mercoledì 18 settembre 2024

Recensione - "La Venere di ghiaccio" di Ennio Masneri

Titolo:
 La Venere di ghiaccio
Autore: Ennio Masneri
Genere: Romanzo giallo
Pagine: 148
Editore: Golem Edizioni
Data di uscita: 31 maggio 2024

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Spiaggia isolata. Un bambino si allontana dai genitori, che discutono animatamente sotto l’ombrellone, e va in cerca di avventura. Scopre così per caso, ai piedi di un oleandro, il cadavere mutilato di una ragazzina: è priva di organi, mani, occhi e capelli; ha la pelle più bianca delle pietre che a stento la nascondono. La venere di ghiaccio – così viene chiamata dalla solita stampa sensazionalistica – ha però un sorriso enigmatico a illuminarle il viso, quasi a voler eludere la morte… Perri, chiamato con la sua squadra a indagare sull’accaduto, ne resta profondamente turbato. Da uomo, ancor prima che da commissario, sperimenterà la rabbia e la frustrazione miste all’orrore per un omicidio di un’efferatezza inaccettabile. Mentre le indagini stentano a decollare, tra continui depistaggi e veri e propri coup de théâtre del misterioso colpevole, decide quindi di accettare l’aiuto di un irrequieto ispettore francese: insieme scopriranno una verità scomoda, che affonda le sue radici in un substrato di rituali crudeli e superstizioni ataviche.

Poteva essere un crimine come tanti, di quelli che riempiono le pagine di cronaca dei quotidiani. Le atrocità subite da quel corpo, abbandonato vicino alla spiaggia, dove i vacanzieri giocano e ridono allegramente o, come i genitori del bambino che lo ritrova, litigano bellamente, lo rendono subito particolare. E quello strano sorriso su quel viso martoriato è davvero un grosso enigma. E qui l’autore è molto bravo a raccontare l’umanità degli uomini e delle donne delle forze dell’ordine che, per quanto abituati a vederne di ogni, non riescono a rimanere indifferenti di fronte a questa ragazzina massacrata con una brutalità assurda.

Non ne parlano, ma ognuno osserva negli occhi dei colleghi i segni lasciati dalla mancanza di sonno e dal tormento per le difficoltà incontrate nel risolvere il caso.

Questa è, forse la parte che più mi è piaciuta. Si dà troppo spesso per scontato che certi lavori facciano crescere il pelo sullo stomaco e si affrontino senza particolari emozioni ma non voglio credere sia possibile rimanere indifferenti a tutto.

Perri, il titolare delle indagini, non è un supereroe ma semplicemente un uomo e anche questa cosa mi piace. Non è il tutore dell’ordine senza macchia e senza paura, né il più forte di tutti. Anzi, capita anche che le prenda di santa ragione e che si trovi a mascherare il dolore delle botte e la necessità di ricorrere ad analgesici, ma questo non me lo ha fatto percepire debole, quanto umano. E a me l’umanità piace, non so se si era capito.

C’è anche il super poliziotto, perché fa figo e, tutto sommato ci sta anche bene. Anche in lui c’è, comunque, l’aspetto personale che coinvolge di più il lettore nella storia.

Le indagini imboccano spesso strade senza uscita, causando una notevole frustrazione nei tutori dell’ordine. Si ha l’impressione che ci sia una criminalità diffusa e assorbita nella società in modo così perfetto da rendere impossibile individuarla.

Lo sfruttamento della prostituzione, e in questo caso si tratta di ragazzine nord africane, è in mano ad africani, uomini e donne, con ruoli ben precisi che riescono a tenerle soggiogate minacciando di far male a loro o alle loro famiglie rimaste a casa. E quando non servono più si buttano via, come una lattina vuota: la si schiaccia e la si scalcia lontano dove gli occhi non la possono vedere.

Alla fine, però, i nostri eroi riescono a trovare il bandolo della matassa e a sgominare la banda. Ne esce una storia di superstizioni africane sulle persone albine. Ecco qui avrei voluto qualche parola in più perché l’argomento è davvero interessante, ma è un mio punto di vista, quello che viene scritto è sufficiente per spiegare i fatti.

Una volta assicurati alle patrie galere i colpevoli Perri riesce anche a spiegarsi il motivo per cui sulla bocca della ragazzina ritrovata cadavere era disegnato quel sorriso che tanto gli aveva turbato il sonno. O, almeno, a lui piace l’idea che se ne fa perché lo aiuta ad accettare e a elaborare quella morte assurda..

È un libro scritto bene, molto coinvolgente e la storia non è banale. In questo strano finale d’estate ci sta proprio bene anche a costo di iniziarlo sotto l’ombrellone e finirlo bevendo una cioccolata…

Assegno quattro stelle ed auguro una buona lettura. 


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