosco con certezza, e mi rincuora sapere che si tratta di un motivo antico, antichissimo, primordiale. Da sempre ci raccontiamo storie per dire: <Anche questo è accaduto>.
Da sempre ci raccontiamo storie per dire: <Non lasciamo che accada mai più>”.
Su questo occorre fare una grande riflessione.
C’è un passaggio che mi ha particolarmente colpito: due persone, identificate solo come tassisti, che parlano di quel che sta accadendo nel 1942 sul fronte russo vengono sentite da uno dei protagonisti che nella sua mente esprime il suo parere sulla guerra.
“…quella non era una guerra di ragione, era una guerra di idee. Nessuna delle parti si sarebbe fermata prima di annullare e annullarsi… In ballo non c’era una vittoria, ma la vita, e l’unica alternativa era morire, morire tutti”.
Questa frase mi ha messo davvero i brividi. Non ho potuto non pensare che questa definizione calza benissimo anche alle guerre di cui parlano i telegiornali quotidianamente da qualche anno. Guerre che potrebbero espandersi chissà quanto.
Quando andavo alle superiori odiavo studiare storia perché pensavo che le persone non imparassero dai loro errori. Ora sto recuperando e mi appassionano i romanzi e i saggi storici ma, se mi guardo attorno, penso di averci visto giusto.
Comunque, al di là delle mie pare, vi consiglio questo libro, al quale assegno cinque belle stelle per avermi saputo tenere inchiodata a leggere e per la scrittura pulita e corretta che, unita a una giusta lunghezza dei capitoli, ha reso la lettura davvero piacevole, nonostante l’argomento.
Spero lo troverete altrettanto gradevole.


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